Il 4-3-3 e Nainggolan mezzala: come cambierà la Roma con Di Francesco
Il 4-3-3 come base ma non come dogma. La verticalità come filosofia, la palla come centro di gravità permanente. Porta principi chiari e visione di lungo periodo Di Francesco da Sassuolo alla Roma. Il suo calcio, raccontava l'anno scorso alla Gazzetta dello Sport, “è palla in verticale, scarico, attacco alla profondità. Lo dico sempre ai ragazzi: due passaggi orizzontali sono già troppi. Poi, il gioco senza palla è importante: il calcio è tempo e spazi. Quei movimenti nei miei allenamenti si ripetono continuamente, la ripetitività è fondamentale”.
La vera novità: Nainggolan mezzala
La chiave per far funzionare il 4-3-3 rimane l'integrazione dei tre uomini di centrocampo. Con l'addio al campo di Totti, De Rossi eredita la fascia di capitano e il ruolo di leader. Regista arretrato, esalterà il suo compito di cucitore del gioco. Diventerà, nella visione del tecnico abruzzese cresciuto da giocatore nella Roma di Zeman, il primo riferimento dei difensori nell'uscita bassa del pallone, presumibilmente chiamato ad abbassarsi quasi sulla linea arretrata per ricevere palla. La vera differenza rispetto alla scorsa stagione, ha anticipato Di Francesco in conferenza stampa, sarà l'ennesima rigenerazione di Nainggolan. Da mezzala può fare benissimo 18 gol perché in un sistema di gioco organizzato può esaltare le qualità che ha. Poi servirà l'intelligenza per capire quando sarà il momento e se sarà il momento di adattarsi alle situazioni. Io sono stato scelto per una certa idea di calcio ed è giusto che trasmetta ai calciatori quello che ho in testa".
Da trequartista anomalo nel 4-2-3-1 di Spalletti, il miglior centrocampista d'Italia tornerà a interpretare il ruolo di mezzala. Il Ninja, che si è guadagnato il soprannome negli anni di Cagliari, giocatore con più contrasti all'attivo nei cinque principali campionati europei fra il 2011 al 2014, si evolve con Garcia e poi esplode con Spalletti che gli cuce addosso posizione e interpretazione di Perrotta. Cruciale in entrambe le fasi, nell'inserimento senza palla e nel recupero del pallone, il Ninja può consentire a Di Francesco di tamponare l'unica vera debolezza che il nuovo tecnico giallorosso ha riconosciuto al suo modulo base. “Il 4-3-3 ha un solo problema” diceva un anno fa: “fai fatica ad andare a marcare il play avversario”. Un compito che sembra disegnato su misura per il Ninja.
Come cambia il centrocampo
Nella visione di Di Francesco, come dimostra anche l'esperienza in neroverde, le mezzeali di possesso e movimento determinano l'ampiezza e lo sviluppo verticale del gioco. Quando il regista basso imposta, infatti, nel suo collaudato meccanismo i due interni di centrocampo si allargano sulle fasce, creando due triangoli speculari con il terzino si sovrappone e all’esterno di attacco che accompagna, così da moltiplicare le alternative nella costruzione del gioco.
Un gioco che Lorenzo Pellegrini, molto probabile il suo rinnovo con la Roma dopo il proficuo prestito proprio al Sassuolo, conosce bene. Considerato il dispendio di energie richieste, e la densità del calendario, le alternative a Strootman e Nainggolan saranno fondamentali.
Perotti, Dzeko e i movimenti degli attaccanti
Gli attaccanti esterni, poi, scambiano il pallone in velocità e cercano continuamente la profondità. Al Sassuolo, poi, Politano che agiva sulla destra tendeva con maggiore frequenza a tagliare verso il centro, a giocare quasi da trequartista, per far spazio all'avanzata del terzino alle sue spalle. La posizione dei due esterni bassi, più avanzata dei centrali, rimane comunque asimmetrica nello sviluppo dell'azione. Ma, rispetto alla manovra neroverde, è molto più probabile che alla Roma Di Francesco cercherà la maggiore densità sul lato opposto, nella zona di Perotti, per poi ribaltare il gioco. Perciò, se effettivamente Salah dovesse partire in direzione Liverpool, l'arrivo di Di Francesco potrebbe trasformarsi in una seconda grande occasione per El Shaarawy. O, se si dovesse concludere la trattativa, per Januzaj.
Davanti, Di Francesco non ha mai nascosto la stima per le caratteristiche di Dzeko, il giocatore che ha tirato di più nell'ultimo campionato, anche se a Sassuolo ha spesso preferito Il tridente d’attacco non si discosterebbe da quello attuale, anche se Di Francesco ha spesso preferito un centravanti di movimento, come Defrel o Zaza, rispetto ad una punta centrale classica. Il centravanti, nella sua visione, “deve sempre attaccare la porta, correre in quella direzione. Non va bene quando taglia verso la bandierina: quello che corre verso la bandierina è il guardalinee, non l'attaccante. Poi voglio che i tre davanti vivano degli errori degli avversari”. E il bosniaco, come Perotti e El Shaarawy, corrisponde perfettamente al profilo.
Il jolly Florenzi
Anche se, come ha spiegato in conferenza stampa, sembra orientato a dare a Florenzi una chance in una posizione più avanzata. “ Lui è bravissimo nell'attaccare la porta nonostante abbia fatto benissimo anche da terzino. Voglio allenarlo prima di identificarlo in un ruolo specifico”. Crede alla specificità della posizione, Di Francesco, che anche a centrocampo ha messo le cose in chiaro a proposito delle posizioni: Paredes, ha detto, è un regista basso, e di fatto sarà un vice De Rossi, Strootman una mezzala.
La difesa: la spinta parte dalle fasce
Dietro, proprio per la sua filosofia e la volontà di avanzare Florenzi, saranno essenziali la valorizzazione di Bruno Peres e l'individuazione di almeno uno o due terzini sinistri puri che possano mantenere l'ampiezza e l'imprevedibilità nella costruzione del gioco.
Intanto, si pone in quest'ottica il primo acquisto, che ha riguardato proprio la difesa: e non necessariamente comporterà l'addio a Manolas o Rudiger. Il ds Monchi, che ha blindato il tedesco, ha aumentato e non poco il tasso di “cattiveria” del reparto con Hector “King Kong” Moreno, ricordato anche per aver rotto la gamba a Luke Shaw in un match di Champions del 2015. Pilastro della difesa del PSV e della nazionale messicana, due campionati vinti nel palmares personale, Moreno è un centrale che anticipa e imposta, come serve al nuovo allenatore, non sempre a suo agio nel giocare in armonia con i compagni. Ma può giocare anche da laterale, e ha grande facilità di recupero, una qualità decisiva per una squadra dalla filosofia propositiva come la Roma.
Gli allenamenti: il pallone protagonista assoluto
Una filosofia che nasce dal programma di allenamenti che al Sassuolo prevedeva partitelle al martedì (20 minuti in un campo 80×55), e al giovedì in famiglia o contro la primavera, e lavoro tattico al venerdì, a blocchi per difesa e attacco, e al sabato per programmare gli schemi su calcio piazzato e situazioni difensive pre-gara soltanto con i titolari del reparto. Di Francesco vuole responsabilizzare i giocatori, che abitua a scrivere il regolamento interno, anche in esercizi come l'undici contro zero, che considera fondamentale “per lo smarcamento, l’attacco della profondità, la precisione nel passaggio, per giocare a due tocchi, i tempi di entrata. E soprattutto s’impara ad accompagnare tutti insieme la palla». È lei la grande protagonista di tutta la sua visione. “La palla [nei miei allenamenti] è presente al 90%. Altrimenti, sai gli sbadigli”.