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Iaquinta, rinviato a giudizio nel processo “Aemilia” nei confronti dell’Ndrangheta

L’ex attaccante di Udinese, Juve e Nazionale è accusato di aver agevolato l’associazione di tipo mafioso elargendo denaro. La difesa sostiene che il giocatore nei giorni incriminati era al matrimonio dell’ex compagno Bonucci. Al vaglio foto e filmati della cerimonia per testarne date e credibilità.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'ex bomber della Juventus, dell'Udinese e della Nazionale campione del Mondo 2006 è ancora invischiato nelle maglie della giustizia per il processo "Aemilia" nei confronti della ‘Ndrangheta. Vincenzo Iaquinta è accusato di aver agevolato l'associazione di tipo mafioso attraverso la violazione di leggi sulle armi mentre al padre è invece contestata la partecipazione nell'associazione. Entrambi sono stati rinviati oggi a giudizio in attesa di ulteriori indagini e prove da consultare.

Iaquinta, che è difeso dall'avvocato Carlo Taormina, nel corso della udienza davanti al giudice ha affermato di non aver mai incontrato la consulente Roberta Tatini il 19 giugno 2011 (data incriminata negli atti degli inquirenti). Anche la Tatini è accusata di concorso esterno all'associazione, perché Iaquinta le avrebbe consegnato, alla presenza di suo padre, del denaro. Fatto contestato dalla difesa con una tesi che è al vaglio dell'accusa. Iaquinta avrebbe partecipato al matrimonio dell'allora compagno di squadra Bonucci e sarebbe tornato a Torino solamente il giorno dopo in compagnia di Marchisio, che avrebbe confermato la tesi.

Si stanno controllando filmati e foto per capire se la difesa di Iaquinta risponda a verità e in attesa sia l'ex giocatore che il padre sono ancora in attesa di giudizio. L’inchiesta giudiziaria "Aemilia" aveva portato alla luce un sistema malavitoso ramificato e dalle dimensioni imponenti, con 239 persone indagate e 200 capi d’imputazione per reati che comprendono estorsione, usura, furto, incendio, intestazione fittizia di beni.  Fra i rinviati a giudizio ci sono anche il presunto boss Michele Bolognino e gli imprenditori Bianchini di Modena, mentre hanno optato per il rito abbreviato personaggi che sono ritenuti a capo dell’organizzazione ‘ndranghetista, come Nicolino Grande Aracri.

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