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Giampaolo è già rischio? Cinque cose che non vanno nel suo Milan

Dopo Udine e Verona, il Milan ha giocato l’ennesima partita inguardabile nel derby contro l’Inter. Una prestazione che ha nuovamente confermato le grandi difficoltà dell’allenatore milanista, che ad oggi non ha ancora lasciato il segno sulla squadra. Già nel mirino di parte della tifoseria, Marco Giampaolo è ora atteso da due sfide delicate con Torino e Fiorentina: partite che potrebbero anche segnare il suo destino rossonero.
A cura di Alberto Pucci
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La coreografia preparata dalla Curva Sud non è servita a nulla. E nemmeno quella madonnina distante solo qualche chilometro dai tre anelli di San Siro. Nonostante il richiamo a Sant'Ambrogio e la preghiera al simbolo della città, il Milan ha perso ancora il derby e lo ha fatto nel peggiore dei modi: senza battersi e senza mai tirare verso Handanovic. Delle 224 stracittadine giocate, quella di ieri sera è dunque entrata nella top ten dei derby rossoneri da dimenticare. Una sconfitta senza se e senza ma, che ora rischia di dare il via al processo nei confronti di Marco Giampaolo: atteso da due partite per nulla semplici con Torino e Fiorentina.

Una squadra senza identità e gioco

Dopo quattro giornate di campionato, il Milan non ha ancora un'identità ben definita. Mancano idea di gioco e quella famosa filosofia che l'ex guida tecnica della Sampdoria aveva tanto chiesto al suo primo allenamento a Milanello. Escludendo Donnarumma e i due centrali di difesa, il resto della squadra sta infatti giocando al di sotto delle aspettative. I terzini non spingono e rimangono piantati nella loro metà campo, il centrocampo annaspa al primo pressing avversario e il tridente offensivo è di un'impotenza imbarazzante. Uno scenario che, dopo solo quattro giornate, non può non mettere in allarme chi occupa le scrivanie di Casa Milan

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La mancanza di personalità e carattere

Arrivato a Milanello con l'etichetta di ‘maestro', e con l'obiettivo di insegnare calcio a Suso e compagni, Marco Giampaolo si è però subito smarrito. Alle brillanti prestazioni nelle amichevoli estive, dove la squadra aveva messo in mostra un calcio propositivo e verticale, sono infatti seguite una serie di partite inquietanti che hanno ricordato le peggio figure delle precedenti gestioni. Sono i giocatori a far grandi gli allenatori, direbbe qualcuno. Vero, ma non bisogna però dimenticare che le squadre dovrebbero rispecchiare in campo la personalità e il carattere del proprio allenatore. E se il Milan e Giampaolo sono questi, allora i tifosi fanno bene ad essere preoccupati.

Le scelte discutibili

Dopo le inguardabili partite di Udine e Verona, sui social il processo a Giampaolo è già cominciato. Tra i capi d'accusa mossi verso il mister di Giulianova, c'è anche quella inclinazione al masochismo che lo perseguita da alcune settimane. I motivi che fino ad ora hanno spinto l'allenatore a preferire, specialmente nel derby, giocatori come Rodriguez, Biglia e Calhanoglu ai vari Theo Hernandez, Bennacer e Paquetà è incomprensibile e non è più tollerabile non soltanto dalla tifoseria ma anche dalla stessa dirigenza che – secondo indiscrezioni – ha già fatto arrivare all'ex doriano l'irritazione per i diversi milioni spesi e ‘depositati' in panchina.

La confusione dei moduli

I giocatori hanno ovviamente le loro colpe, ma oltre a loro anche lo stesso Giampaolo dovrebbe fare una ‘mea culpa' e riflettere sui suoi errori. I continui cambi di modulo hanno infatti tolto credibilità al tecnico e mandato in confusione la squadra. L'idea iniziale del 4-3-1-2 è stata infatti subito messa da parte. Di fronte alla poca duttilità di Suso, Giampaolo ha prima virato sul 4-3-3 e poi addirittura su quel 4-3-2-1 di ancelottiana memoria: uno schema che aveva dato grandi soddisfazioni in passato, ma solo perché supportato da una qualità in campo che l'attuale Milan si può soltanto sognare.

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Suso e quei giocatori non da Milan

La testardaggine di Giampaolo nello scommettere su Suso, con l'obiettivo di trasformarlo in quel giocatore che non sarà mai (ovvero un trequartista in grado di illuminare San Siro e rifornire le due punte), si sta rivelando un clamoroso autogol. Lo spagnolo non è infatti un campione, è ‘solo' un buon giocatore così come ce ne sono pochi altri nella rosa milanista. Alcuni arrivati in estate durante la campagna acquisti: condivisa e portata avanti da Maldini, Boban e Massara con l'avallo dello stesso allenatore milanista. Se non ci sarà un'immediata inversione di tendenza, di gioco, di uomini e di risultati, il club dovrà inevitabilmente prendere decisioni. Forti, come quella di un possibile esonero di Marco Giampaolo.

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