Furia Abramovich, al Chelsea Conte è già in discussione
Abramovich s'aspettava una Rapsodia in Blues, finora s'è dovuto accontentare di una marcetta poco trionfale e per nulla orecchiabile. Il Chelsea di Conte non ingrana, la squadra che il magnate russo avrebbe voluto finalmente protagonista dopo la profonda delusione della scorsa stagione resta ancora nel cono d'ombra rispetto al Manchester United e al City. Nemmeno lo consola il fatto che lo stesso José Mourinho – che dallo Stamford Bridge andò via tra amarezze e mugugni – navighi in acque agitate a Old Trafford (la sconfitta contro il Watford di Mazzarri, modesto sia sotto il profilo tecnico sia economico ha acuito la crisi).

E allora ecco che i tabloid rilanciano notizie poco felici per l'ex commissario tecnico della Nazionale, raccontando di un manager sotto pressione e soprattutto nel mirino del presidente che ha mal tollerato sia la battuta d'arresto sia la prestazione contro il Liverpool di venerdì sera. Un brutto stop, per giunta contro una diretta concorrente per agganciare la Champions, è boccone amaro, indigesto, da togliere il sonno tanto da convocare una riunione straordinaria dopo la partita nel quartiere generale del Chelsea.
Oggetto della discussione il rendimento della squadra, i risultati ottenuti finora, un gioco che non decolla e non suscita particolare entusiasmo. Un conto era l'Italia ammirata all'Europeo in Francia, un conto era la Juventus e la sua colonia di fedelissimi che l'allenatore aveva ritrovato anche in Azzurro. Non a caso avrebbe voluto con sé a Londra Bonucci oppure Chiellini, una delle due colonne del reparto arretrato bianconero. E' arrivato David Luiz, il brasiliano al rientro dopo un'esperienza poco esaltante al Psg.
Niente alibi, il patron russo ha messo in discussione il lavoro di Conte ma – almeno per il momento – s'è guardato bene dal prendere decisioni impulsive, evitando cambiamenti drastici. Cosa non è piaciuto ad Abramovich? La gestione della partita e dei cambi troppo tardivi che Conte avrebbe effettuato quando ormai la gara era compromessa: sotto di due gol già nel primo tempo e il mancato ingresso di Batshuayi, pagato quasi 40 milioni. Abbastanza per scatenare la reazione del presidente.