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Galliani dice subito addio al Milan e inguaia la giovane Barbara

L’ad rossonero rassegnerà le dimissioni entro l’inizio di dicembre, senza dar tempo a Barbara Berlusconi per trovare con calma i degni sostituti.
A cura di Alessio Pediglieri
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adriano galliani

Altro che aprile quando il mandato arriverà a scadenza e tanto meno altro che giugno quando la stagione sportiva sarà giunta al termine: Adriano Galliani ha deciso di lasciare subito il Milan entro i primi di dicembre. Troppo gelo tra lui e Barbara Berlusconi, troppe disparità di vedute e soprattutto l'ad rossonero ha capito che oggi in società è sempre più solo e abbandonato. Mai Silvio Berlusconi ha tamponato la ferita creata dalla figlia lo scorso 3 novembre con un dispaccio d'agenzia che sfiduciava in toto il dirigente che da 28 anni gestiva il Milan. Solo un faccia a faccia ad Arcore, qualche giorno dopo, più un atto dovuto e formale che un vero appoggio all'amico e confidente di tante battaglie. Così, l'amara decisione: se il Milan non farà alcun passo avanti e si troverà l'intesa condivisa per seperare le strade in modo consensuale, ai primi del prossimo mese Adriano Galliani rassegnerà le dimissioni, irrevocabili.

30 anni dedicati al Milan – Le parole pronunciate alla vigilia della vincente trasferta in Champions League a Glasgow contro il Celtic oggi risuonano come una profezia che, già allora, era facile intuire: la storia di Galliani e del Milan finisce qui, in un freddo inverno ricco di tensioni, guerre intestite e contestazioni, interne ed esterne. Nel modo peggiore per chi per quasi un trentennio ha portato avanti i colori rossoneri come fosse una seconda pelle, ricoprendo i principali ruoli dirigenziali senza batter ciglio, dalla figura da vice presidente a quella di ad, fino a responsabile dell'area commerciale, senza dimenticare altrettante mansioni ricoperte in contemporanea nella Fininvest del primo Berlusconi, quello che ancora aveva i figlioletti da crescere e che avrebbe piazzato cammin facendo nei vari punti nevralgici delle proprie aziende. Galliani è stato il Milan per quasi sei lustri, assumendosi le responsabilità di fallimenti e crisi, condividendo le gioie e i successi, diventando di fatto uno dei più longevi uomini del nostro calcio all'interno di una stessa società. Non si è mai tirato indietro, ha sempre assunto la responsabilità delle proprie e altrui decisioni, finchè condivise e concordate. Ma adesso ha detto basta.

Lo strappo del 3 novembre – Il 3 novembre scorso è stato il vero punto di rottura. Quel comunicato di Barbara Berlusconi all'Ansa che dichiarava la ‘decadenza' (termine mai come oggi vicinissimo alla galassia Berlusconi) di Adriano Galliani, sfiduciandolo e chiedendo pubblicamente un cambio totale all'interno del club. Una nuova ‘filosofia' che si riduce in un semplice, veloce ma radicale cambio generazionale. Perchè Galliani rappresenta ciò che è stato, non ciò che dev'essre e soprattutto non ciò che sarà. Un pungo in faccia, ingeneroso al ‘vecchio' dirigente che pretendeva (anche se mai l'ha chiesto) appoggio dal presidente per cui ha sempre professionalmente lavorato. Invece, in quell'incontro di Arcore, il 9 novembre, Silvio Berlusconi aveva riunito i contendenti non per ridare ordine alle truppe ma per lenire i contrasti bonariamente senza prendere una decisione nè dall'una, nè dall'altra parte. Ma Galliani è uomo troppo esperto e intelligente per non capire che davanti all'amor paterno nulla può. E così, ha scelto di lasciare tutto. Subito.

Dimissioni, subito – In otto giorni, nolenti o volenti, il Milan avrà una nuova struttura dirigenziale. Se Berlusconi verrà in aiuto del fidato amico, il tutto si farà in serenità. Si decideranno i tempi e i modi per comunicarlo, si darà tempo all'azienda di riorganizzare immediatamente il passaggio senza scossoni, si cercherà una nuova figura professionale a Galliani e soprattutto gli si pagherà la buonuscita di circa 50 milioni di euro lordi. Altrimenti, sarà l'ad rossonero a presentare le dimissioni irrevocabili quando e come riterrà opportuno, senza interessarsi di tutto il resto. Anche perchè il futuro ‘politico' all'interno di Forza Italia – viste anche le ultime vicende politiche – non allettano per nulla Galliani che non ha mai nascosto di ambire eventualmente ad un'altra carica: quella di Presidente della Lega Calcio. Che potrebbe essere considerata anche una naturale conseguenza per sostituire il dimissionario e commissariato Mario Beretta, ma per la cui candidatura non potrebbe contare su nessun appoggio diretto, soprattutto di colui che da qui a poco diverrà il suo ex datore di lavoro.

L'ultimo sassolino – Barbara al momento tace. Finalmente. Dopo le troppe parole fuoriuscite con contenuti e tempi errati, il silenzio è ben accetto. Anche perchè dietro le quinte è impegnatissima a concludere accordi per sostituire in modo degno Galliani, senza che vi siano ulteriori perdite di tempo e che qualcuno possa pensare ad un Milan senza una salda guida. I nomi che si sono fatti in questo periodo sono noti a tutti e sono tutti candidati reali per inserirsi nel nuovo organigramma rossonero: Albertini, Maldini, Seedorf. Anche Paratici, Sogliano, Bigon, Paradè, Fenucci. Ci vorranno almeno due-tre persone dislocate in zone di competenza differenti per sostituire Galliani e ci vorrebbe tempo. Ma adesso di tempo non ce n'è. L'ad rossonero è pronto a scansarsi subito, forse perchè non ne può davvero più forse per fare l'ultimo dispetto alla rampante terzogenita del presidente lasciandola alle soglie del mercato di gennaio e con una stagione semi compromessa, da sola. E in balia della sua voglia di gestire in prima persona la corazzata Milan.

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