Si gioca Serbia-Italia per Euro2012: un anno dopo Genova e le follie di Ivan Bogdanov
Un anno fa a Marassi, il mondo del calcio europeo tremava sotto le scellerate gesta di Igor Bogdanov, tifoso serbo che mise sotto assedio lo stadio di Marassi in occasione di Italia-Serbia. Una follia che coinvolse tutti i supporters serbi presenti allo stadio con la conseguente sospensione della partita e la vittoria a tavolino per 3-0 degli Azzurri di Prandelli al debutto sulla panchina come CT. Oggi, a distanza di un anno dai fatti di Genova, c'è ancora l'ombra di Bogdanov (arrestato e processato) sulla partita di ritorno a Belgrado. Una gara che sulla carta non conta molto per l'Italia che, già qualificata, cercherà il suo quinto risultato utile consecutivo e nuovi giocatori da testare proprio invista della kermesse continentale del 2012. Ma, se da un punto sportivo il risultato è importante solo per la Serbia ancora in corsa per la qualificazione, da un punto di vista della sicurezza, Serbia-Italia è una gara da bollino rosso: in questi giorni di calda vigilia non ci sono stati particolari allarmi ma sono state adottate misure da incontro ad alto rischio. Triplo cordone di sicurezza intorno allo stadio, biglietti nominali per impedire l' accesso agli hooligan coinvolti negli scontri di un anno fa, fuori gli italiani dallo stadio per evitare contatti: la Federcalcio serba ha vietato l' ingresso ai 150 tifosi "Ultrà Italia" che avevano comprato i biglietti online.
Il mondo sta a guardare: la Serbia si gioca la permanenza nel calcio
Dunque, questa sera la Serbia non si gioca solo gli spareggi degli Europei 2012, si gioca una fetta enorme di rispettabilità nel mondo del calcio internazionale. Dopo la consegna all' Aja degli ultimi latitanti – Mladic e Hadzic – e in vista del verdetto della Commissione europea atteso per il 12 ottobre sulla candidatura ufficiale di Belgrado all' ingresso nella UE, l' incontro con l'Italia sarà un nuovo, decisivo test di maturità politica per questo Paese dove la violenza di stadio ha storicamente fatto da cardine alla guerra civile. Un anno dopo Genova, la polizia serba sta ancora indagando sotto traccia sugli intrecci ancora troppo saldi tra sport e mafia che portarono agli scontri definiti dal presidente Boris Tadic "una risposta del crimine organizzato e dei gruppi violenti all' istituzione dello Stato di diritto", approfittando dal palcoscenico internazionale che la gara di un anno fa diede, seguita dalle televisioni di mezzo mondo e che ebbe un rilancio mediatico senza precedenti. Il calcio, la politica, la mafia in Serbia sono da sempre strettamente legati tra loro, con gruppi a composizione variabile che si spostano dalla curva alle manifestazioni politiche per creare disordini, come per il Gay Pride del 2010, pretesto utilizzato per colpire gli edifici governativi e alimentare quello che molti ormai considerano un clima di golpe strisciante. Una galassia eterogenea che mette da sempre insieme i classici hooligan, i movimenti nazionalisti, e i personaggi colti e vicini al clero ultraortodosso come il leader del gruppo "Obraz" (Orgoglio), Mladen Obradovic.
Calcio, politica e mafia: conninvenze storiche, che hanno scatenato rivoluzioni civili
Il modello anche all'interno degli stadi e durante le partite di calcio, sulla curva restano le "Tigri" di Zeljko Raznatovic detto Arkan, con gli ultrà della Stella Rossa spesso trasformati nel corpo paramilitare che nella macelleria balcanica degli anni '90 si macchiò di crimini atroci. La prova generale è datata quasi vent'anni fa: il 13 maggio 1990 al Maksimir di Zagabria, i "Bad Blue Boys" della Dinamo e i "Delije" della Stella Rossa si affrontano con pietre, spranghe di ferro e coltelli, dagli spalti i cori sui "bastardi croati" e gli "zingari serbi" furono elementi che determinarono da lì a poco la fine politica della Jugoslavia. "La partita segnerà il riscatto e la voglia di dimostrare che siamo un popolo civile, capace di rispettare gli avversari, fare spettacolo in campo – ha detto in conferenza stampa l' allenatore della Fiorentina, Sinisa Mihajlovic, serbo di Vukovar, ex Stella Rossa e amico della Tigre che dopo Genova disse di "vergognarsi di essere serbo" – il riscatto e la voglia di chiudere questa pagina nera per il nostro sport e la nostra storia".
Ivan Bogdanov, il ‘terribile': dalle follie di Marassi allo sconto della pena in carcere a Belgrado
Il 12 ottobre 2010, allo stadio Marassi, fecero il giro del mondo le immagini di Ivan Bogdanov, un ultrà serbo con le braccia tatuate e il volto coperto da un passamontagna, che, seduto sulla rete di protezione delle gradinate, incitava i compagni teppisti a disturbare il match Italia-Serbia, sospeso dopo sei minuti. Armato di cesoie aprì un varco tra le reti di protezione del settore dei tifosi ospiti e il campo da gioco: a cercare di sedare la sua sete di ribellione, l'intera squadra serba si portò sotto la curva ma nulla servì a placare le gesta di Bogdanov. La polizia mise sotto assedio la Zona di Marassi, fece sfollare gli altri tifosi tenendo in tribuna quelli serbi per poi farli defluire, scortati da cordoni di poliziotti in assetto antisommossa. Ivan Bogdanov venne arrestato dopo essere stato trovato nascosto in fondo ad un bagagliaio di un pullman dei tifosi ospiti diretto a Belgrado. Condannato nel marzo successivo a tre anni e tre mesi dal tribunale di Genova, Ivan ‘il Terribile' il 24 maggio 2010 fu espulso dall'Italia verso la Serbia. Qui venne rinchiuso in carcere, anche per altri precedenti penali e per il rischio che reiterasse le violenze. "Il mio cliente non vuol dire assolutamente nulla ai giornalisti fino alla fine del processo che lo vede imputato a Belgrado per un episodio in cui fu coinvolto nel 2006", ha detto in questi giorni di attesa per la gara Serbia-Italia, l'avvocato difensore di Ivan, Nemanja Govedarica. "E' un momento delicato del processo, e per questo Ivan preferisce non parlare", ha aggiunto il legale, secondo il quale martedì prossimo verrà reso noto l'esito di una perizia neuropsichiatrica chiesta su Ivan. Nel frattempo Ivan il Terribile non sembra essersi pentito. Nelle aule di tribunale a Belgrado si è sempre presentato sorridente, negando il suo coinvolgimento in risse passate, come quella scoppiata nel 2006 dopo un Partizan-Stella Rossa di basket. Il fatto curioso è che ora Bogdanov è in carcere per scontare alcuni reati risibili come il possesso di un cane senza museruola, mentre per l'interruzione della partita Italia-Serbia, Ivan ha già scontato la pena: In un carcere femminile.
L'appello della Federcalcio serba e la cooperazione con l'Italia
Intanto la tensione resta altissima mentre Prandelli a Belgrado prepara il suo Euro2012. In campo, le formazioni di Serbia-Italia sono pressocchè già fatte, dal punto di vista meramente sportivo tutto è pronto per celebrare una notte di pallone ma la Federcalcio serba (Fss) ha lanciato un appello ai tifosi a comportarsi correttamente e a non provocare incidenti in occasione della partita. "Abbiamo invitato i tifosi a comportarsi in modo civile e corretto, anche perche' la nazionale serba e' sotto pena condizionale da parte dell'Uefa. E se succede qualcosa saremo puniti duramente". A dirlo è stato il presidente della Federazione, Tomislav Karadzic che si è detto però "sicuro che non vi saranno incidenti e che avremo un'atmosfera grandiosa" durante il match contro gli azzurri. Ed ha invitato quindi i tifosi "a riempire lo stadio". Dopotutto Karadzic ha appena siglato un importante accordo di cooperazione con l'omologo italiano, Giancarlo Abete, invitato, insieme a Fabio Di Cesare, responsabile della Relazioni internazionali Figc, a visitare il nuovo centro tecnico della nazionale serba, inaugurato il 14 maggio scorso.L'accordo punta ad "una dimensione più stretta di cooperazione tra le due federazioni" che si realizza "attraverso scambi di esperienze tra centri tecnici , ma anche di rappresentative: il 25 ottobre la nazionale di serie B sarà qui per un'amichevole" illustra il presidente Figc, Abete. Insomma, ad un anno esatto dagli incidenti di Genova le federazioni italiana e serba garantiscono che "è storia passata e si guarda ora ad un futuro di amicizia".