FIGC, Albertini lancia la sfida a Tavecchio: “Mi candido alla presidenza”
Sarà lui il "quarantenne" chiamato a gran voce da Barbara Berlusconi che si indignò all'indomani della candidatura di Carlo Tavecchio alla presidenza federale lasciata libera dalle dimissioni di Giancarlo Abete? Forse sì, di certo Demetrio Albertini incarnerebbe un passaggio di consegne importante ed epocale per alcuni versi, del nostro calcio che sposerebbe una linea dirigenziale giovane e di esperienza. Già prima del Mondiale in Brasile, l'ex milanista aveva confermato di voler lasciare il suo posto di vicepresidenza in FIGC, senza però mai dare alcun segnale nel volersi poi ricandidare per la poltrona più importante. Adesso, invece, a pochi giorni dalle elezioni – il prossimo 11 agosto – Albertini ha rotto gli indugi creando ancor più la spaccatura tra chi spinge per il rinnovo e chi vorrebbe al potere del calcio la classica tradizione di uomini che vi lavorano da più di un ventennio.
Sfavorito ma giovane e determinato
"Mi metto a disposizione di quello che potrebbe essere il rilancio, potrei fare il regista del cambio di marcia del nostro calcio. D'altra parte il regista lo facevo già in campo…" ha evidenziato Albertini in conferenza stampa, oggi, proponendosi come alternativa a Tavecchio che parte da circa il 60% di voti. Adesso è chiaro che proprio la posizione della Lega di A sarà decisiva per la scelta finale. Albertini ha le idee chiare sul modello da seguire: "La nostra Serie A deve attingere dai vivai: se non dovessimo riuscirci, difficile proporre qualsiasi modello sportivo.Dobbiamo guardare all'estero: non solo alle seconde squadre, ma a tutte la varie componenti. L'obiettivo è quello dei tedeschi,senza regole, hanno il 36% degli stranieri, noi siamo al 54%. Dobbiamo puntare al loro livello. Da quando si sono dimessi Abete e Prandelli ho incominciato a ricevere telefonate e apprezzamenti da parte della gente che mi chiedevano di mettermi a disposizione. Oggi l'ho fatto"