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I tifosi della Romania fischiano durante il minuto di raccoglimento per la piccola Xana

In diretta tv e poi attraverso i video caricati dagli utenti in Rete è andato in scena uno spettacolo incredibile e inqualificabile: prima di Romania-Spagna, i tifosi di casa hanno fischiato, urlato, intonato cori durante il minuto di raccoglimento per Xana (la figlia di 9 anni di Luis Enrique morta per una grave forma di tumore). Uno schifo, parzialmente camuffato dall’applauso scaturito come reazione a tanto dispregio.
A cura di Maurizio De Santis
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Xana è la bimba di 9 anni morta il 29 agosto scorso, stroncata da un brutto male che l'ha strappata alla vita, all'amore dei genitori, agli affetti più cari. Era la figlia di Luis Enrique, il commissario tecnico della Spagna che lasciò la conduzione della Roja per motivi strettamente personali: straziato dal dolore, scelse di restare accanto alla piccola e alla famiglia nel momento più cupo e difficile, quando proprio non riesci a farti una ragione (e mai lo farai) di quel che sta accadendo. A lei, alla ragazzina uccisa da una patologia gravissima e incurabile (un osteosarcoma, il tumore maligno che consuma le ossa dei bimbi nell'età dello sviluppo) era dedicato il minuto di silenzio che la Uefa aveva preventivato prima della partita di qualificazione all'Europeo 2020 tra la Romania e la Spagna.

I fischi dei tifosi della Romania durante il minuto di silenzio per Xana

Buon senso, umana pietà, compartecipazione emotiva, rispetto per la memoria della bimba imponevano silenzio ma così non è stato. E quel che è andato in scena, in diretta tv (e mostrato sui social attraverso i video caricati dagli utenti), è stato lo spettacolo più ‘schifoso' (si può dire, non c'è altro termine per qualificare atteggiamenti del genere) si potesse immaginare: la maggior parte del pubblico accorso allo stadio ha fischiato, rumoreggiato, urlato, intonato cori durante quei sessanta secondi che sono sembrati un'eternità.

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Lo stupore delle squadre e dei calciatori per quell'episodio

I calciatori in campo erano abbracciati e a capo chino, in particolare quelli iberici e il tecnico Luis Moreno. Fu proprio lui che, in conferenza stampa, nell'esprimere cordoglio per il collega colpito dal terribile lutto, si disse pronto a farsi da parte in qualsiasi momento purché Lucho (così viene chiamato dai tifosi, colleghi e amici Luis Enrique) tornasse in panchina. In campo, dinanzi a tanto disprezzo, ha lo sguardo impietrito. Come lui tutti i membri dello staff, i giocatori accanto a lui e quelli sul rettangolo verde, compresa la Romania. È successo davvero, ed è stato vergognoso. Uno schifo, parzialmente camuffato dall'applauso scaturito come reazione a tanto dispregio.

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