Il ‘clan’ dei brasiliani nel Psg. E Cavani guida la fronda anti Neymar
A giudicare dagli spifferi che filtrano dallo spogliatoio del Paris Saint-Germain, il prossimo allenatore – perché Emery è destinato all'addio a fine stagione – dovrà avere una caratteristica molto particolare: essere un fine diplomatico, di quelli che mandi nelle zone calde del Paese per mediare, cucire, mettere pace e trovare interessi comuni, trovare unità pur serbando le peculiarità/differenze dei protagonisti. Lo scenario tratteggiato dal giornale brasiliano ‘Globoesporte' restituisce alle cronache sportive una squadra difficile da gestire e soprattutto frammentata.
La ‘geografia' di uno spogliatoio frammentato. Ad accendere i riflettori sulla vicenda erano state le parole di Dani Alves che, dopo l'eliminazione dalla Champions per mano del Real Madrid, aveva utilizzato il termine ‘connessione' per spiegare quel che in gergo viene definita ‘chimica di squadra', qualcosa che va oltre la compattezza tattica e dà un'anima all'interpretazione degli schemi. Ed è da questa lacuna – che nessuno stipendio profumato potrà colmare – che parte l'analisi individuando addirittura ben 5 fazioni all'interno della squadra. Metterle tutte assieme (e sperare che convivano) va oltre il compito di trovare la quadra in campo.
Quali sono le diverse correnti? Si parte dal ‘clan di Neymar' o della cosiddetta cerchia dei brasiliani di cui fanno parte Dani Alves, Thiago Silva, Marquinhos e Trapp ‘influenzato' dalla modella verde-oro Izabel Goulart. Poi c'è la fazione opposta che vede in Cavani il capofila, sostenuto dagli argentini Di Maria, Pastore e Lo Celso da quando ci fu il braccio di ferro per la vicenda del rigore conteso all'ex Barça. Quanto ai francesi, essendo la maggioranza (13 su 25 della rosa) vanno un po' per conto loro e conservano la ‘maggioranza relativa' grazie anche alle posizioni di peso di Mbappé, Rabiot e Areola e Lass Diarra.
A questi 3 gruppi si aggiungono altri due profili. Si tratta di situazioni minoritarie e più individualiste: da un lato Thiago Motta – al quale viene riconosciuta anzianità di spogliatoio – e dall'altro Draxler, poco avvezze alle vicende di spogliatoio e concentrato sul lavoro; poi c'è Verratti che sembra andare d'accordo con tutti.