Ibrahimovic: “Il Milan è il top, ci sarei potuto tornare”
Zlatan Ibrahimovic ieri sera ha vinto per decima volta il Guldbollen, il Pallone d’Oro svedese. Per l’attaccante del PSG è quasi formalità questa, perché il premio lo ha conquistato dieci volte negli ultimi anni – ha passato la mano solo all’ex Arsenal Ljungberg nel 2006. Ibra, che a Stoccolma ha ritirato il premio, in patria ci sarebbe tornato lo stesso in questa settimana senza campionato perché la Svezia si gioca il playoff per la qualificazione a Euro 2016 nel sentitissimo derby con la Danimarca. A trentaquattro anni Zlatan sa benissimo che questa potrebbe essere la sua ultima grande manifestazione con la maglia della nazionale e sa esattamente che lui e i suoi compagni non potranno sbagliare: “Contro la Danimarca saranno due partite difficili. Penso all’ultimo match di Champions del Psg contro il Real Madrid. Abbiamo giocato molto bene ma commesso un errore e preso un gol. E abbiamo perso. Con la Danimarca saranno due sfide simili: vincerà chi sbaglia di meno”.
Il futuro di Ibra resta un mistero, per ora, perché l’attaccante ancora non ha rinnovato il proprio contratto con il PSG, che scade a giugno. Si è parlato dell’MLS, e recentemente anche del Manchester United. Sicuramente la scorsa estate lo svedese sarebbe potuto tornare al Milan, a cui ha detto di no: “L’estate scorsa c’è stata un’offerta concreta del Milan. Se io avessi detto sì, avremmo fatto l’affare. Ma non siamo mai arrivati fino a quel punto, non era quello che volevo”.
Ibrahimovic, uno che raramente si lascia andare a complimenti e romanticismi, ha regalato parole splendide al club di Berlusconi, il migliore con cui ha giocato, e se si pensa alla carriera del ’10’ del Psg è un elogio straordinario: “Però ero grato al Milan. Per me è il club più grande in cui abbia giocato. E io ho giocato in tanti club importanti. Ma il Milan non ha paragoni: come lavoravano, l’organizzazione…E poi che squadra fantastica avevamo”.
Lo svedese ha parole dolci per l’Italia, paese in cui è cresciuto tantissimo in campo e che gli ha dato notorietà a livello internazionale, e per la Serie A, il campionato più tosto per un attaccante: “L’Italia è la mia seconda casa, mi sono trovato molto bene e se fosse stato per me non avrei lasciato il Milan. In Italia sono diventato famoso, con la Juventus. In bianconero è cambiato il mio status. Il mondo ha aperto gli occhi e mi ha visto. A parte l’anno al Barcellona, ho giocato e vissuto in Italia dal 2004 al 2012. Ho vinto il campionato con i tre club più grandi: Juventus, Inter e Milan. Sono diventato capocannoniere, sono stato scelto come miglior giocatore e per me la Serie A resta il campionato migliore del mondo e anche il più difficile per un attaccate perché si pensa prima a non prendere gol”.