Il Chelsea torna a vincere in Champions e i tifosi inneggiano a Mourinho

Un Josè Mourinho felice e commosso non si vede tutti i giorni. Anzi, sportivamente parlando sono state pochissime le occasioni in cui lo Special One si è mostrato al pubblico lontano dal suo apparire sempre burbero e sopra le righe. Una su tutte l'abbraccio a Marco Materazzi nella notte di Madrid, quella del Triplete ma soprattutto dell'addio del tecnico dall'Inter per andare al Real. E poi, il 2013 quando nella sfida contro l'Hull, tutto Stamford Bridge si alzò in piedi a salutare il ritorno dell' "Happy One" tornato a ‘casa' per la seconda volta. Infine, mercoledì sera in Champions, contro la Dinamo Kiev dove il Chelsea – e Mou – si giocavano tutto.
Proprio contro i russi è arrivata una vittoria fondamentale per il proseguo possibile del Chelsea in Champions, competizione cui da sempre Mourinho è legatissimo. Un successo arrivato in extremis nei minuti finali, grazie ad una punizione di William dopo 90 minuti combattuti come ultimamente il Chelsea è ridotto a fare: giocando male, sprecando, subendo, difendendosi. Ma la vittoria contro la Dinamo Mourinho non la dimenticherà perché è stata l'occasione in cui il pubblico, il ‘suo' pubblico lo ha omaggiato, applaudendolo e cantando cori a lui dedicati. Dimostrando che nonostante tutto, malgrado tutto lui è e resterà sempre lo Special One.
Una serata particolare che anche in conferenza stampa ne riporta l'eco. Perchè Mourinho non si nasconde in un no comment per un periodo in cui su di lui e contro di lui si è detto di tutto, ma racconta le proprie emozioni come spesso non accade. Ringraziando il pubblico, i tifosi che gli confermano fiducia incodizionata e che lui ricambia: "L'accoglienza di stasera supera anche quella che ho ricevuto nel 2013, prima della gara contro l'Hull Cityche segnava il mio secondo esordio al Chelsea. Facile andare in giro a festeggiare quando le cose vanno bene e la squadra sfila sul bus scoperto… I nostri tifosi ci stanno vicini nella buona e nella cattiva sorte, è una cosa bellissima".
E poi, il pensiero ai più piccoli, i tifosi del domani, che amano la propria squadra, la tifano e ci restano male quando va male subendo le angherie e le beffe dei compagni. Anche per loro, soprattutto per loro, il pensiero di Mou corre leggero: "Per un bambino di 10-12 anni è facile andare a scuola con la maglia della squadra quando vinciamo sempre ma al contrario non è semplice farlo quando perdiamo sempre. Perché sarà preso in giro dai bambini che tifano club che in quel momento stanno vincendo".