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I conti in tasca a Conte: quanto vale il brand Italia?

Al netto dei contributi Coni, i ricavi commerciali della nazionale pesano per il 42% sui ricavi FIGC. Gli sponsor, Puma in testa, pagano per l’Italia 38 milioni di euro a stagione.
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Da ct della nazionale, Conte guadagnerà quanto alla Juventus, ovvero circa il doppio di Cesare Prandelli. Il suo predecessore intascava dalla FIGC 1,7 milioni di euro netti (3,2 lordi). La Federazione manterrà lo stesso esborso anche nei confronti del nuovo ct: il resto sarà coperto dagli sponsor, con in testa Puma, marchio legato alla nazionale del 2003 che già versa nelle casse Figc 14,3 milioni di euro a stagione più 1,2 milioni in royalties con un contratto in scadenza nel 2018. Per l'azienda creata dal fratello di Adi Dassler, il fondatore di Adidas che dal 1970 ha legato il suo marchio alla Coppa del Mondo, si tratta di uno sforzo economico ridotto, di un costo deducibile a tutela di un investimento importante che si accompagna all'accordo pluriennale con l'Arsenal da 38 milioni di euro a stagione. Di fatto, Conte riceverà 9 milioni di euro per 23 mesi di lavoro. Scontato, infatti, il milione di bonus per la qualificazione all'Europeo: in un girone con Norvegia, Croazia, Bulgaria, Malta e Azerbaijan che promuove le prime due e la migliore terza, rimanere fuori è praticamente impossibile. Anche migliorare il ranking Fifa di 5 posizioni, che farebbe scattare l'ulteriore premio di 500 mila euro, è obiettivo decisamente alla portata. Ora gli azzurri si trovano al 14° posto e hanno davanti un'amichevole con l'Olanda e le cinque sfide di qualificazione contro Norvegia, Azerbaijan, Malta, Croazia e Bulgaria. Essere di nuovo tra le prime 10 la prossima estate è tutt'altro che una chimera. L'ingaggio totale può salire ancora di un altro mezzo milione, il più difficile però da ottenere: l'ultimo bonus scatta infatti solo in caso di titolo europeo.

Bilancio FIGC – Una formula contrattuale in linea con il bilancio di una federazione con 1.362.406 tesserati (1.098.450 calciatori, 22.137 tecnici, 34.409 arbitri e 207.410 dirigenti secondo i dati del Report Calcio 2013), che incassa dagli sponsor (Tim, Compass, Fiat, Uliveto, Dolce e Gabbana, Pai, Generali, Alitalia, Nutella e Garnier Fructis, oltre alla Puma) poco più di 38,5 milioni di euro, per un totale di circa 131 milioni nel quadriennio 2011-2014 rispetto ai 98 milioni del periodo 2003-2006. Per quest'anno, il neo-presidente Tavecchio, sotto inchiesta Uefa per i commenti razzisti sugli “Optì Pobà” e i “mangia-banane” del nostro calcio, si trova a gestire un tesoretto stimato di quasi 160 milioni, che deriva quasi per metà dai contributi CONI (68 milioni). Detta in altri termini, al netto dei contributi pubblici, il 42% del bilancio FIGC dipende dalla nazionale e dagli introiti commerciali che garantisce. Per questo, si può dire che l'ingaggio di Conte ha un secondo obiettivo, scoperto quanto il primo: dare ai 20 tra sponsor e partner degli azzurri un brand da spendere per confermare il proprio impegno e consentire così di vendere il “prodotto-Italia” con più tranquillità almeno fino al 2016.

Visibilità – Dopo gli sponsor, la terza voce per importanza riguarda i diritti tv che fruttano, grazie al contratto blindato con la RAI, 26,3 milioni. Perché, al di là dei 6 milioni di ricavi da biglietteria tra 2011 e 2014, gli italiani continuano a guardare la nazionale soprattutto in televisione. Nel 2013, secondo i dati di Report Calcio, la semifinale di Confederations Cup tra Italia e Spagna risulta l’evento sportivo più visto sulla tv pubblica, il secondo in assoluto dopo il Festival di Sanremo, con uno share del 47,6%. L'interesse per la nazionale, che raggiunge quote di visibilità del 44,78% per ogni ora di trasmissione dedicata agli azzurri, è al 58%, secondo solo a quel che si registra in Spagna, dove arriva al 65%. E questo spiega bene perché, al di là dei risultati sul campo -dal trionfo mondiale del 2006 sono arrivate più delusioni che gioie, Europei 2012 a parte- gli sponsor hanno aumentato e non poco gli investimenti.

Confronto – E' proprio la visibilità il valore aggiunto che gli sponsor cercano, più ancora della tradizione e dei risultati sportivi. A farla da padrona è il Brasile, che di Mondiali ne ha vinti cinque e vanta 107 milioni di ricavi commerciali, grazie anche a Neymar. Seconda l’Inghilterra, che nonostante possa mettere in campo solo il titolo mondiale del 1966, incassa 78 milioni di euro di soli ricavi commerciali, 17 in più della Germania campione del mondo che ha molti uomini immagine tra Adidas e Nike come Thomas Muller e Mario Gotze. Nel complesso, il “brand Italia” vale 290 milioni di euro: è il settimo nel mondo, tra le nazionali di calcio diventate ormai potenze economiche. Guida, e non c'è nemmeno da stupirsi, il Brasile, targato Nike, con i suoi 545 milioni (65 li garantisce il solo Neymar). Seguono la Spagna (Adidas) a 533 e l'Argentina (sempre Adidas) a 530, spinta da Messi, il gioiello più prezioso degli ultimi Mondiali con un valore di mercato di 120 milioni. Oltre all'Italia, c'è solo un'altra “intrusa” tra le dieci nazionali che valgono di più: il Belgio, che veste Burrda, il creato nel 2007 dall’attuale emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, e di proprietà della Qatar Sports Investments (QSI), che ha in mano il Paris Saint-Germain: in questo intreccio di soldi e potere, forse non è casuale che Laurent, il figlio di Michel Platini, ne sia il responsabile europeo.

Il nodo convocazioni – Quanto peserà questa formula contrattuale sulle scelte di Conte? Il ct, Tavecchio e la Puma hanno negato ogni ingerenza. Ma i dietrologi tornano a fare il nome di Balotelli, che è l'uomo immagine della Puma, e figurava al decimo posto nella classifica dei calciatori con il maggior valore di mercato ai Mondiali, l'unico peraltro non legato a Nike o Adidas, e citano almeno due precedenti. Fanno riferimento alla scelta di Sacchi di mettere in campo un acciaccato Roberto Baggio nella sciagurata finale di Pasadena, una decisione per tanti influenzata dalla Diadora, sponsor del Divin Codino. E naturalmente al ruolo che la Nike avrebbe avuto nel convincere Zagalo a schierare Ronaldo in finale a Francia '98. Coinvolgimento che la compagnia ha ovviamente sempre smentito. Ma i dubbi restano, e alle prime convocazioni di Conte sono comunque destinati a tornare.

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