Gli aneddoti di Ibrahimovic al Psg: “Trapp veniva chiamato Adolf”
L'addio di Zlatan Ibrahimovic al Paris Saint-Germain porta con sé anche tutta una serie di curiosi aneddoti. Del resto, "Re Zlatan" in quattro anni ha dato ampiamente spettacolo, dentro e fuori dal campo. Al netto dei suoi successi, scanditi da 154 reti in 179 partite e da 11 trofei su 16 vinti in Francia (dato che ha fatto volare il Paris Saint-Germain tra le squadre più vincenti di Francia, seppur staccata ancora di molto da quelle "storiche"), lo svedese ha anche lasciato diversi episodi "curiosi" che verranno "tramandati" ai posteri.
Alcuni di questi sono stati raccolti e pubblicati da due giornalisti de L'Equipe, noto quotidiano sportivo francese, all'interno del libro "Ibra Grandeur Nature". Uno di questi racconta il nomignolo dato a Kevin Trapp, portiere parigino: "Quando Zlatan decide che è arrivato il momento di scherzare, è come quando entra in area di rigore: è impossibile fermarlo", si legge nel libro, "Trapp è tedesco e quando è arrivato al PSG Ibra gli ha affibbiato il soprannome ‘Adolf'. E se Trapp era Adolf per Ibrahimovic, doveva essere Adolf per tutti. Non era una forma di disprezzo, ma più che altro un modo per vendicare a modo suo l'amico Sirigu, finito in panchina dopo l'arrivo di Trapp".
Se il povero Trapp ha provato sulla propria pelle l'Ibrahimovic "giocoso", tutt'altro trattamento lo svedese ha riservato ad altre persona. Racconta Armand, ex-calciatore del Psg e compagno di squadra di Ibrahimovic: "Non ha mai portato le sue valige in camera da solo sin da quando giocava nell'Ajax, e non può concepire che non ci sia una persona addetta a farlo", ha spiegato ricordando di quando le sue valige non furono prese dal personale, "Era furioso, andò da Leonardo e gli disse: si può sapere perché la mia valigia non è ancora nella mia stanza? Tu dici che vuoi costruire un grande club, ma tutto ciò non è degno di un grande club. A Milano non sarebbe mai successo'. E Leonardo: ‘Tranquillo, me ne sto occupando io', gli rispose".
E che dire di quando protestò contro il pessimo (a suo dire) arbitraggio all'indomani della sconfitta di Bordeaux? Lo svedese se la prese con la Francia, definendola "un paese di m…": il Paris Saint-Germain organizzò subito un'intervista per smontare il caso, ma alla fatidica domanda se amasse o meno la Francia, rispose con un laconico: "E' la Francia che dovrebbe amare me visto che pago le tasse qui". Fino all'ultima frase, con la quale aveva annunciato il suo addio: "Sono arrivato da Re, me ne vado da leggenda". Semplicemente Zlatan.