video suggerito
video suggerito

Germania, quattro squadre per Löw verso Russia 2018

Il successo del modello tedesco sta nell’abbondanza di talenti. Il ct della Mannschaft potrebbe disegnare almeno quattro squadre competitive. Le opzioni, di sicuro, non gli mancano. Il titolo in Confederations Cup, con una nazionale sperimentale, e il titolo europeo under 21 moltiplicano le possibilità.
24 CONDIVISIONI
Immagine

Il secondo titolo europeo under 21, il trionfo in Confederations Cup con una nazionale volutamente sperimentale. Il successo del modello tedesco, del modello Bundesliga, ha un segreto che poi tanto segreto non è. Il sistema consente di far crescere talenti, di valorizzarli, di costruire sulla base del valore e dei risultati di una generazione le prospettive delle successive. Loew ha portato in Russia solo tre giocatori della rosa campione del mondo (Matthias Ginter, Shkodran Mustafi e Julian Draxler, creativo e incostante, responsabilizzato con la fascia da capitano). Kuntz ha annullato in Polonia la Spagna di Asensio e Niguez con una squadra già matura: nei 22 convocati all'Europeo di categoria, i 19 che giocano in Bundesliga mettevano insieme 1122 presenze. Su questa base, il ct Löw ha almeno quattro squadre tra cui scegliere fra un anno al mondiale di Russia.

Opzione 1: stelle Kimmich, Muller e Reus

Il 4-2-3-1 dovrebbe rimanere l'architrave di partenza, anche se in finale Löw ha sperimentato una difesa a tre. “Possiamo imparare molto dall'intensa organizzazione difensiva dell'Italia” diceva dopo la vittoria all'Europeo, e forse questo è il primo risultato. La variante del 3-4-2-1 può tornare utile come alternativa se le ali non dovessero arrivare in grandi condizioni. Ma con Muller e Reus (un gol ogni 170′ quest'anno) in forma, il 4-2-3-1 rimane la soluzione migliore per sfruttarne il potenziale. Anche perché dietro Kimmich, pur giocando raramente da terzino destro nel Bayern di Ancelotti, in nazionale porta la sua intelligenza calcistica e interpreta con naturalezza il ruolo (basti vedere come, contro l'Australia, andava a difendere in avanti per coprire lo spazio alle spalle dei centrocampisti, un must molto guardiolano).

A sinistra, dal 2014, dal giorno dell'esordio in nazionale con appena 10 partite alle spalle in Bundesliga, al Colonia dove ha iniziato da centrocampista, la prima scelta rimane Jonas Hector. Un giocatore, scriveva Cristoph Bjermann sul Guardian alla vigilia di Euro 2016, “che non dovrebbe più esistere nel calcio moderno. È l'unico nella rosa che non abbia mai visto da vicino il settore giovanile di una squadra professionistica”. Ha giocato fino a 20 anni all'SV Auersmacher, la squadra del paesino del Saarland, vicino al confine francese, dove è nato. A 22 anni debutta in seconda divisione, nel 2014 il salto in Bundesliga. “Uno così non l'avevo mai incontrato” sintetizzava il tecnico Peter Stöger, “né da giocatore né da allenatore”.

Immagine

Opzione 2: sorprese Heinrichs e Werner

Questa variante, insieme a quattro campioni del mondo, presenta alcune delle interessanti variabili a disposizione di Löw, soprattutto in difesa. Se Howedes e Mustafi, infatti, hanno avuto modo di vivere, anche se non da titolari fissi, la gioia del trionfo in Brasile, a destra è solo da sette mesi che la Mannschaft ha scoperto il valore di Benjamin Heinrichs, promosso da Loew direttamente dall'Europeo under 19 dell'anno scorso: suo l'appoggio per il secondo gol di Werner per il 3-1 al Camerun in Confederations Cup. Capitano e centrocampista della Jugend del Bayer Leverkusen, esordisce in prima squadra da trequartista contro il Borussia Dortmund di fronte al “Muro Giallo”. Veloce, versatile, con ottimi piedi, Roger Schmidt poi lo sposta terzino, anche se prevalentemente a sinistra.

Resterebbero, naturalmente, le incognite sull'integrità fisica di Gundogan e Gotze. In attacco Werner, capocannoniere dell'ultima Bundesliga, che ha spinto con i suoi 21 gol l'RB Lipsia al secondo posto è il vero asso nella manica della Mannschaft. Più giovane a debuttare e segnare nella storia dello Stoccarda, più precoce a firmare una doppietta e raggiungere 50 presenze in Bundesliga, a meno di 19 anni, è un attaccante completo e maturo che in Champions League potrebbe aumentare esperienza e peso internazionale.

Immagine

Opzione 3: la forza di Stindl e Dahoud

La competitività di questa terza opzione, di questa nouvelle vague del sistema tedesco, dimostra quanto la rivoluzione iniziata con gli anni Duemila e la rifondazione di tutto il movimento calcistico abbia funzionato. Ogni squadra ha l'obbligo di costituire un'academy e concentrarsi su aree e obiettivi indicati dalla federazione, come “coltivare un livello di condizione fisica stabile”, “sviluppare sistematicamente la prestazione attraverso un'analisi intensiva” e “la formazione di squadre sulla base di un approccio tattico orientato al futuro”. I giovani, dunque, devono giocare in modo da essere pronti per essere inseriti nei meccanismi delle prime squadre, un po' come avviene in tutta la trafila delle giovanili del Barcellona. Anche se c'è chi teme che l'approccio così uniforme faccia perdere creatività e pensiero laterale, la versatilità dei componenti anche di questa terza versione possibile della Mannschaft mantiene tranquillo l'orizzonte del ct Löw.

Il diamantino dell'under 21 Mahmoud Ahoud, scappato a dieci mesi da Amuda, cittadina a maggioranza curda al confine turco-siriano, ha iniziato al Fortuna Dusseldorf e a 14 anni è arrivato al Borussia Monchengladbach. Debutterà in prima squadra solo quattro anni dopo e si trasformerà presto in un fondamentale centrocampista difensivo, capace di inserirsi senza palla e di chiudere gli spazi, tanto più prezioso contro squadre che verticalizzano presto in contropiede.

Dal 2015 lo raggiunge Stindl, uno degli attaccanti più continui della Bundesliga. Meno elegante di Meyer o Brandt, certezza del Bayer Leverkusen, è un “Raundeuter”, un creatore di spazi. Quando riceve palla, rivela la compagnia Impect (specializzata in statistiche sul calcio, fondata da due ex calciatori, Stefan Reinartz e Jens Hegeler), mette fuori posizione l'avversario anche 70 volte a partita, appena meno di Thomas Muller, che rappresenta l'archetipo di questo tipo di attaccante di movimento.

Immagine

Opzione 4: crescono le quotazioni di Philipp e Gerhardt

Perfino nella quarta rotazione, non c'è proprio da scavare il fondo del barile. Anzi. Se un campione del mondo come Schurrle finisce così indietro nelle possibili gerarchie, lo stato di salute del calcio tedesco è decisamente ottimo. Magari manca qualche terzino destro, ma a sinistra cresce il valore di Yannick Gerhardt, 74 presenze al Colonia prima di un passaggio al Wolfsburg, deludente solo in termini di successo di squadra, che può giocare anche da centrocampista: vedere per credere il primo aggressivo intervento al 2′ della finale europea Under 21 contro la Spagna.

Max Meyer scivola indietro perché in fondo nell'ultimo lustro non è ancora riuscito a rendere all'altezza delle aspettative piovute sulle sue spalle da teenager al debutto con lo Schalke 04. Ma il ruolo di leader dell'Under 21 campione d'Europa potrebbe aprirgli nuovi scenari.

Scenari destinati a cambiare anche per Maximilian Philipp, attaccante completo e fondamentale due anni fa per la promozione del Friburgo in Bundesliga. Già considerato il nuovo Marco Reus, è il primo colpo del mercato del Borussia Dortmund: praticamente ambidestro, maturo e con una notevole etica del lavoro, è l'uomo giusto nel posto giusto per provare a entrare nei 23 di Löw fra un anno. Il ct ha solo il più bel problema di tutti, l'imbarazzo della scelta.

Immagine
24 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views