Juve batte Napoli, la differenza tra una grande e un’ottima squadra
La sceneggiatura perfetta. Gonzalo "core ‘ngrato" Higuain segna, non esulta, ma condanna il Napoli a uscire senza punti dallo Juventus Stadium per il sesto anno di fila. In un match dai due tempi e dai due volti, Sarri curiosamente interpreta meglio il primo, bloccato e a basso ritmo: il Napoli chiude gli spazi e fa girare al largo la Juve. Nel secondo i ritmi salgono, i bianconeri sbagliano anche qualcosa di troppo in costruzione, ma la presa sulla partita dopo il pareggio di Callejon è netta, indiscutibile: è la differenza fra un'ottima squadra e una grande abituata a vincere. Faranno discutere i cambi di Sarri che, con un Mertens che viaggia troppo lontano dal centro e dall'area per liberarsi dalla morsa della difesa, toglie un ottimo Insigne dopo l'assist per il pari di Callejon e Hamsik.
Le formazioni – Dopo il turnover con la Sampdoria, Allegri ripropone dall'inizio Buffon e Barzagli. A centrocampo dentro Lichtsteiner, Hernanes e Alex Sandro per Dani Alves, Marchisio ed Evra. Davanti, riproposta la coppia Mandzukic-Higuain. Sarri deve rinunciare ancora all’infortunato Albiol, e rilancia Hysaj e Hamsik, lasciati a riposo contro l’Empoli. A centrocampo solo panchina per un Jorginho spento nell'ultimo periodo, dentro Diawara Davanti confermato Mertens falso centravanti, senza snaturare però le sue caratteristiche.
Difesa schiacciata – Il Napoli, battuto allo Juventus Stadium nelle ultime cinque stagioni, mantiene basse le linee, aspettano dietro e provano a distendersi sfruttando gli inserimenti centrali di Hamsik per costringere la Juve a stringersi e liberare spazi sulle ali.
Alex Sandro vs Callejon – Hernanes così ha spesso la possibilità di avviare la costruzione bassa dell'azione senza essere immediatamente pressato ma senza nemmeno trovare facilmente compagni liberi. Una delle chiavi del match, nei primi 20′, è la fascia destra nel fronte d'attacco del Napoli, croce e delizia per gli uomini di Sarri. Delizia perché Callejon è decisamente più coinvolto di Insigne, croce perché viene a mancare un po' di copertura su Alex Sandro, il secondo giocatore a toccare più palloni nei primi 30′ dopo Chiellini, che disegna un pericoloso cross malamente respinto da Reina: lo svizzero da ottima posizione spara in curva.
Pjanic poco coinvolto – La gara è molto bloccata, Il Napoli aspetta, un po' come il Siviglia di Sampaoli allo Juventus Stadium, per non concedere alla Juve il controllo del pallone nella trequarti offensiva. Fa densità la squadra di Sarri per rallentare la manovra della Juve, per costringere i bianconeri a girare al largo. Il coinvolgimento così insistito di Chiellini e Alex Sandro testimonia anche un decentramento della regia che torna a mettere in discussione l'esatto ruolo di Pjanic (appena 23 palloni toccati nel primo tempo) nello scacchiere tattico di Allegri.
L'infortunio di Chiellini – Scacchiere che cambia al 38′ con l'infortunio di Chiellini. Nonostante la presenza in panchina di Benatia e Rugani, sceglie Cuadrado, con Barzagli che si sposta sul centrosinistra. Il cambio prefigura uno scenario simile alla sfida contro l'Udinese, con un sostanziale 4-4-2 in fase di non possesso. Allora Evra venne sperimentato come formale terzo di difesa, ma scalando poi all'occorrenza e permettendo proprio ad Alex Sandro una maggiore libertà propositiva.
Cuadrado, che praticamente agisce da ala destra praticamente pura, da una parte dialoga con il vero "attaccante di centrocampo" bianconero, Khedira, e dall'altra costringe il Napoli a ingolfare quella zona di campo: l'attenzione agli scivolamenti sui cambi di fronte diventa essenziale. Come l'attenzione sui calci d'angolo. Il Napoli difende a zona, pur non avendo giocatori altissimi, ma non è un errore di piazzamento a portare al vantaggio griffato Bonucci, quanto un rinvio svirgolato all'indietro, per la fretta di liberare l'area, da Ghoulam.
Da manuale la risposta del Napoli. Mertens si tiene largo e toglie un po' di compattezza alla difesa bianconera. Insigne, come di consueto più libero di accentrarsi, pennella per Callejon che ha fatto dell'inserimento senza palla alle spalle del marcatore il paradigma della sua esperienza partenopea. I due si intendono benissimo: non a caso Lorenzo il Magnifico ha servito proprio all'ex merengue tre dei quattro assist stagionali.
Un incredulo Insigne, però, lascia presto il campo a favore di Giaccherini, applaudito dal suo ex pubblico. La gara si fa confusa, improvvisamente più difficile da decifrare. I ritmi salgono, il Napoli sembra tenere meglio le posizioni e la Juventus sbaglia tanto in appoggio. Comprensibile la scelta di Allegri di togliere un deludente Pjanic e inserire una mezzala completa come Marchisio, certo meglio capace di interpretare il ruolo nel nuovo contesto.
Dopo l'abbraccio con Sarri prima del match, è proprio Higuain a impastare di vendetta gli ultimi 20 minuti. Il Pipita sfrutta uno dei limiti degli azzurri, la difficoltà a difendere fra le linee sulle seconde palle, sulle respinte corte. Ghoulam, uno dei più critici con Higuain dopo il passaggio alla Juventus, anticipa Khedira, ma Allan non segue l'argentino e né Hysaj né soprattutto Chiriches escono rapidamente per chiudergli la linea di tiro. Pipita arriva in corsa e ha tempo e spazio per vedere la porta.
Sarri inserisce Zielinski per Allan e El Kaddouri per Hamsik, la squadra dietro un po' si sbilancia, si spacca, ma è inevitabile, un rischio calcolato che non evita la sesta vittoria consecutiva dei bianconeri allo Juventus Stadium contro il Napoli. Allegri ne esce con la conferma che Mandzukic e Higuain possono giocare insieme, con la buona prova di Alex Sandro e Khedira e il dubbio su come integrare Pjanic. Il Napoli, a parte la rabbia per il gol dell'ex, scopre un Diawara che tocca più palloni di tutti i 22 in campo (93) e si candida a vice-Jorginho, anche se gli manca ancora il passaggio illuminante, l'appoggio meno scolastico, mentre oggi ha cercato prevalentemente passaggi facili pur conservando una completezza e una centralità numericamente evidente.
La fragilità nelle transizioni negative condanna il Napoli anche al di là dei suoi demeriti. Funziona il tridente leggero, ma alla fine è solo il risultato che conta.