Felipe Melo: multa e 2 giornate di squalifica per un retweet
Felipe Melo ha battuto ogni record, è riuscito a farsi squalificare non per intemperanze in campo e nemmeno per un brutto fallo di gioco ma per un tweet. Sì, un messaggio postato sul proprio account ufficiale di Twitter è costato al centrocampista del Galatasaray, ex di Fiorentina e Juventus, due giornate di stop e un'ammenda salata (4500 euro). Cosa c'era scritto di così grave in quei 140 caratteri da spingere la Federazione turca a punire il calciatore? Nulla… meglio, le parole (ovvero, gli insulti a corredo della foto di Azizi Yildrim, presidente del Fenerbahçe) non erano farina del suo sacco ma di un tifoso e il giocatore ha avuto il torto di fare un retweet. Il caso del brasiliano è singolare, è stato il primo tesserato ad essere espulso a mezzo Social Network per effetto di una norma che farà giurisprudenza anche in Europa, una sorta di precedente. A nulla sono servite le scuse dell'atleta e l'immediata cancellazione del post, il giudice sportivo è stato intransigente.
Il precedente. Non è la prima volta che Felipe Melo paga i propri eccessi anche in Rete. Nel 2011, quando indossava la maglia bianconera, criticò in maniera abbastanza aspra l'operato dell'arbitro Morganti protagonista, a suo dire, di una direzione di gara così biasimevole da definirlo ‘bandito' su Facebook. Anche allora quel post restò visibile per poco tempo e venne subito rimosso, il club giustificò l'episodio sostenendo che s'era trattato d'un caso di hackeraggio del profilo del calciatore. In Italia, però, ci sono ancora due fatti simili: il primo fa riferimento all'ultima avventura di Osvaldo (attuale attaccante dell'Inter) alla Roma che pagò con la mancata convocazione in Confederations Cup il messaggio scritto su Twitter contro il tecnico giallorosso Andreazzoli; il secondo, più recente e con sfumature differenti, riporta al ‘falso' annuncio di Cerci che rivelava d'essere passato all'Atletico Madrid. L'ala del Torino è finita per davvero ai colchoneros però anche lui sostenne che s'era trattato d'un atto pirata, d'un attacco di hacker e di un ‘cinguettio'.