Il crac Parma e la crisi del calcio italiano
“Abbiamo dimostrato che non siamo noi a falsare il campionato, è il sistema calcio a falsarlo. Il caso Parma ha mostrato lacune nel sistema dei controlli, abbiamo bisogno della voce di tutti per rispettare e cambiare le norme. Bisogna evitare nuove brutte figure, anche se in Serie A ci sono squadre messe peggio del Parma ma forse si fa finta di non vedere". Accuse pesanti, quelle di Alessandro Lucarelli a Sky, dopo il ritorno in campo dei gialloblù e le promesse della Lega e della federazione di aiutare la squadra ad arrivare alla fine del campionato. Si parla di 5 milioni, anche se per arrivare a fine stagione, ed evitare eventuali azioni legali di Sky e Mediaset, potrebbe servire il doppio. Il disastro, però, non era certo imprevedibile. Tra il 2007 e il 2014, i debiti lordi della società sono cresciuti del 1200%, si sono più che decuplicati, passando da 16 a 197 milioni. Nell'ultima stagione è salita anche l'esposizione verso le banche e il fisco (16,7 milioni) a fronte di un aumento dei costi per gli stipendi da 43,5 a 52 milioni. Costi che le plusvalenze non hanno coperto. Tuttavia, le parole di Lucarelli sollevano il velo di Maya sulla crisi del sistema calcio in Italia. Nel 2014 i debiti bancari complessivi delle società di serie A hanno superato il miliardo di euro (1056 milioni), cme si legge nell'analisi di Marco Iaria sulla Gazzetta dello Sport, dodici squadre su venti hanno chiuso in rosso, soprattutto per i costi legati agli ingaggi dei giocatori e dello staff. E soprattutto, in Italia quasi il 58% del fatturato complessivo (1016 milioni) arriva dai diritti tv, e solo l'11% dal botteghino. Senza gli stadi di proprietà e i tetti alle rose, la serie A è destinata a morire.
I bilanci 2013-14 delle squadre attualmente in serie A
Napoli, i più virtuosi – Nel 2014, il Napoli ha chiuso l'ottavo anno di fila con i bilanci in utile, e il primato di squadra più virtuosa della serie A (+20,2 milioni). I quasi 70 milioni generati dalla plusvalenza per la cessione di Cavani hanno permesso di far salire gli ingaggi del 33%, da 64,6 a 83,6 milioni. Hanno pesato, e molto, i 40 milioni di incassi della Champions, che quest'anno però verranno a mancare. Dall'Europa League, per il percorso compiuto finora, il Napoli raccoglierà solo poco più di tre milioni: 1,3 milioni di premio partecipazione, 400 mila euro per il primo posto nel girone, 800 mila per le quattro vittorie, 100 mila il pareggio, 200 mila per la qualificazione ai sedicesimi, altri 350 mila per l’accesso agli ottavi.
Lazio e Roma, bilanci diversi– Nonostante la riduzione del fatturato (-23,3 milioni), legata soprattutto alla mancata partecipazione in Europa League, il bilancio della Lazio nel 2014 è tornato in utile, di 7 milioni, grazie alla riduzione dei costi e alle plusvalenze che da sole hanno coperto i 23 milioni di introiti di differenza. La Roma, che ha ottenuto a dicembre l'approvazione del Comune per la costruzione del nuovo stadio e negoziato a febbraio un prestito di 200 milioni con Goldman Sachs, ha chiuso il bilancio 2013-14 con un disavanzo di 38,8 milioni, ma è in positivo per 8,6 milioni al termine del primo semestre dell'esercizio 2014-2015: la partecipazione alla Champions League, e ora all'Europa League, frutta oltre 11 milioni di premi Uefa e porta i ricavi di esercizio a 107 milioni di euro, poco meno di 50 milioni in più dello stesso periodo del 2013-2014. Raddoppiano anche i diritti tv e di immagine (62,5), e triplicano addirittura gli introiti da abbonamenti e vendita di biglietti (da 11 a 30,4 milioni). Non aumentano però i proventi pubblicitari mentre le sponsorizzazioni scendono da 6 a 2,5 milioni.
Juve, bianconeri in rosso – Dopo aver chiuso il 2013-2014 con il record di ricavi (280,4 milioni), il club ha chiuso la prima semestrale 2014-15 in rosso per 6,7 milioni, ma la Champions già frutta da sola quasi 60 milioni. Il CdA bianconero, che lo scorso 23 gennaio ha Il 23 gennaio 2015 ha ottenuto una linea di credito da 50 milioni dalla Exor, la holding presieduta da John Elkann, da utilizzare entro il 31 dicembre, ha indicato l'unica strada possibile per mantenere successi e conti in ordine. Dal 2011, l'anno nero dei 95,4 milioni di debiti, il piano di rilancio di Andrea Agnelli si è mosso su piani diversi: lo stadio, l'area della Continassa dove sorgerà la nuova sede, il progetto dell'hotel Juventus, la valorizzazione del marchio e la capitalizzazione delle operazioni di scouting, che nel 2013-14 hanno portato in bilancio plusvalenze per oltre 35 milioni. Tuttavia, anche i 280 milioni di ricavi appaiono poca poca cosa rispetto ai 550 del Real Madrid, ai 477 del Barcellona o ai 541 del Manchester United, che come i bianconeri ha stipulato un contratto decennale di sponsorizzazione con Adidas, a cifre però praticamente doppie: una misura eloquente della diversità di appeal tra la Premier League e la serie A.
Milan e Inter, deficit enorme – Anche a Milano, il colore che domina è il rosso. Negli ultimi due anni, la spending review ha ridotto le perdite al Milan tagliando gli stipendi del 27%. Ma senza la Champions, il bilancio al 31 dicembre 2014, che sarà approvato solo ad aprile, chiuderà con un debito stimato sui 50 milioni, che sarebbe risultato anche più pesante senza le due linee di credito da quasi 100 milioni garantite dalle banche. Anche per questo, Berlusconi ha accettato di cedere il 30% del club al thailandese Bee Taechaubol: si tratterebbe di un accordo da 250 milioni di euro che potrebbe portare il nuovo socio in società già prima dell'estate, con i lavori per il nuovo stadio ancora da cominciare. Il Milan, dunque, potrebbe passare in mani asiatiche, e seguire la strada dell'Inter di Thohir, che però ha davanti una mission impossible: il rosso nella stagione del cambio di proprietà ammonta a oltre 102 milioni, con uscite per 265. Nel bilancio al 30 giugno 2014, l'Inter ha approvato un piano di ristrutturazione del debito, che prevede un prestito da 230 milioni da Goldman Sachs International e Unicredit e la creazione di una nuova società, “Inter Media and Communication Srl”. Dall'anno prossimo, il club dovrà pagare 12 milioni l'anno, con una maxi-rata finale da 184 milioni entro il 30 giugno 2019. Sullo sfondo, rimane il rischio di sanzioni Uefa, soprattutto in caso di mancata qualificazione alla Champions, che porterebbe nelle casse della società 50 milioni grazie al nuovo accordo per i diritti tv con Mediaset. Senza questi introiti, con l'obbligo di riscatto per Shaqiri e i 30 milioni in uscita per la presenza a libro paga di Mancini e Mazzarri, Thohir potrebbe essere costretto a vendere almeno uno dei “gioielli di famiglia”.
Fiorentina – Non ha la sede su Ponte Vecchio, ma vendere gioielli è il vero tratto distintivo della Fiorentina dei Della Valle, che ha chiuso in utile gli ultimi due esercizi approvati (2012 e 2013), ed è tornata a vendere a gennaio (Cuadrado).
I rossi di Genova – Dopo le esagerazioni di mercato degli ultimi anni, la crisi della Fingiochi ha convinto Preziosi a ridurre ingaggi e acquisti sul mercato (-20% di spese per il personale nel secondo semestre 2013) e a cedere il marchio per 27,5 milioni. Ancora peggiore la situazione della Sampdoria prima della cessione a Ferrero: al 31 dicembre 2013 il costo del personale superava l'intero fatturato della società, con un rosso da 13,4 milioni. Ma quest'anno i risultati economici e sportivi sono in evidente miglioramento.
In provincia i conti tornano – L'Atalanta ha chiuso al 31 dicembre 2013 appena in utile (10 mila euro) grazie ai quasi 13 milioni di plusvalenze e ai 2,2 milioni versati dal patron Percassi. L'ultima stagione di Cellino da presidente del Cagliari è invece appena in perdita (-437 mila euro), contenuta dai 6 milioni di indennizzo Infront per il recesso dal contratto commerciale, e il rapporto stipendi/fatturato sotto il 60%. Anche a Torino gli ingaggi restano sotto il livello di guardia, e Cairo nel 2013 ha festeggiato il suo primo bilancio in utile nel calcio, spinto dalla plusvalenza per la cessione di Ogbonna. La partenza di Cerci e Immobile la scorsa estate, e il buonissimo percorso in Europa League, porteranno quasi certamente in attivo anche il bilancio 2014. In rosso, invece, per la prima volta dopo tre anni, l'esercizio 2013-14 dell'Udinese (-12 milioni). A Sassuolo, infine, ci pensa Giorgio Squinzi, che nel 2013 ha versato 15,5 milioni per apporre il marchio Mapei sulle maglie sullo stadio, e l'anno scorso ha aggiunto 9,5 milioni per ripianare le perdite.
Conti in ordine a Verona – Bilanci sani anche a Verona. Nonostante un fatturato sotto i 50 milioni, e quasi 17 di plusvalenze in meno rispetto al 2013 (solo la cessione di Thereau ha fatto guadagnare più di un milione), il Chievo ha chiuso il 2014 con poco più di 300 mila euro di utili. Il primo anno in serie A della gestione Setti ha fatto impennare i ricavi dell'Hellas, 42,7 milioni totali, 22,8 solo dai diritti televisivi, rispetto ai 746 mila guadagnati in serie B. Insieme ai 9 milioni di plusvalenza per la cessione di Jorginho al Napoli, il Verona ha completato il 2014 con un utile netto superiore ai 5 milioni.