Ibrahimovic su Twitter: “Niente di ciò che faccio è facile perché sono il migliore”
L'uomo che non deve chiedere mai gli fa un baffo. Quel profumo è roba da maschietti. Lui è un'altra cosa. Lo trovi a far flessioni alla trave, ad annusare l'aria dei boschi col fucile in spalla e l'orizzonte spalancato di fronte. A caccia della preda. Lui è Zlatan Ibrahimovic e gli va stretto anche il potere mediatico dei social network. In un clic può essere in tutto il mondo, raggiungere milioni di tifosi ma… " ma 140 caratteri sono pochi per parlare di me, Twitter cambia le regole". Si presenta così ai suoi followers il campione svedese del Paris Saint Germain. Risponde a tutti e stilla pillole di saggezza come fossero pallonate. Micidiale in campo. Dirompente fuori. Fatale perché, di tacco oppure con una bordata che impicca all'incrocio dei pali il risultato, il suo gesto tecnico dà un segno di pace oppure ti spedisce all'inferno. ‘Dare to Zlatan', il coraggio di Ibra non è un segreto.
E lui, il migliore, non ne fa mistero. "Niente di ciò che faccio è facile… Ecco perché lo faccio!". Nel 2006 lasciò la Juventus travolta da Calciopoli in un battito di ciglia. Con l'Inter finì male, nonostante Moratti avesse fatto il possibile per trattenerlo. A Barcellona nel tiqui taca di Guardiola sembrava un pesce fuor d'acqua. E poi quella "pulce" nell'orecchio era snervante. Al Milan e a Galliani lasciò fare la figura del povero Diavolo: "non avete soldi, vi faccio un assegno", disse quando seppe che la sua esperienza in rossonero era finita perché il club non poteva più permettersi il suo ingaggio.
Si odia oppure si ama. In fondo, ‘Ibracadabra' non è poi così cattivo. Anzi, quand'è in vena di tenerezze bacia la maglia che indossa in pubblico e lo fa sempre col sorriso sulle labbra. Quindici milioni d'euro a stagione dovrebbero essere sufficienti per fargli cantare allons enfants. Li merita tutti, dice. E come fai a dargli torto: dai un occhio all'almanacco, un altro alle immagini delle sue reti e capisci che è una forza della natura. Dove lo trovi un calciatore che da trenta metri scaraventa la palla in rete in rovesciata? "Un uomo sano proverebbe una rovesciata da 32 yard in un match internazionale?". E ancora: "Per segnare in tuffo di testa non puoi tenere i piedi piantati per terra". Lui è Zlatan e mai sarà un uomo normale. Pure ‘quelli che non devono chiedere mai' fanno la figura dei dilettanti.