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Flachi e i 12 anni di squalifica per doping: “Non ho ucciso nessuno”

L’ex bomber, nel 2010 trovato nuovamente positivo alla cocaina, ha scontato metà della sua pena e si sfoga contro la durezza della stessa.
A cura di Marco Beltrami
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Sono passati poco più di 5 anni dal 10 giugno 2010, una data che Francesco Flachi non dimenticherà mai. L’ormai ex bomber in quell’occasione venne sanzionato dal Tribunale Nazionale antidoping con 12 anni di squalifica. Il motivo? Il classe ’75 venne trovato nuovamente positivo alla cocaina in un controllo antidoping dopo il match tra il suo Empoli e il Modena. Secondo caso, dopo quello del 2007 per quello che resta il terzo miglior marcatore della storia della Samp.

Da allora la vita di Flachi è cambiata profondamente: dopo aver di fatto appeso le scarpette al chiodo, l’ex calciatore è proprietario di una paninoteca e pizzeria, oltre ad allenare una formazione di terza categoria. Impossibile cancellare l’amarezza per un provvedimento giudicato eccessivo dal giocatore che si racconta in un’intervista a Libero: “12 anni? Già, neanche avessi ammazzato qualcuno. Per carità, ho sbagliato alla grande, ma non fino al punto di venire trattato come un criminale”.

In particolare Flachi ha da dire qualcosa sulla prima squalifica, quella del 2007 che in un certo senso lo sorprese e non poco: “Mi aspettavo la prima squalifica? Assolutamente no. Non ci penso, sono tranquillo, in fondo sono passati 4 giorni dalla sera in cui mi sono ‘lasciato andare'. Ero a cena con amici, festeggiavo la nascita di mio figlio… I locali? Mai frequentati. Le veline? Io al limite avevo ‘la commessa', che poi è diventata mia moglie. No, ero solo un bravo ragazzo con un brutto vizio”. Questi invece i motivi del gravissimo errore costatogli 12 anni di stop: “La seconda volta sono già mentalmente fuori dal calcio – ha raccontato ancora Flachi – Ho una discussione con mister Iachini, mi sento preso per il culo, la sera mi ‘lascio andare' e arriva il controllo…".

Dopo la squalifica la vita di Flachi è cambiata e il giocatore si è ritrovato anche con meno amici: “Gli amici un tempo erano tanti. Io ero più ‘leggero' e legavo con tutti. Dopo la faccenda doping molti mi hanno tradito, si sono dileguati. Ne sono rimasti pochi ma veri, mi hanno aiutato nei momenti più duri. A volte in strada mi fanno le ‘battute', ma non mi interessa. Attaccano me perché sono finito sui giornali e chiudono gli occhi su quello che accade in casa loro".

Una vita stravolta quella di Flachi che ha provato a spiegare le difficoltà che affronta tutti i giorni, dovendo rinunciare alla sua passione: “Mio figlio vorrebbe andare allo stadio, ma io non posso accompagnarlo. Se vado a comprare i biglietti e dico il mio nome, risulto in una ‘black list', una sorta di Daspo. Mi trattano come se fossi un malato. Più di una volta sono stato allontanato, per esempio in occasione dell'ultimo Samp-Lazio: è umiliante. Non ho ucciso nessuno". 

Un rimpianto anche per la possibilità sfumata di raggiungere Vialli e Mancini nella classifica dei bomber della Samp: “Io terzo cannoniere nella storia della Sampdoria? Ma se a 32 anni non mi capitava quello che mi è capitato, Vialli lo prendevo: io ne ho fatti 112, lui 126. Mancini a 132? E chi lo sa, magari prendevo anche lui".

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