Higuain, cronaca di una vendetta annunciata. Ma che fine ha fatto il Napoli di Sarri?
Il più atteso, il più discusso, il più decisivo. Higuain sfida il pubblico e stende il Napoli nel big match che cambia le prospettive immediate della corsa scudetto e la percezione di Douglas Costa. L'ex Bayern gioca la sua miglior partita in bianconero, puntuale in non possesso, brillante nella gestione del pallone. La sua corsa intelligente apre gli spazi sul lato debole per il Pipita in occasione del gol. Funziona l'assetto flessibile di Allegri, con Matuidi jolly, elemento equilibratore di un centrocampo dalle geometrie variabili. La Juve la vince… da Juve, con la solidità e l'attenzione, l'efficienza e l'applicazione. Il Napoli, generoso nel secondo tempo, lascia gli stessi dubbi nascosti dal risultato a Udine. E' una squadra stanca, che fatica a saltare l'uomo e creare superiorità numerica, con Callejon quasi non pervenuto e Hamsik spento dopo un inizio incoraggiante.
Juve, funziona il 4-4-1-1 flessibile
La Juve, con De Sciglio molto basso e Asamoah molto largo, copre bene sul lato destro con Douglas Costa coperto e De Sciglio allineato per non dare troppo spazio a Insigne. Il Napoli però aggredisce fra le linee, e Pjanic soffre la gestione del pallone a ritmo basso sul pressing alto degli azzurri. Matuidi viene ad allargarsi e formare una sorta di 4-4-1-1 con Dybala dietro Higuain in fase di non possesso,. Di fatto la Juve accetta di rischiare qualcosa fra le linee. Hamsik diventa da subito l'uomo chiave che si inserisce senza palla e consente una linea di passaggio libera per Insigne o Mertens che lo trovano libero, senza nessuno a seguirlo da dietro, due volte nei primi cinque minuti.
La vendetta del Pipita
La Juve ibrida nella copertura del campo non riesce con facilità a innescare Khedira, anche perché Jorginho aiuta a portare il primo pressing. Curioso come col passare dei minuti, Pjanic diventi un centrocampista box-to-box per seguire in fase di non possesso l'italo-brasiliano. Jorginho va a infilarsi fra Koulibaly e Albiol costruendo una tipica "salida lavolpiana", ovevro il mediano che si abbassa fra i due centrali, secondo il modello introdotto dall'argentino La Volpe, fondamento poi del tiki-taka guardioliano a Barcellona. La difesa del Napoli però si lascia sorprendere dal primo contropiede innescato da Douglas Costa. Dopo l'intervallo interno verticalizza per Dybala largo sul fronte destro dell'attacco. Mario Rui è fuori posizione, e il gol del Pipita, dopo che aveva risposto agli insulti dei suoi ex tifosi sorridendo e invitandoli ad insultarlo, è la cronaca di una vendetta annunciata. Ma il jolly dell'azione è Douglas Costa che ha continuato la corsa in diagonale, ha accompagnato Dybala e ha costretto Koulibaly a schiacciarsi su Albiol liberando così lo spazio decisivo per Higuain sul lato debole.
La Juve occupa il centro, gli azzurri sterili sulle fasce
Il Napoli, in difficoltà atletica, alza la linea di pressing che però risulta disomogeneo, spesso scollegato. Gli errori negli appoggi nascono dai ritmi alti e dalle distanze che crescono fra i reparti. La Juve, con Chiellini e Benatia sempre molto coinvolti nella circolazione bassa del pallone, ricorre di più al lancio lungo. Allegri costruisce però una fase difensiva che prevede l'occupazione del centro, anche a costo di lasciare al Napoli il controllo delle fasce. Gli azzurri infatti non possono ricorrere ai cross e non trovano spazi per la formazione dei triangoli e gli inserimenti senza palla alle spalle della difesa tipici della filosofia sarriana. Insigne ha più fatica nel cercare libertà nello spazio di mezzo. E' solo un errore in appoggio a regalargli la possibilità di conclusione alla mezz'ora, con Buffon chiamato al secondo intervento della partita.
Napoli stanco, Juve in controllo
La Juve però perde un po' di qualità nella prima fase di costruzione. Il Napoli aggredisce prima i portatori di palla e l'uscita bassa si rivela un po' macchinosa con Asamoah in difficoltà nel cambio di fronte e Khedira costretto a scalare in appoggio a De Sciglio ma con poche possibilità di ribaltare il gioco a due tocchi. Il tedesco dimostra una chiara predisposizione a cercare la composizione del triangolo basso con Douglas Costa, partita di notevole applicazione tattica per l'ex Bayern oggi davvero poco anarchico anche in non possesso, e De Sciglio proprio nella zona da cui il Napoli fa partire il 49% delle azioni in stagione. E' prevedibile, però, il Napoli, che prova a variare, a uscire su Hysaj ma non ha uomini davanti che creino superiorità numerica. Manca il movimento senza palla, la Juve può coprire gli spazi senza rischiare di ritrovarsi fuori posizione.
Reina salva il Napoli
Il Napoli riscopre un fondamentale Allan, che generoso partecipa alle due fasi e alza la linea di pressing, ma perde Hamsik, poco incisivo, e Callejon. Lo spagnolo, che non ha il dribbling secco a saltare il difensore, praticamente non si vede fino alla conclusione del 55′. Troppo poco per cambiare l'andamento di una partita sostanzialmente cristallizzata. I raddoppi sulle fasce consentono sì alla squadra di Sarri un recupero del pallone più alto rispetto al primo tempo ma la successiva circolazione orizzontale non facilita la creazione di superiorità numerica.
Sarri inserisce Zielinski per Allan, Allegri toglie un Khedira più stanco e meno pronto nei ripiegamenti per Marchisio: tatticamente non cambia nulla. E' Reina però a tenere in piedi in Napoli. La grandiosa parata sulla girata di Matuidi non mascherà però la lentezza della difesa azzurra nel coprire sul cross morbido e soprattutto la scarsa comunicazione fra Hysaj e Callejon, distanti e stretti sul cambio di fronte.
Insigne si fa male, Sarri non ha un piano B
A un quarto d'ora dalla fine Insigne, che ha avuto la migliore occasione del Napoli di tutto il secondo tempo, nell'unica azione in cui Douglas Costa gli lascia spazio in copertura, si fa male. Sarri prova Ounas, e inserisce Maggio per Mario Rui con Hysaj, non per la prima volta, spostato sulla fascia debole, a sinistra, in combinazione con Callejon. Lo spagnolo non rischia mai la giocata, non ha sfruttato nemmeno il mismatch teorico con Asamoah. non si è mai inserito alle sue spalle nonostante la tendenza a stringere la linea.
Allegri intuisce che la Juventus si sta un po' schiacciando e opta per Cuadrado, che può aiutare a rifiatare, per Douglas Costa e Barzagli per De Sciglio. La difesa resta a quattro, con il neo-entrato a occupare il ruolo di terzino destro più occupato naturalmente a coprire gli eventuali tagli di Callejon. Non è il modulo flessibile che Allegri ha avviato con il Monaco la scorsa stagione, proprio con Barzagli che partiva destra salvo ricomporre una sostanziale difesa a tre in fase di costruzione.
Al Napoli manca chiaramente un piano B, e si vede anche nella ricerca ostinata dei calci d'angolo bassi sul primo palo, una traiettoria che non può mettere in difficoltà una difesa schierata che si piazza in linea e vicina alla porta. E questo, in una giornata di non particolare brillantezza atletica, fa tutta la differenza del mondo.