Higuain c’è ma non si vede: merito del Napoli, colpa della Juve
Aveva addosso gli occhi del mondo. Ma il mondo è rimasto deluso. Niente gol dell'ex, niente morso crudele del calcio. Higuain, il bomber che al Napoli ha scritto la storia, torna da avversario ma non tocca nemmeno un pallone all'interno dell'area del Napoli. Va al San Paolo con la guardia del corpo, ma la sua partita rimarrà più innocua che mai. Il dribbling da bullo a Hysaj serve sì a ostentare una fredda superiorità rispetto al magma che monta sugli spalti, ma poi non si traduce in un impatto concreto sulla partita.
Le emozioni, però, c'entrano meno della razionalità. Deve integrarsi con Mandzukic, il Pipita, nel contesto di una squadra che segna presto e presto si abbassa, fin quasi a rinunciare a giocare. Deve cercare spazi dove palloni non ne arrivano, merito di un Napoli che copre il campo con la maturità delle grandi, alza il ritmo e non si scompone dopo il vantaggio bianconero, non cade nella trappola di Allegri. Così Higuain rimane ad agire soprattutto senza palla, ad aprire spazi, a cercare di mascherare l'asimmetria di una Juve più debole sulla catena di sinistra rispetto al fronte opposto nonostante gli aiuti continui di Mandzukic.
Con un solo tiro in porta, non si può certo definire Higuain determinante. In 90′, ha tentato 19 passaggi e ne ha completati 14. Ha scambiato 7 volte con Pjanic, la combinazione più frequente che lo riguarda, e ricevuto 3 volte rispettivamente da Lichtsteiner, Bonucci e Lemina. E' il segno di un baricentro arretrato, di un giocatore che scambia e cerca di creare spazi molto lontano dalla porta, che non a caso completa solo 2 passaggi su 6 negli ultimi 30 metri. Troppo pochi gli 8 passaggi in avanti, eloquenti i 7 in orizzontale e i 4 all'indietro per raccontare la sua partita. Ai 5 dribbling riusciti su 5, si accompagnano i 2 contrasti aerei persi e i due tackle tentati senza successo. Numeri che raccontano la prestazione di un giocatore passivo senza palla e poco coinvolto nelle zone calde in fase offensiva.
Nel primo tempo, Higuain entra indirettamente nell'azione del gol, non c'è il fallo su di lui di Albiol e Khedira può festeggiare. Dopo la permanenza blindata, il riscaldamento col bodyguard, la voglia di vendetta vicaria e l'amore dimenticato o non ricambiato, Higuain marca il territorio.
Se ne va in stile fin troppo ostentato a Hysaj. Il cross verrà respinto in corner da Koulibaly, ma il modo è l'affermazione di un modo di essere, una cresta alzata a dispetto di tutto e di tutti, un "io sono qui, e sono così" gridato a uno stadio ostile, ferito nell'amore che ha percepito come non ricambiato, nella passione diventata feroce per quel che è stato vissuto come un tradimento ed è in fondo solo la visione moderna di un professionista in un calcio in cui le bandiere e gli stemmi sulle maglie contano comunque sempre meno.
Higuain è spesso in pole per portare il primo pressing, svaria anche senza palla, si muove lungo il fronte d'attacco con la motivazione di chi comunque ha qualcosa da dimostrare e la freddezza di chi non si lascia condizionare dalla situazione, guardia del corpo o meno.
Pipita non brilla
E' naturale che la prestazione del Pipita, in questo contesto, risulti più sbilanciata nella fase di non possesso. Perché la Juve cerca di fare densità sulla propria trequarti e ribaltare il gioco con i lanci lunghi da dietro per sfruttare lo spazio alle spalle dei mediani del Napoli, e l'atteggiamento si fa ancor più marcato dopo il vantaggio di Khedira. Le linee strette e le coperture degli spazi da parte dei bianconeri sfiorano la perfezione, contro un Napoli che pure pressa con ordine e una notevole preparazione tattica.
E nel contesto una squadra che si abbassa così tanto e non riparte con frequenza è prevedibile che il coinvolgimento di Higuain nella circolazione della palla risulti meno determinante e soprattutto meno appariscente. Poi, c'è da considerare l'alchimia con Mandzukic, che cerca di aprire spazi sulle corsie, e Lemina schierato più alto per ostacolare il primo possesso degli azzurri, oggi peraltro in maglia bianca.
E' proprio del Pipita la prima conclusione del secondo tempo. Scambia con Mandzukic, che di preferenza presidia la fascia sinistra, occupa la corsia centrale e quasi da fermo conclude dai 20 metri sul corpo di Koulibaly. Prende possesso del corridoio interno sul centro sinistra, costringe la difesa del Napoli a stringersi intorno a lui, e così a liberare spazi per gli inserimenti da dietro. Nasce così il filtrante d'esterno, di prima, per Lemina che però stecca la conclusione in corsa.
Al momento del pareggio di Hamsik che altera lo scenario tattico del match, Higuain ha toccato 25 palloni e completato 5 dribbling su 5. L'ingresso di Cuadrado, volto a trovare più velocità sulle fasce, risulta neutralizzato da un Napoli compatto che tiene alto il ritmo, cambia i meccanismi della manovra offensiva di una Juve un po' sulle gambe. La Juve non ce la fa a cambiare marcia e il Pipita continua a corricchiare a vuoto fino al triplice fischio finale. Colpa della Juve, merito del Napoli.