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Il “Del Piero svizzero”. Storia di un talento mancato: Davide Chiumiento

La storia di Davide Chiumiento è una favola senza lieto fine. Il fantasista svizzero, soprannominato il “nuovo Pinturicchio”, è finito presto nel dimenticatoio.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Non chiamateli campioni. Il nuovo Messi, un sinistro alla Maradona o altri paragoni di questo tipo, sono stati sempre destabilizzanti per qualunque calciatore. Giovani soprattutto, che hanno affidato al gioco del calcio, tutte le speranze di una vita intera. Fra sacrifici e dure battaglie, sono tanti però i talenti che non sono riusciti ad esplodere al meglio. Vuoi per un infortunio, per lo scarso impegno o semplicemente per sfortuna, sono tanti i giovani che avrebbero potuto recitare un ruolo da protagonista nel panorama calcistico professionale. Oggi, analizziamo uno dei grandi talenti scuola Juventus finito troppo presto nel dimenticatoio: Davide Chiumiento.

L’inizio di una favola

“Il nuovo Del Piero”, giusto per rimanere in temi di paragoni azzardati, è uno dei tanti rimpianti dei tifosi juventini che, paradossalmente, sono stati sempre colpiti dall’estro e dalle immense qualità tecniche del talento svizzero, classe 1984. Davide Chiumiento detto Dedè, un soprannome che fa tanto brasiliano com’è nello stile del giocatore, un imprendibile furetto dai raffinatissimi mezzi tecnici, è nato nel novembre 1984 nella Svizzera tedesca da genitori italiani. Il padre è di Benevento, e vive a Heiden, città in cui è nato, da quando ha quindici anni: qui conobbe sua madre, di origini catanesi.

Davide ha la doppia nazionalità, il suo sogno però è sempre stato quello di scendere in campo, un giorno, con la Nazionale italiana. Iniziò a giocare a cinque anni nella squadra del paese in cui nacque, a otto poi, il passaggio nel settore giovanile del San Gallo, società di calcio professionistica svizzera, dove arrivò fino a vestire la maglia della formazione Under 14.

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La chiamata della Juventus

Dopo le buone prove viste in campo in Svizzera, alcuni osservatori della Juventus lo notarono, e decisero di puntare su quel giovane talento. Il corteggiamento della Vecchia Signora fu concreto, aveva posato fin da subito gli occhi su uno dei più promettenti talenti del piccolo stato al di là delle Alpi. In concomitanza con il primo anno delle scuole superiori, Chiumiento sottoscrisse un accordo di cinque anni con la società bianconera, e si trasferì da solo a Torino. Il primo anno visse nel pensionato di Corso San Maurizio, poi fu spostato nell’hotel, dalle parti del vecchio stadio che ospita ancora oggi molti ragazzi del vivaio, per poi dividere, per una stagione, un appartamento con Clemente (altro talento mancato).

Fino a scegliere poi di andare a vivere in perfetta solitudine in una bella mansarda di Via Tunisi. Molto legato a suo fratello, che ha due anni più di lui, Chiumiento non perdeva occasione, compatibilmente con gli impegni calcistici, di tornare in Svizzera per andare a salutare la famiglia e i vecchi amici. Per quanto riguarda la scuola invece, dopo la terza superiore non aveva più avuto voglia di studiare, e decise di concentrarsi solo sul calcio.

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I numeri con la maglia della Vecchia Signora

Insieme a lui, della “colonia svizzera”, nella Primavera della Juventus, giunsero anche il terzino e mediano Fumasoli, finito poi tra i dilettanti in Italia dopo qualche stagione al Pizzighettone e l’interno dai piedi buoni Clemente, presto spentosi alla prova del professionismo. Chiumiento però, divenne nel giro di un paio di stagioni, il vero “uomo in più” a livello giovanile, non solo considerando il vivaio bianconero, ma pure rapportandosi all’intero panorama nazionale. Già decisivo, pur partendo dalla panchina, sostituendo un altro grandissimo talento juventino che non ha fatto la carriera che gli si auspicava: Luca Scicchitano, in una finale del Viareggio, con un gol nel recupero che fece vincere la Coppa Carnevale alla sua squadra, l’anno successivo fece addirittura meglio, rivelandosi completamente e vincendo quasi da solo l’intera manifestazione.

Una squadra, che poteva contare su Mirante, Gastaldello, Konko, Boudianski, Paro e alcune clamorose meteore come ad esempio il bomber Benjamin. Ma, come detto, lui era il migliore, capace di gesti tecnici che davvero in casa Juve non si vedevano dai tempi di Pinturicchio. Un talento che la Juventus aveva intenzione di far esordire presto in prima squadra.

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L’esordio con i campioni della Prima Squadra

Il nome di Chiumiento era ormai sulla bocca di tutti. Per tutti, era già nata una stella, senza troppi giri di parole, anche le prime pagine dei giornali sportivi, citavano spesso il suo nome. E così, nel giro di pochi giorni, realizzò il doppio colpo: esordio in serie A, nel 2004, nella vittoria, 3-0, contro il fanalino di coda, Ancona. Ma non finisce qui. Il talento di Davide doveva essere messo in mostra anche in Europa, in Champions League, dove esordì contro il Deportivo La Coruna.

Era già nata una stella? Lo credevano in tanti, anche alla casa madre torinese, se è vero che la prima vera esperienza che fanno fare al loro golden boy è in una squadra di media levatura della massima serie: il Siena. Chiumiento, in Toscana, segnò solamente una rete, contro il Messina, nel febbraio del 2005, quella che fu l’unica in tabellino in serie A, in 14 presenze. Non chiamiamolo flop, ma sicuramente, in Italia, fare bene da protagonista a 19 anni, specie 10 anni fa, era praticamente impossibile.

Giramondo senza una meta

Scottati da quell’esperienza al Siena, la dirigenza della Juventus, decise di lasciarlo in prestito per l’anno successivo in Ligue 1, al Le Mans, contrassegnata da 18 presenze e una sola rete, così come nella stagione successiva, quando fece ritorno in Svizzera, allo Young Boys. Chiumiento tardò ad esplodere in un primo momento, ma il Lucerna decise comunque di fare un importante investimento su di lui. Behrami, Liechtsteiner, Barnetta, Vonhlanten e tanti altri, sono alcuni dei talenti svizzeri che nel frattempo si stavano facendo strada, ma lui, inizialmente, rifiutò le avances della propria rappresentativa, confidando ancora nella convocazione in maglia azzurra. Al Lucerna, comunque, anche se ormai quasi nessuno parlava più di lui, pian piano riuscì ad imporsi, totalizzando dal 2007 al 2010 ben 88 presenze e 17 reti.

Quasi “rassegnato”, accettò la convocazione della nazionale svizzera. Nel febbraio del 2010, il commissario tecnico della Nazionale maggiore, Ottmar Hitzfeld, lo convocò per la prima volta in occasione della partita amichevole del 3 marzo contro l'Uruguay a San Gallo. Clamorosamente, a 26 anni, decise di “emigrare” in Canada, in una matricola assoluta per la Major Soccer League, gli Whitecaps. Famoso in quegli anni, un suo gol che girerà a lungo su YouTube, che però non gli bastò per rientrare nuovamente nei radar importanti. Tornò in Svizzera allo Zurigo, dove dal 2012 continua a giocare e con cui ha un contratto in scadenza il prossimo giugno del 2017. Una stella fatta spegnere troppo presto, abbagliata, forse, dai grandi paragoni degli anni precedenti.

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