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Higuain e la prova del 9: micidiale dentro l’area, da bomber vero

Higuain ha segnato 16 gol su 18 dall’interno dell’area di rigore: nel confronto con gli altri campionati solo Aubameyang è stato più determinante nei 16 metri. In Europa è partita la riscoperta del centravanti classico.
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Addio al “falso centravanti”. I campionati si vincono con i numeri 9 di una volta, gli attaccanti che si prendono il centro della scena e dell'area per non lasciarla più, per scatenare il mistero o la follia che accomuna ogni tifoso in ogni angolo del mondo di fronte all'orgasmo del calcio, il gol. È il segreto, che poi tanto segreto non è, del Napoli e di Gonzalo Higuain, che ha segnato 16 dei 18 gol stagionali dall'interno dell'area di rigore. In Europa, solo Aumabeyang, che si gioca con l'argentino la Scarpa d'oro, ne ha realizzati di più negli ultimi 11 metri, 18, e in ben 6 occasioni si trovava nell'area piccola al momento di colpire.

Due filosofie in una – Quando Fabio Capello l'ha voluto al Real Madrid, è un aspetto a colpirlo più di tutti. “Vidi delle cassette, mi interessò immediatamente perché si muoveva molto e partecipava sempre all’azione. Ha sempre dimostrato fiuto del gol e grande determinazione, è un calciatore importante. Mi colpiva una cosa in particolare del Pipita. A fine allenamento si fermava e tirava tante volte in porta. Voleva sempre migliorarsi tecnicamente, caratteristica questa dei grandi campioni”. Negli anni, anche al Napoli, ha continuato a oscillare fra la completezza e la concretezza, fra quei due modi di essere centravanti che il calcio italiano ha conosciuto dalle origini e, che come John Foot ha ben fatto notare in “Calcio”, si possono far risalire ai due archetipi del ruolo: Giuseppe Meazza e Silvio Piola.

L'evoluzione a Napoli – Un pendolo che ben si racchiude nelle sue ultime tre stagioni a Napoli, nel passaggio dal primo al secondo Benitez, e dallo spagnolo a Sarri. Tra il 2013-14 e il 2014-15, Higuain tira di più, da 2.8 a 3.1 conclusioni in porta a partita, ma salgono i tiri da fuori, dai 22 del 2014 (24% del totale), ai 31 del 2015 (27% del totale). Calano i dribbling, passati dall’1,2 allo 0,9 a partita, e aumentano i passaggi chiave, che mandano i compagni a concludere (da 0,8 a 1,3). Nella scorsa stagione, si è fermato solo al 32% di percentuale realizzativa, il rapporto fra gol e tiri in porta, come ha sottolineato Matteo Pia su La Statistica, dietro Icardi (46,15%), Toni (41,86%) e Tevez (39,13%). Eppure, ha centrato lo specchio nel 44,25% dei tentativi, più degli attaccanti risultati maggiormente incisivi, rigori a parte.

Quest'anno cambia tutto. È vero che continua a concludere nel 28% dei casi da oltre i 16 metri, ma ha già tentato 97 tiri, più che in tutta l'ultima stagione, con una media di 5.1 a partita. Non c'è attaccante in Italia che cerchi come lui la via della rete. Con Sarri, sono molto diminuiti gli assist per i gol, 2 nel girone d'andata a fronte dei sette in ciascuno degli ultimi due campionati, ma aumentano i dribbling e i passaggi chiave (1,8 a partita). Indizi che fanno una prova: quest'anno si muove diversamente, è in tutti i sensi più centrale nella manovra offensiva. Una differenza che emerge chiaramente se si confrontano, a titolo di esempio, le due partite interne contro l'Inter dell'anno scorso e di quest'anno.

Lo stile di gioco – Due partite che possono dire molto, perché molte delle differenze dipendono dai cambiamenti del Napoli come squadra e come interpretazione di gioco: l'avversario è lo stesso, l'allenatore dell'Inter è lo stesso, lo stadio in cui si gioca è lo stesso. Certo, variano alcuni interpreti, ma con buona approssimazione si riescono a far emergere i modi diversi di occupazione dello spazio e i differenti movimenti del Pipita con Benitez e con Sarri. La dashboard della gara contro l'Inter dell'anno scorso, ricavata come le altre dalla Stats Zone del sito del magazine Four Four Two, fa emergere almeno due aspetti rilevanti (le frecce blu indicano i passaggi riusciti e le rosse quelli sbagliati, le azzurre segnano le occasioni create, le frecce con il cerchio all'estremità indicano le conclusioni e le gialle i gol, gli altri segni indicano tackle tentati e subiti, duelli aerei e così via).

I movimenti del 'Pipita'. Dalla trequarti all'area di rigore, centravanti di 'lotta e di governo'
I movimenti del ‘Pipita'. Dalla trequarti all'area di rigore, centravanti di ‘lotta e di governo'

Higuain si muove molto sulla trequarti, e tende a spostarsi in maniera evidente sulla fascia destra. In più, le frecce blu senza il cerchio all'estremità, che indicano i passaggi riusciti, evidenziano una sovrabbondanza di passaggi orizzontali o all'indietro. È un Higuain coinvolto nel gioco, ma lontano dal cuore della manovra. Quest'anno, l'impatto visivo del cambiamento è immediato. Le frecce blu sono meno, tocca meno palloni, e ne sbaglia anche di più, le frecce rosse crescono. Ma si srotola un disegno coerente che lo porta a pensare in una geometria differente, un meccanismo di ricerca del centro e dell'area che prima non si vedeva. Oggi, il Pipita è Bruce Springsteen che vuole stare “where the bands are”, al centro della scena. A lui gli occhi, please.

I tiri – E dal confronto dei tiri nelle due partite, la sensazione si fa ancora più densa, più netta, più chiara. Non è solo una questione di distanza, ma una percezione complessiva che cambia. L'anno scorso il gol è arrivato dalla distanza e, a parte l'occasione mancata evidenziata dalla freccia rossa che parte all'interno dell'area piccola, tutti gli altri tentativi, sia i tiri parati (in blu) che le conclusioni fuori bersaglio (in rosso), partono da posizioni angolate, chiuse, strette.

Un solo tiro dalla distanza, la maggior parte scoccati da dentro l'area
Un solo tiro dalla distanza, la maggior parte scoccati da dentro l'area

Situazioni in cui comunque è più difficile mettere un'impronta determinante sulla partita. Quest'anno, nel confronto contro l'Inter, ha tirato meno, ma da posizioni decisamente più frontali rispetto alla porta, e non è un caso che la sua doppietta abbia deciso la vittoria degli azzurri.

I tiri nello specchio della porta scagliati da posizione frontale
I tiri nello specchio della porta scagliati da posizione frontale

In Europa – La riscoperta del centravanti classico non coinvolge solo il calcio italiano. E fa la differenza in Europa. La classifica dei bomber più efficaci nei sedici metri, infatti, vede in testa Aubameyang, che ha griffato dall'interno dell'area più di un terzo dei 47 gol del Borussia Dortmund, tornata la prima rivale del Bayern Monaco, e la coppia Muller-Lewandowski, che con 14 centri a testa negli ultimi sedici metri esaltano il tiki-taka di Guardiola.

Una filosofia che il Barcellona ha ritrovato con Luis Enrique: 15 le reti nei sedici metri di Suarez, 14 quelle di Neymar, come il principale bomber d'area dei rivali del Real Madrid, una in più di Cristiano Ronaldo. In Francia, il PSG ormai fa un campionato a parte. Ha chiuso il girone d'andata a 51 punti, migliorato anche il record del Lione stagione 2006-2007 (50), venti in più della seconda, e ha iniziato il ritorno con la 17ma vittoria in 20 partite, toccando i 50 gol, ovviamente miglior attacco della Ligue 1. Quindici li ha portati Ibrahimovic, che solo una volta ha segnato da fuori area. Fa per certi versi eccezione la Premier League.

La Premier e il caso Ighalo – Qui i centravanti classici, gli attaccanti più determinanti nei sedici metri non spingono in alto le grandi nobili del calcio inglese. Senza Vardy, però, 15 gol su 15 dall'interno dell'area, e i 13 dell'altra rivelazione Mahrez (anche lui mai in rete da fuori), il Leicester di Ranieri non sarebbe la favola che è diventata nella prima metà di stagione. Ma per altri aspetti spiccano ancora di più i 14 di Lukaku, riferimento dell'Everton di Martinez e di Ighalo, il miglior goleador dell'anno solare in Inghilterra, sui 29 totali del Watford che Sanchez Florez sta portando a sognare l'Europa: tre squadre con allenatori italiani o spagnoli, e non può essere un caso. E a Vicarage Road il coro "Always believe in your soul, always believe in Ighalo", hit degli Spandau Ballet in versione riveduta e corretta, è diventata una colonna sonora perché Jude, questo il suo soprannome, non smette di segnare. Eppure, il suo cartellino è dei Pozzo dal 2008, ma a parte una rete in un 6-2 al Cagliari, in Italia non ha mai trovato davvero un'occasione: tornerà in Serie A solo per una breve parentesi a Cesena, nel 2010, ma chiuso da Bogdani giocherà solo 25 minuti in quattro mesi. Chissà, forse era solo il tempo ad essere sbagliato. Forse non era ancora il momento per il ritorno dei centravanti classici in serie A.

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