Gattuso saluta Pirlo: “Era un gran figlio di… E può fare l’allenatore”
"Era un gran figlio di…". Un ‘ringhio' bonario. Gattuso saluta Pirlo alla sua maniera, da compagno di squadra (e avversario) leale, da soldato di ventura che ha combattuto mille battaglie affianco all'uomo, calciatore, regista, esteta del bel calcio in rossonero e in Nazionale. Il ‘professore' a menar le danze e a disegnare strategie, schemi in mezzo al campo grazie anche al pragmatismo di Rino, sempre lì a mulinar gambe e a mordere caviglie. Insieme hanno vinto tutto. Perché se Pirlo è divenuto un grande lo deve anche a chi, lottando gomito a gomito, gli ha permesso di esprimere tutto il proprio talento a Milano come a Torino.
Quando vedevo giocare Pirlo mi chiedevo se potevo farlo pure io o dovevo cambiare mestiere -ha ammesso Gattuso, oggi allenatore della Primavera milanista, a Radio24 -. Ho cominciato a giocare con lui nell'Under 15 ed era fortissimo anche da trequartista.
Maledetto il tempo che passa inesorabile. Maledetta è la punizione di non averlo più nel calcio italiano. Maledetta è l'usura degli anni che ha messo a dura prova il ginocchio. Pirlo ha appeso le scarpette al chiodo, di quella generazione di campioni è rimasto solo Gigi Buffon, ideale trait-d'union tra l'Italia campione del Mondo e quella che oggi, a fatica, cerca qualificazione e un'identità di nuovo vincente. Il numero uno della Juventus e della Nazionale ha ancora una missione da compiere: si chiama Russia 2018, poi anche lui potrà dire addio al calcio giocato. Cosa farà dopo? Non si sa. Si sa, invece, quel che sogna di fare Pirlo ‘da grande': l'allenatore.
Può allenare, può fare tutto. Ha un'intelligenza fuori dal comune, ha credibilità e sa stare con gli altri. Era un gran figlio di… Uno che prendeva in giro per mesi e mesi, era divertente stare con Andrea – ha aggiunto Gattuso -. Gli ho tirato più cinquine io che Bud Spencer a Terence Hill. E sulla rinascita alla Juve? Ha avuto la fortuna di trovare Conte, gli ha fatto tornare la voglia.