Galliani, il condor di mercato che bussa al citofono (foto)
C'era una volta Adriano Galliani che si vantava dei suoi grandi colpi di mercato in rossonero, lui che per oltre 20 anni ha gestito in prima persona tutte le trattative che hanno coinvolto il club di Berlusconi, facendolo diventare nel tempo giustamente tra i più stimati e abili operatori del calcio moderno. "Ibrahimovic, Van Basten, Shevchenko, Kakà" sciorinava solo qualche anno fa l'amministratore delegato milanista ricordando al mondo del pallone i suoi 4 moschettieri di sempre, i fiori all'occhiello che riuscì a strappare alla agguerrita (e ben remunerata) concorrenza straniera andando a vincere negli anni tutto ciò che c'era da vincere. Erano i tempi dell'ultimo scudetto del Milan, quello firmato da Allegri e proprio da Ibra che ad oggi risulta essere l'ultimo grande colpo di un mercato da campioni che non passano più da Milanello. E le cronache delle ultime tormentate stagioni lo confermano, trascinando verso il bsso per il bavero del cappotto (o per la cravatta gialla) anche lo storico ad, tra colpi a vuoto nel mercato, minestre riscaldate, velenosi retroscena all'interno di un dirigenza che ha fretta di cambiare e citofonate.
L'ultima immagine che sta facendo il giro del mondo tramite la macchina web dei social network è spietata: Adriano Galliani partito per Roma, per andare a trovare a casa sua Mattia Destro, per convincerlo a trasferirsi al Milan. Munito dell'immancabile cappotto d'ordinanza, valigetta 24h e cravatta gialla. Più che un guru o un condor del mercato internazionale, il buon Galliani appare come un piazzista di prodotti a domicilio, ma a volte ciò che conta è l sostanza non la forma. Il risultato è stato raggiunto: Destro è un giocatore del Milan, in prestito, con un contratto fino al 2019 e con la speranza che sin da subito possa fare il bene di Inzaghi e della squadra. Il resto, anche le feroci ironie della rete, passano oltre.
Immagine dei tempi che cambiano e che cambiano inesorabilmente anche i diretti interessati. Anni fa, Galliani si presentava a Madrid, tra le onorificenze di Florentino Perez; andava a Barcellona a trattare Ibrahimovic riportandolo in Italia; volava in giro per l'Europa o in Sudamerica per chiudere accordi immediati su giocatori che facevano sempre la differenza, dal trio olandese delle meraviglie a Shevchenko, da Savicevic a Ronaldinho e Weah. Spesso sorprendendo tutto e tutti con veri e propri blitz con il nulla osta del presidentissimo Berlusconi che avallava sempre le scelte dell'ad. Poi è arrivato il primo periodo delle ristrettezze economiche, quello dei colpi a parametro zero, dove Galliani ha provato più di altri a primeggiare portando in rossonero buoni giocatori senza far spendere capitali alla proprietà secondo gli ultimi parametri. Infine, le ultime stagioni travagliate da lotte intestine che ne hanno distratto l'acume dal mercato rivolgendolo altrove e dovendone pagare le conseguenze. Con critiche immediate (e ingenerose) da parte della tifoseria oramai sull'orlo di una crisi di nervi.
Più che i colpi a segno, di Galliani iniziano a ricordarsi i colpi a vuoto: da Matri a Torres in entrata, passando per il ritorno d'amarcord (e poc'altro) di Kakà, la cessione di Robinho (per il quale ci sono volute tre sessioni di mercato) fino al grande buco nell'acqua quando nel 2012 si fece ritrarre a pranzo con Carlos Tevez e il suo agente Joorabchian quale momento determinante per il passaggio dell'apache in rossonero, operazione fermata improvvisamente da una telefonata di Berlusconi. Erano i tempi del flirt di Pato con la bella Barbara, in ascesa in società e il ‘vecchio' ad dovette chinare il capo (e la faccia) a volontà estranee da ogni dinamica di mercato. Fino ad oggi, con il buon Adriano Galliani che per concludere una trattativa che solo qualche stagione fa sarebbe stata concordata con una telefonata di qualche minuto, si è dovuto imbarcare per Roma, andare di persona a casa Destro e convincere il giocatore della bontà della proposta rossonera. Come un rappresentante qualsiasi, o quasi. Perché alla fine il guru dei dirigenti sportivi italiani, il risultato lo ha portato a casa. Aspettando che lo faccia anche il Milan.