Perché il Manchester United ha 11 giocatori altissimi
Un Manchester United a sua immagine e somiglianza. José Mourinho ha sempre ricercato per le sue squadre giocatori alti, strumento di una visione di calcio vigorosa, di occupazione degli spazi, recupero aggressivo del pallone, contropiede. Quest'anno, la sua visione può raggiungere la più compiuta applicazione: schierare una formazione di giocatori tutti sopra il metro e ottantadue.
Siamo i Vatussi
Lo Special One potrebbe festeggiare presto il rinnovo del contratto di Ibrahimovic. L'arrivo di Lukaku, voluto anche da Conte infuriato con la dirigenza del Chelsea, gli garantisce un'alternativa in attacco che non modifichi lo sviluppo della manovra offensiva. “Come squadra, cerchiamo di crossare tanti palloni in area” spiegava Mata dopo il 4-1 al Leicester dello scorso ottobre. “Ci abbiamo provato anche la stagione passata ma non ha funzionato. Ora invece sappiamo che ci sono più giocatori alti che possono schiacciare in porta”. In quell'occasione i tifosi dello United per la prima volta familiarizza con uno scenario che diventerà familiare: una squadra senza Rooney che, partito titolare nelle prime cinque giornate, gioca solo 7 minuti. L'addio di quest'anno, e l'affascinante ritorno all'Everton dove tutto è iniziato, parte da lì, da un allenatore con un'idea di calcio che può fare a meno di lui.
Un'idea di calcio che ha imposto un cambiamento, chiaro da subito, dal primo colpo di mercato della scorsa estate, l'ivoriano Bailly (altezza 1,87) preso per 38 milioni dal Villarreal e poi diventato uno dei principali difensori, in campo e non solo, dello Special One. Nella difesa dell'undici “di lunghi” di Mou farebbe coppia con Smalling, il più alto nella rosa dei centrali, o Lindelof, con Darmian e Shaw sugli esterni e De Gea in porta.
A centrocampo, insieme a Herrera o Carrick, Mourinho ha continuato a mantenere incrollabile fiducia in Fellaini, il giocatore che ha vinto più duelli aerei in Premier nell'ultima stagione nella rosa dei Red Devils (29mo in assoluto). Proprio al belga, in assenza di Ibrahimovic, ha chiesto di andare a cercare i palloni alti per spezzare il pressing alto dell'Ajax e aiutare la transizione in finale di Europa League, compito che ha eseguito alla perfezione tentando 14 contrasti aerei, uno in più di tutti i giocatori dell'Ajax messi insieme, e vincendone tre in più dell'intera formazione dei lancieri.
L'idea di accostare due mediani fisici, che possano schermare e recuperare il pallone, non è certo una novità, soprattutto nel calcio inglese, anche Wenger aveva costruito l'Arsenal degli invincibili, pur con uno stile di gioco decisamente diverso, intorno a Vieira e Gilberto Silva. Pogba potrebbe tornare più nel cuore del gioco, con Martial e Januzaj, o Perisic, se dovesse concludersi la trattativa in stallo con l'Inter, ai lati.
Mou infatti ha sempre mostrato una predilezione, anche sulle ali, ruolo tradizionalmente associato a dribblatori tecnici e minuti, verso giocatori dalla forte struttura fisica. Agli esterni alti, in tutti i sensi, chiede di partecipare attivamente alle due fasi, di rientrare per mantenere la densità difensiva (non serve ricordare troppo quanto e come sia stato importante Eto'o nell'Inter del triplete) e di essere i destinatari dei lanci lunghi sui ribaltamenti del gioco. Per questo Perisic, che ha mantenuto l'anno scorso una media di un contrasto e 0,97 palloni intercettati, corrisponderebbe perfettamente al profilo ricercato dal portoghese. E davanti Ibra, o in alternativa Lukaku. Ma l'altezza è davvero mezza bellezza?
L'anno scorso solo 9 gol di testa
Già l'anno scorso, il Manchester United si presentava con la terza altezza media più alta della Premier League, eppure gli effetti benefici non si sono del tutto realizzati, almeno dal punto di vista offensivo. Emerge una maggiore protezione in difesa. Lo United, infatti, come il City è la seconda squadra che ha concesso meno gol di testa (5, solo il Tottenham, 4, ne ha subiti di meno). E ha vinto il 54% dei duelli aerei, anche in questo caso seconda miglior percentuale in stagione. Però ne ha effettuati, di contrasti di testa, solo 1114: solo Bournemoth, Chelsea, Manchester City, Sunderland e Tottenham ne hanno tentati di meno.
Anche in avanti, il beneficio risulta relativo, a guardare i numeri della scorsa stagione. L'aumento dei cross anticipato da Mata sarà una costante: 22,3 quelli tentati in media a partita, la quarta più alta nell'ultimo campionato dietro Swansea, Crystal Palace e Southampton, rispettivamente quattordicesima, quindicesima e ottava a fine stagione: l'arrivo dei tecnici stranieri negli ultimi vent'anni ha chiaramente cambiato il modello di calcio in Inghilterra. Non si gioca e non si vince più con i lanci lunghi e col vigore fisico come negli anni '80 e '90, così come in Italia le big non giocano quasi più “all'italiana”.
Certo, l'efficacia dei cross appare migliorabile, solo 5,3 sono andati a buon fine di media l'anno scorso. E questo può spiegare perché il Manchester United abbia concluso soltanto al decimo posto nella classifica per conclusioni di testa a partita (2,2) e per gol segnati di testa (9, la metà dell'Arsenal, merito quasi esclusivo di Olivier Giroud, il giocatore più alto nella rosa di Wenger).
“Mou non è un buon allenatore”
“José Mourinho non è poi un così bravo allenatore. Quando vedo una squadra giocare, capisco subito dal modo di stare in campo il livello del tecnico. E il lavoro di Mou sulle sue squadre non è di grande qualità. È logico, non avendo giocato a calcio, ma è comunque un ostacolo alla sua conoscenza del gioco”. Parole che, spese anche in relazione a questo suo modo di disegnare le squadre riempiendole di giocatori alti, non stupiscono. Perché arrivano da Laureano Ruiz, l'uomo che ha messo le bassi per la visione di calcio più radicalmente opposta a quello dello Special One, che nel 1972 ha iniziato a rivoluzionare la cantera del Barcellona. Quando arriva, dalle giovanili del Racing Santander, trova un cartello nell'ufficio principale del club: “Tornate indietro se siete qui per proporci un ragazzo delle giovanili più basso di un metro e ottanta”.
Ruiz elimina il cartello e introduce quello che, ancora oggi, è per lui il principale metodo per capire i dettagli da cui si giudica un giocatore: il “Rondo”, il torello. Anche se quello vero, dice, si fa coinvolgendo tutta la squadra: è un esercizio stressante, ricordano i giocatori che l'hanno provato, molto diverso dalla versione abituale con un gruppetto ristretto di giocatori in cerchio e uno in mezzo a cercare di intercettare il pallone. Senza Ruiz, Johann Cruyff non avrebbe potuto completare la rivoluzione col Barcellona “dei piccoli”, tutti sotto il metro e ottanta ma con una capacità unica di toccare il pallone.
Mourinho rappresenta il contraltare perfetto. Non vuole insegnare a giocare a calcio ai suoi giocatori, ha detto, vuole insegnare come si gioca a calcio insieme. Perché il suo calcio non è solo possesso palla, è difesa e occupazione degli spazi. E poi, “non è importante come giochiamo. Se tu hai una Ferrari e io una macchina piccola, per batterti in una gara devo bucarti le ruote o mettere zucchero nel serbatoio”.