Ha Kwang Song: a Palermo debutta il primo nordcoreano nella storia della Serie A

Un nordcoreano per amico. La Serie A da quest'oggi può vantare finalmente un giocatore della Corea del Nord non collegato al pessimo ricordo legato al Mondiale inglese del 1966 quando con il ct Edmondo Fabbri, l'Italia venne eliminata dal dentista Pak Doo-Ik che divenne un autentico eroe nazionale. Oggi, a Palermo, in occasione del match contro il Cagliari ha esordito – per la prima volta in assoluto – un giocatore nordcoreano nel nostro campionato: si tratta di Han Kwang Song, subentrato nella ripresa tra le fila degli isolani.
A Palermo per la storia – L'ultima frontiera è stata così superata e la Nord Corea è entrata negli annali della Serie A. Mancava, questa nazione, all'appello tra le tante che hanno fatto ingresso nel nostro massimo campionato. Sempre più internazionale, sempre più figlio dei tempi che mutano e così ecco che nell'arida e calda Sardegna c'è posto anche per un giocatore proveniente dalla profonda Asia, Song. Un debutto senza pretese, nel secondo tempo al posto di uno stremato Sau, ma comunque tanto è bastato per ascrivere Palermo-Cagliari tra gli annali di sempre.
Primo fu Hyok – In realtà, Song non è il primo in assoluto ad arrivare in A. Lo scorso anno la Fiorentina tesserò il nordcoreano Choe Song Hyok, che però non ha mai esordito in prima squadra e quindi non può vantare alcun secondo in campo. Per Song è stato tutto diverso: i sardi lo hanno tesserato qualche settimana fa e Rastelli lo aveva già convocato in occasione della sfida con la Lazio, pareggiata 0-0 prima della sosta. Ma il giocatore non era sceso in campo, oggi, a Palermo, sì.
Dal Viareggio con furore – Di Song si parla comunque un gran bene, è considerato uno dei prodotti migliori del vivaio asiatico. Nato nel 1998, si era già fatto notare positivamente al Torneo di Viareggio, segnando anche una rete nel 4-1 al Parma. Poi l'ascesa fino alla prima squadra. Il Cagliari lo ha strappato ad una agguerrita concorrenza, soprattutto da parte dell’Ajax che storicamente non sbaglia mai quando si tratta di coltivare giovani talenti.