Gioco corto e densità, come può cambiare il Napoli con Ruiz regista
Il primo Napoli post-Hamsik non può che essere work in progress. La seconda rilettura di una squadra chiamata a una doppia evoluzione. La trattativa complessa con i cinesi del Dalian lascia comunque ad Ancelotti un ruolo scoperto e insieme un'opportunità di sviluppo. Perché Fabian Ruiz non è ancora un regista basso, ma in poco tempo ha già iniziato ad essere qualcosa di più e di diverso da una mezzala. Perché il percorso funzioni nell'immediato, però, serve anche un adattamento del resto della squadra nell'occupazione degli spazi e nella gestione delle transizioni. Serve che la mezzala di riferimento sul lato forte accompagni con continuità per creare un triangolo che possa favorire gli interscambi, e che si apra più di frequente il gioco sul lato debole. Così da creare più soluzioni per andare al tiro.
La doppia evoluzione del Napoli
Nel giro di mezza stagione o poco più, Ancelotti è chiamato alla doppia modulazione di frequenza. Prima l'addio alla scienza artistica di Sarri, al dogma del 4-3-3, a Jorginho cervello del gioco e recordman di passaggi, e il passaggio a un'estetica più morbida, più flessibile nelle forme per quanto solida nei principi. Poi l'adattamento a un'assenza, quella di un uomo e di un tipo di giocatore, da colmare con differenti articolazioni.
Il primo tempo che passa del Napoli targato Ancelotti la scelta del capitano come nuovo play in un 4-4-2 di facciata che si modula però in geometrie variabili in fase di possesso. Ora il giocatore che viene incontro per aiutare l'uscita bassa del pallone e cucire il gioco non c'è. E servirà del tempo perché Ruiz lo diventi. Qualcosa però si comincia a intravedere, anche nel possibile percorso evolutivo della squadra.
L'ultima di Hamsik vs la prima di Ruiz
La trasferta di Firenze, la prima prova di questo Napoli due o tre punto zero, va presa come prima impressione, da cui trarre al massimo linee di tendenza e di sviluppo. Un aspetto spicca su tutti, nell'interpretazione della partita da centrocampista centrale di Ruiz. Lo spagnolo è il giocatore con più passaggi di tutti, compagni e avversari. Ma 23 dei 70 passaggi che completa sono appoggi corti per Allan, che è anche il giocatore da cui riceve più passaggi (17), quasi tutti di corto-medio raggio e orizzontali.
Questa insistenza nel gioco corto è la principale differenza che si è avvertita a Firenze rispetto alla circolazione del pallone più abituale con Hamsik. Nella sua ultima partita in azzurro, il 3-0 in casa contro la Sampdoria, il capitano ha completato 61 passaggi, di cui 18 verso Mario Rui e nove verso Koulibaly. E sono proprio loro due i compagni che lo hanno cercato di più, rispettivamente 11 e 14 volte.
La mappa dei passaggi ricevuti da Ruiz a Firenze e da Hamsik al San Paolo contro la Sampdoria fa emergere come lo spagnolo interpreti la ricerca della centralità nel gioco del Napoli ancora in una chiave più monodimensionale. Come se essere al centro del campo fosse il suo modo per affermarsi al centro del gioco.
Anche il confronto speculare dei passaggi effettuati testimonia la differenza, in termini di lunghezza e di aperture di campo. Ruiz è ancora ripiegato, Hamsik più consapevole del ruolo, dei tempi, del modo di giostrare il gioco.
Lo spostamento al centro l'ha reso meno arioso, anche per meriti di una Fiorentina che al centro sa fare densità, sa aggredire e togliere il tempo che serve per sviluppare una circolazione di palla più pensata e meno elementare. Tuttavia, quando Ancelotti gli ha affidato una regia più decentrata, ad esempio al San Paolo contro la Lazio, Ruiz ha mostrato un'occupazione del campo e scelte di passaggi meno scolastica, più vicina a uno stile da play moderno.
Linee evolutive
La scelta di Fabian Ruiz come play riconosce allo spagnolo un potenziale di orchestrazione del gioco che ha già dimostrato di avere. E chiama il resto della squadra a qualche aggiustamento in fase di avvio e conclusione dell'azione. A Firenze, Ruiz ha ricevuto palla, oltre che da Allan, principalmente da Ghoulam (13) più che da Koulibaly (9). A San Siro contro il Milan, in un ambizioso 4-4-2 con Zielinski accanto e Callejon e Insigne come esterni di centrocampo, si è trovato ancora più a suo agio, probabilmente perché l'interpretazione che gli si richiedeva era molto più vicina a quella di una mezzala di possesso che allo stile di un regista di pensiero.
Non avendo la stessa naturalezza di Hamsik nell'abbassarsi per andarsi a prendere il pallone dai difensori, in questa fase di assestamento può non essere casuale che i terzini siano più coinvolti nell'iniziale costruzione. Anche se poi a Firenze l'appoggio per Ruiz è rimasta la prima opzione in uscita per Ghoulam e Koulibaly, mentre Hysaj cercava la giocata più verticale, il ribaltamento verso Insigne o Callejon.
Il Napoli, la squadra che resiste meglio al pressing alto degli avversari, ovvero che riesce in media a completare più passaggi quando attaccata nella propria metà campo secondo i dati Opta, non porta un pressing alto ancora ottimale. È infatti decima in Serie A per PPDA, ovvero la media di passaggi concessi agli avversari aggrediti nella loro metà campo. Ed è proprio la fase di transizione che potrebbe risultare più delicata in questa evoluzione. A Firenze, non è un caso, che nel Napoli sia un po' mancato Mertens.
Insistendo sul gioco corto, è più facile che il Napoli cerchi di sviluppare l'azione da Ruiz verso Zielinski e Ghoulam, secondo una delle classiche direzioni della manovra nell'era sarriana, favorito al Franchi dalla compresenza a destra di Hysaj e Allan, più allineati e coperti. In questo 4-3-3 mascherato, da questo naturale sviluppo della manovra possono discendere due opzioni principali, il cambio usuale verso Callejon o la ricerca di un ulteriore scambio stretto che coinvolga una delle punte. In questo caso non è da escludere che il belga possa essere più sacrificato per Milik, perché il polacco permetterebbe a Insigne di galleggiare fuori area, creare situazioni da taglio fuori-palla dentro magari forzando uno dei centrali avversari fuori posizione, con una presenza più fissa in area a spostare gli equilibri. L'aver comunque creato tanto con una circolazione di palla insistita, una trama di passaggi stretti, pur con l'attacco leggero di partenza, conferma che in potenza questa nuova organizzazione di squadra è sostenibile. Può essere più efficace, ma la strada è quella giusta.