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Giovanni Galli e la fede: “Mi ha salvato dopo il dramma di Niccolò”

A più di quindici anni dalla scomparsa del figlio, l’ex portiere della Nazionale racconta come è riuscito a convivere con un dolore così grande: “Fondamentali il grande amore della mia famiglia e la fede. La convinzione di rivederlo un giorno mi aiuta ad andare avanti”.
A cura di Alberto Pucci
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Il prossimo nove febbraio saranno sedici anni. In quella maledetta giornata d'inverno del 2001, Niccolò Galli perse la vita in un incidente stradale gettando nello sconforto tutta la sua famiglia, gli amici e i compagni di squadra del Bologna: club nel quale stava crescendo come difensore. Intervistato da "Tv2ooo", Giovanni Galli ha trovato la forza per parlare del figlio scomparso e del suo immenso dolore: "Dopo il suo incidente, per me sono state fondamentali due cose: il grande amore della mia famiglia e la fede – ha spiegato l'attuale opinionista televisivo – Non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio. Se non avessi avuto questa grande fede e la convinzione di ritrovare e rivedere un giorno mio figlio sarebbe stato difficile convivere con questo dolore. Il dolore non passa mai, ci si può solo convivere".

Le lacrime nascoste

Per Giovanni Galli, prima del pallone viene la fede: "Ogni domenica mattina , prima di giocare andavo a messa, mi sentivo di doverci andare, era una chiamata più forte di me – ha continuato – La fede è un qualcosa che ti senti dentro e andare a messa mi faceva sentire bene". Nella lunga intervista, l'ex portiere di Fiorentina, Milan e Napoli ha poi rivelato alcuni particolari molto personali: "Piangevo sotto la doccia, di nascosto. Non volevo farmi vedere da mia moglie e dalle figlie perchè volevo essere la persona alla quale loro potessero aggrapparsi. E' stato comunque un errore, perché sia il dolore che la felicità devono essere condivise con tutti. A distanza di tempo mi sto portando dentro ancora tante ferite. Dopo la scomparsa di Niccolò, il mio rapporto con Dio non è cambiato. Prego ogni sera prima di dormire e l'ultima immagine è quella di Niccolò. Non so come lo rivedrò: se nell'età in cui ci ha lasciati o invecchiato. Speriamo di riconoscerci".

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