Il contratto di Cavani è un ‘tatuaggio’ sul pisello

"Se Cavani firma un contratto a 1,3 milioni e coi premi arriva a 2 e poi mi rompe i coglioni e io gliene do addirittura 3 l’altro anno. Poi non gli bastano e lo accontento ancora. Mi rompe di nuovo i coglioni e me ne chiede 7, io dico basta. E quindi, nell’ipotesi peggiore, Cavani rimane qua perché io lo lascio in panchina a macerare". Nel ritiro del Napoli a Dimaro così vaticinò De Laurentiis, che dal palcoscenico d'un teatro arringava la folla alla sua maniera. L'uomo solo al comando parlava al suo popolo senza fronzoli, né giri di parole. Poche settimane prima, davanti alle telecamere, aveva rimbrottato un giornalista troppo curioso e impudente perché – a suo dire – gli faceva domande indiscrete sulle cifre del rinnovo contrattuale del Matador. "State sempre a parlare di soldi, non sapete fare altro" e minacciò di mettergli le mani addosso. Bilancio in ordine, investimenti oculati, cessioni succulente (Lavezzi), saldo in attivo grazie anche agli incassi della Champions, nonostante la congiuntura economica negativa: quanto basta per rinfocolare il sacro fuoco del fair play finanziario e mettere un freno all'avidità di procuratori e giocatori. "Noi dobbiamo insegnare a questi ragazzi che a Napoli non si viene per soldi ma per amore della maglia – aggiunse De Laurentiis -. Se faccio guadagnare 3 milioni netti al giocatore, ovvero 6 milioni lordi, ovvero 500.000 euro al mese ma di che cazzo parliamo? Io non faccio di mestiere il moralizzatore ma a volte me li guardo negli occhi e dico: Fatte un altro tatuaggio sul pisello se hai spazio". A giudicare dai 5 milioni d'euro a stagione, dai 63 della clausola rescissoria fissati per blindare l'accordo fino al 2017 con Cavani, dai 70 che ora pretende per lasciarlo partire, dal fatto che il Matador – pare – gliene abbia chiesti 7 (come il numero di maglia che indossa, come i peccati capitali, perché ‘settimo, non rubare' e il suo talento, ora, vale '70 volte 7′) e che a Mazzarri venga proposto un rinnovo come se avesse vinto lo scudetto vediamo se il patron resisterà oppure cadrà in tentazione, ma solo per ‘amor di patria'. Perché vuole un Napoli giovane, forte e tosto. Perché l'affare è veramente grosso. E c'è abbastanza spazio per tatuarci sopra pure la firma. Poi dicono che le dimensioni non contano. E ognuno ha le proporzioni che merita. A parole.