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Hamsik: “Non possiamo paragonarci alla Juve ma vogliamo batterla. Vogliamo lo scudetto”

Il capitano del Napoli, Marek Hamsik, prova a spiegare cosa significa indossare la maglia azzurra sotto il Vesuvio. Alla tv tedesca che lo intervista prima della sfida di Europa League dice: “Da quando sono arrivato ho capito che qui il calcio significa tutto, è come una religione”. Sul calcio di Sarri: “E’ bello da guardare, ma difficile da realizzare. Devi correre molto, spingere forte”.
A cura di Maurizio De Santis
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Siamo già oltre la metà del campionato e stiamo facendo una corsa testa a testa con la Juventus, mentre gli altri club si sono allontanati. Potrebbe non ripresentarsi questa occasione in futuro, quindi daremo tutto per riuscire a vincere quest'anno. La Juventus è un club di caratura mondiale con una squadra eccellente dal valore di 600 milioni di euro. Non possiamo paragonarci a loro. Ma siamo sul punto di fare qualcosa di incredibile e vogliamo batterli. Abbiamo una grande voglia di conquistare il titolo quindi sono sicuro che stavolta tocca a noi per lo scudetto!

A parlare così non è un pazzo visionario ma il capitano del Napoli, Marek Hamsik, che prova a spiegare ai ‘teteschi' di Germania di Sport1 cosa significa indossare la maglia azzurra. Mino Raiola, il procuratore al quale lo slovacco dette il benservito, disse: "Uno come lui non si trova facilmente". E aveva ragione perché il 17 azzurro (in barba alle ricorrenze della cabala) ha detto no alle offerte e ai soldi che avrebbe potuto guadagnare andando altrove, prestando ascolto alle sirene dei procuratori; ha scelto di restare in questo club a cresta alta; ha scelto di sposare la causa del popolo partenopeo che vive il calcio come una religione e ha trovato nello slovacco il suo condottiero per la ‘crociata' scudetto.

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"Da quando sono arrivato, ho capito che qui significa tutto". Era un ragazzino venuto dalla B, è diventato un uomo. Reja, Mazzarri, Benitez e poi il maestro di campo che fuma come una ciminiera ed è così maniacale nel lavoro settimanale da toglierti il fiato. Cavani e Higuain sono andati via, l'uno attratto dallo sceicco (e ceduto dietro il placet del presidente, De Laurentiis, che quei soldi li reinvestì) mentre l'altro fece le visite in gran segreto a Madrid per fare rotta verso Torino e la Juventus.

Hamsik, no: è rimasto dov'era e oggi che con Sarri la squadra è cresciuta potrebbe essere l'alfiere, il messaggero che annuncia un sogno bellissimo, di quelli che hai paura perfino a raccontare temendo che non si avverino, di quelli che basta poco per rovinare tutto. E allora anche l'Europa League con il Lipsia è una sorta di passaggio nella terra di mezzo.

Il calcio di Sarri? E' bello da guardare, ma difficile da realizzare – ha aggiunto Hamsik -. Devi correre molto, spingere forte. Non è facile. E lui chiede sempre massima concentrazione. Se conquistiamo la palla, allora viene fuori tutta la nostra forza che si manifesta soprattutto nel possesso palla. Ci divertiamo quando attacchiamo, ma in fase di contenimento c'è molto da recuperare. Durante gli allenamenti giochiamo sempre a due tocchi, vogliamo muovere sempre velocemente la palla. Quando i nostri attaccanti hanno palla possono tentare anche i dribbling».

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