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Gattuso ha lasciato il Milan da uomo vero, come pochi rimasti in un calcio di voltagabbana

“Non voglio soldi per me però pagate ai miei collaboratori i due anni di stipendio che ancora spettano loro in base al contratto”. In quel gesto c’è tutto Gattuso che ha rinunciato a 5 milioni e mezzo di euro netti (11 al lordo) fedele alle proprie idee a quel senso di gratitudine verso una società che l’ha preso ragazzino e l’ha fatto uomo. E da uomo è andato via.
A cura di Maurizio De Santis
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‘Uomini, mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraqua' scriveva Sciascia e poi c'è ringhio. Parliamo dell'uomo, mettiamo da parte l'allenatore. Gennaro Gattuso ha rinunciato a 5 milioni e mezzo di euro netti (11 al lordo) e s'è dimesso da tecnico del Milan dopo 18 mesi durissimi durante i quali ha tenuto ben saldo il timone della nave che viaggiava in ‘acque perigliose' fino a condurla in Europa: ha sfiorato la Champions per un punto ma non si può definire un fallimento la sua stagione. Provate a mettervi nei suoi panni: nell'estate scorsa, quando la barca rischiava di affondare, è restato al suo posto, fedele a quella maglia che per lui è stata sempre una seconda pelle, fedele all'impegno e alla parola data. Ci ha messo la faccia, ha fatto da parafulmine e tenuto le redini di uno spogliatoio spesso turbolento, s'è caricato sulle spalle la mole di critiche, l'onere del ruolo e i pochi onori di un'annata difficile.

Quando l'ad, Gazidis, gli ha prospettato il piano da cui ripartire per sanare i conti del club e porre le fondamenta per la ricostruzione ha detto no. In quel progetto non si riconosceva e ha scelto di andar via. Gli è stato chiesto di gettarsi tra le fiamme dell'inferno e non ci ha pensato due volte quando prese il posto di Vincenzo Montella: era pronto a tutto, lo ha ribadito anche nel colloquio con il dirigente che è rimasto spiazzato quando ha sentito cosa aveva da dirgli l'uomo (e l'allenatore) che aveva di fronte. "Non voglio soldi per me però pagate ai miei collaboratori i due anni di stipendio che ancora spettano loro in base al contratto". Un atto d'amore nei confronti del blasone rossonero al quale ha dato tutto se stesso, prima da calciatore poi da tecnico. In quel gesto c'è tutto Gattuso che è qualcosa di diverso, d'altri tempi.

A testa alta, così ha messo fine alla sua esperienza. Un ‘ringhio' in faccia a un calcio di voltagabbana e senza bandiera. Non ha dato mandato ad avvocati né mediatori per trovare una soluzione forfettaria, non ha chiesto che gli venisse corrisposto quanto dal punto di vista legale avrebbe dovuto ricevere ma ha mantenuto fede – con coerenza unica in un mondo dominato dal business come quello del calcio – alle proprie idee, a quel senso di gratitudine verso una società (nonostante interpreti differenti) che l'ha preso ragazzino e l'ha fatto uomo. E da uomo è andato via.

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