Gascoigne, 50 anni da “George Best senza cervello”
Paul “Gazza” Gascoigne non è mai stato un calciatore normale. Prima di tutto per il suo ruolo e la relativa interpretazione in campo. Era un centrocampista di corsa, eppure dava l’ultimo passaggio, era una mezzala capace di inserirsi ma bravo anche a chiudere sull’avversario quando veniva attaccato. Il Gascoigne giovane è un calciatore che avremmo visto qualche tempo dopo e che adesso ha la sua massima espressione in Paul Pogba. Ma Gascoigne, purtroppo per lui e per i tifosi, non è mai stato normale anche come persona, giocando con i limiti e gli eccessi come in un terribile e grottesco ‘risiko' il quale lo ha ridotto a non essere più nulla, se non un titolo da prima pagina quando da quel limite Gazza si sporge troppo. Oggi ha compiuto cinquant’anni non sappiamo dov’è. Non sappiamo dov’è come uomo ed è questo il rammarico più grande.
La famiglia era di origini umilissime. Suo padre era manovale e sua madre operaia in fabbrica e vivevano in una singola stanza al piano superiore di una casa popolare con un unico bagno comune. Entrambi i genitori erano innamorati dei Beatles e chiamarono loro figlio Paul John per non far pendere la bilancia verso nessuno dei due autori dei Fab Four. Il calcio gli piacque subito e già alla scuola di Gateshad dov’era nato fu notato. Fu notato subito anche il suo carattere tra l’irrazionale e il surreale, tanto che il presidente del Newcastle, appena entrato nelle giovanili lo descrisse come un “George Best senza cervello”, da una parte facendogli un complimento incredibile per un calciatore e dall’altra un po’ meno.
Già a quindici anni beveva e iniziò una dipendenza dalle slot machine. Proprio con le squadre giovanili del Newcastle si mette in luce vincendo la FA Youth Cup per 4-1 con suoi due gol, ma, dopo aver esordito in prima squadra e aver giocato per ben 104 volte con i Magpies, è poi con il Tottenham che diventa uno dei migliori calciatori inglesi in circolazione.
La sua stagione d’oro è quella 1990/1991. Paul segna ben 19 reti in una sola stagione ma quello è anche il suo anno orribile da calciatore (tanti ne seguiranno quando sarà finita l’attività) perché durante la finale di FA Cup (per raggiungerla Gascoigne aveva segnato 6 gol in 5 partite) contro il Nottingham Forest si ruppe il ginocchio e dovette stare fuori tutta la stagione successiva.
Nella Capitale. Ancora claudicante arrivò a Roma, acquistato dalla Lazio per 15 miliardi. Esordì in Serie A il 4 ottobre 1992 in Lazio-Parma 5-2, mentre il 29 novembre segnò la sua prima rete nel campionato italiano, realizzando il gol del pareggio (1-1) all'89° minuto nel derby contro la Roma. Nei suoi anni alla Lazio l’allenatore della squadra biancoceleste era Dino Zoff e la follia di Gascoigne, ogni giorno più estrema, unita alla morigeratezza del Dino Nazionale, hanno generato vere e proprie scintille. C’è da dire però che, nonostante le difficoltà caratteriali, Zoff ha sempre sostenuto che Gascoigne era un grande campione capace di far giocare meglio l’intera squadra.
In Scozia. Nel 1995 per 11 miliardi passò ai Rangers Glasgow, con i quali grazie a una sua tripletta all’Aberdeen vinse il primo di due scudetti consecutivi. Dopo la squadra scozzese girò molte formazioni, arrivando, prima dell’ondata di oggi, anche in Cina.
La nazionale inglese. Con la nazionale Gascoigne ha avuto una vera e propria storia d’amore. Tutti gli inglesi ricordano le sue lacrime dopo la sconfitta ai rigori in semifinale contro la Germania a Italia ’90 e tutti ricordano anche il gol contro la Scozia durante Euro ’96 giocato in casa. Ancora oggi per quei tifosi che lo hanno adorato soprattutto con la maglia dei ‘Tre Leoni' Gascoigne resta un rimpianto e un mistero. Un rimpianto perché per doti fisiche, tecniche e caratteriali avrebbe potuto essere molto più decisivo in tanti contesti. Un mistero perché ancora oggi a cinquant’anni chi cerca Gascoigne finisce per trovare tante persone e mai quella s'è innamorata da piccolo di una palla e non di una bottiglia.