Il City si rivolge al TAS: guerra all’UEFA per restare in Champions e tenersi Guardiola
Oramai è guerra aperta tra il Manchester City e l'UEFA con il club inglese che ha annunciato una battaglia ad oltranza per evitare l'esclusione alla prossima Champions League, decisione assunta dal massimo organismo europeo per aver ripetutamente non rispettato i paletti del fair play finanziario. Soprattutto dopo la decisione di non decidere assunta nei confronti di un'altra società (il Milan) che avrebbe dovuto ricevere sanzioni immediate, il City non ammette la linea dura ad intermittenza.
Il Manchester City ha dato cpsì il via a una sfida legale per bloccare il perseguimento da parte della UEFA di un divieto di partecipazione alla prossima Champions League. La società non contesta la violazione dei regolamenti di spesa ma l'intransigenza che l'UEFA vorrebbe dimostrare nei confronti del club nel giorno in cui la UEFA stessa non si è espressa sulla situazione del Milan.
Il ricorso al TAS
L'Associated Press ha reso noto che i funzionari del club hanno chiesto al TAS di respingere il caso e il procedimento stesso in atto. Dunque, la società non arretra di un passo e continua sulla linea che aveva assunto già da tempo, preparando la prossima stagione come se non vi fosse impedimento alcuno, investendo, programmando e di certo non svendendo i suoi pezzi pregiati, in primis Guardiola.
Perché Guardiola non si muoverà da Manchester
Proprio il tecnico catalano era stato al centro di speculazioni legate proprio alle possibili sanzioni UEFA nei confronti della società inglese a tal punto di vederlo proiettato in ottica Juventus per il dopo Allegri. Un tentativo reale c'è anche stato, con un contatto tra le parti e un abbozzo di proposta per pagare l'enorme ingaggio di Guardiola. Ma alla fine il City ha fatto muro tenendo il catalano che non si muoverà da Manchester.
L'accusa nei confronti del City: il giro di sponsor dello sceicco
Tutto nasce dalle rivelazioni di ‘Football Leaks', documenti resi noti dai quali si evincerebbe un complicatissimo gioco pubblicitario che ha permesso dunque alla società di Mansour bin Zayed Al Nahyan, sceicco di Abu Dhabi, di creare la fortissima realtà del City. Secondo alcune ricostruzioni attendibili, dunque, il confronto City-UEFA masce da “una distorsione dei principi della concorrenza, contratti di sponsorizzazione che costituiscono una via surrettizia per il flusso di denaro da Abu Dhabi nel club”.
Il ‘caso' Mancini: allenatore con due contratti
Un ingarbugliato sistema di cessione dei diritti d’immagine avrebbe permesso al proprietario sceicco di generare entrate aggiuntive di una certa importanza in modo tale da prendere una grande boccata d’ossigeno in termini di Fair Play. Sotto l'occhio del ciclone, ad esempio, la gestione Roberto Mancini (che portò il titolo al Manchester): nell’estate 2009 l’attuale c.t. Azzurro firmò due contratti: uno da 1.45 milioni di sterline con la squadra di Premier, l’altro da 1.75 milioni di sterline da consulente per il Club sportivo e culturale Al Jazira nella Lega del Golfo Arabico.
Perché la non decisione sul Milan è un precedente vincente (per i club)
La scelta del City è però a questo punto legittimata dall'atteggiamento avuto dall'UEFA per un'altra società finita sotto il controllo finanziario, il Milan. L'UEFA ha ufficializzato di sospendere, almeno per il momento, il giudizio sulla società rossonera dopo lunghi colloqui con il neo ad Gazidis, per lo sforamento dei parametri del FFP nell’ultimo triennio, in attesa del pronunciamento del TAS sul precedente ricorso rossonero. Una sorta di "non decisione" che porterebbe alla fine ad una sanzione unica, più blanda (anche il Milan rischiava l'esclusione dalle coppe).