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Euro 2016: viva l’Italia di Gigi Buffon

Gigi Buffon è il condottiero di una nazionale azzurra senza stelle e con Conte ct al passo d’addio. Arriva all’Europeo con il record di imbattibilità in serie A e il sogno di un nuovo mondiale nel 2018. Storia dei portieri che hanno scritto i grandi trionfi della nostra nazionale.
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Viva l'Italia. L'Italia che resiste. L'Italia metà dovere, metà fortuna. L'Italia di Gigi Buffon che per 974 minuti è rimasto presso la porta inviolata, per dirla con Saba, “mentre la sua gioia fa una capriola, si fa baci che manda di lontano”. Della festa, dice, è parte anche lui. È parte soprattutto lui, perché se non c'è Gigi non c'è nemmeno la festa. È il simbolo della Juve, di uno scudetto della squadra che a Marchisio e alla squadra dedica il tricolore della rimonta e della rivalsa.

Buffon da record – Il Buffon portiere più scudettato nella storia della serie A, uno dei soli tre giocatori ad aver giocato cinque Mondiali con Matthäus e il messicano Carbajal, si è perso ma ha saputo tornare. Ha difeso il ricordo della serie B, non ha rinnegato le scritte disgraziate sulle maglie, le scommesse, gli investimenti non riusciti, la depressione. Dietro gli scandali, resta l'onestà di un portiere romantico, che ha chiamato il figlio Thomas in onore di N'Kono, che para più rigori adesso che nei primi anni di carriera. È il Buffon in versione Reagan che, come disse l'ormai anziano candidato in campagna elettorale, sembra promettere di non approfittare della giovane età dell'avversario.

È il Buffon gladiatore che, dopo la sconfitta col Sassuolo, ha preso lo spogliatoio in mano. “Non mi va di fare queste figure. Siamo stati indegni”. Bastano due frasi per ricreare senso di appartenenza e richiamare l'amor proprio. Perché l'imperativo rimane sempre lo stesso: far bene le cose piccole e le grandi, con la passione e la cura dei primi anni. Era il segreto di Zoff, è la fontana della giovinezza di Buffon. “Voglio ancora altri traguardi” spiega. “Se non pensassi di meritarli avrei già smesso”.

Vecchietti high-tech – Il più difficile è proprio il più vicino, l'Europeo da inseguire con un ct ormai prossimo allenatore del Chelsea, con un gruppo di “rincalzi” (mancano Chiellini, Barzagli, Marchisio e Verratti), bisognosa di guide e gladiatori. Conte ha spiegato al presidente federale Tavecchio come pensa di annullare il divario tecnico dalle migliori: con un lavoro tattico di intensità senza precedenti, superiore anche a quello di Sacchi. Un lavoro che avrà il cervello tecnologico nelle due sale di videoanalisi del centro sportivo del Montpellier. Per poter lavorare negli otto campi e nelle strutture del club, Conte ha accettato di cedere su altri aspetti, come l'hotel del ritiro che non è certo il 5 stelle extralusso scelto dall'Inghilterra.

Gigi collante – Buffon diventa così il collante fra l'Italia che è stata e il progetto di fatto mai nato della nazionale di Conte, la scommessa persa del presidente Tavecchio. Due anni fa l'aveva presentato come “il condottiero che invertirà la tendenza negativa”. Ma il profeta della resurrezione abbandona. Non sarà lui a cimentarsi con il rischio di diventare il primo ct dopo 60 anni a fallire una qualificazione ai mondiali. Non può essere lui il faro emotivo di una squadra con pochi talenti, specchio di una serie A con meno del 50% di italiani in campo. Conte, insomma, non è il tipo da mischiarsi con fallimenti strutturali. Ma il suo addio è anche il fallimento di Tavecchio e di un progetto non realizzato. “In futuro faremo fatica a qualificarci” ha ammesso Buffon. Non può che essere lui, adesso, il condottiero chiamato a invertire la tendenza negativa.

A fari spenti – “In una competizione così, giocata in Francia, sicuramente la gara clou oltre alla storica Germania-Italia sarà solo ed esclusivamente Francia-Italia” ha detto. “È chiaro che quando incontri una compagine come quella francese, a meno che non sia nel girone di qualificazione, sai che sei ‘ad un tiro' dal trofeo e quindi firmerei per incontrarli per questo motivo". Questa Nazionale parte in sordina, abbastanza dimessa e con diverse assenze. Dove può arrivare? "Cominciamo a fari spenti, senza dubbio, dimessi sulla quantità dei giocatori, viste le assenze. Ma la cosa importante è non essere dimessi nello spirito – ha ripreso Buffon -, perché poi alla fine in queste partite si possono stravolgere tanti equilibri e si possono trovare delle alchimie e delle convinzioni che magari all'inizio si pensa impossibile avere. Quindi bisogna stare cauti, avere dei pensieri modesti ma non smettere di sognare e pensare che possiamo, con certe caratteristiche, fare un buon Europeo”.

Come la Juve, partita piano e arrivata a ripetere il lustro d'oro della prima era Agnelli, la Juve di Rosetta, Calligaris e del portiere Combi, il numero 1 del primo titolo mondiale e del record di imbattibilità in serie A, che ha resistito per quasi 90 anni prima che arrivasse Buffon a scrivere una nuova storia.

La storia: Olivieri – C'è una costante, in fondo, nei successi italiani in Europa e nel mondo. Sono scanditi tutti da un numero 1 carismatico, un portiere che incarna un modo di essere, una scuola invidiata nel mondo. Il Mondiale 1938 è il trionfo di Aldo Olivieri, che tanto deve a Ernst Erbstein, creatore del miracolo Lucchese prima e mente iniziale del futuro Grande Torino. “ So che l'eroe siete stato voi: avete salvato l'Italia” gli dirà Mussolini mentre gli mette una mano virile sulla spalla. Era il portiere del coraggio, una determinazione che portava ricamata sulla testa nel ricordo di una cicatrice, di uno scontro nella notte di capodanno del 1933 che l'ha tenuto fuori sette mesi: così, sentendo il dolore, sapeva prevedere se sarebbe arrivata la pioggia con infallibile precisione. Il portiere estroverso, che sognava di diventare ciclista e rubava i segreti del ritmo e dell'equilibrio alle ballerine.

La storia: Albertosi – Un portiere alla Albertosi, dunque, che non appartiene certo al “modello Jascin”, all'idea per cui il migliore dei numeri 1 è quello che si nota di meno, che si butta di meno, perché sa già dove andrà la palla. Albertosi è il portiere fenomeno del Mundial del Messico, che inveisce contro Rivera dopo il 3-3 nella partita del secolo, il portiere dei voli spettacolari e delle certezze incrollabili. “Guai se un portiere si fa prendere dal dubbio di avere sbagliato” spiega. “Una sola certezza deve assisterlo: lui non sbaglia mai, la colpa è sempre degli altri. Così non si abbatte”. Il portiere dello scudetto del Cagliari di Scopigno e Riva, dal sorriso da simpatica canaglia che fuma e va alle corse dei cavalli.

Buffon come Zoff – Buffon, che ha rinnovato e resterà in bianconero fino a 40 anni, ha insieme l'estroversione di Albertosi e il peso nel gruppo di Zoff, leader silenzioso dell'unico europeo e del mondiale degli abatini, che culla come un giglio il suo primato di 330 partite consecutive con la maglia della Juve. A 38 anni, dopo 21 stagioni in serie A, ha ancora grandi destinazioni. L'Europeo, la Champions l'anno prossimo, magari un sesto, ultimo mondiale. “Mi piacerebbe, sarebbe un record storico. Farò le mie valutazioni in base agli stimoli, alle situazioni e alle opportunità”.

Perché la longevità è un filo rosso che unisce le generazioni dei numeri 1 che hanno spinto l'Italia alla conquista del mondo. Ma un confronto è davvero possibile? “È difficile fare classifiche a distanza di tanti anni e poi non sta a me dirlo” ha spiegato Zoff. “Non vedo però grandi differenze tra i portieri di oggi e quelli dei miei tempi. Il ruolo si è evoluto dagli anni ’60 in poi, ora il portiere deve saper giocare con i piedi, ma alla fine non è cambiato moltissimo, nell’ambito della gestione delle partite non ci sono grandi differenze”. È il segno della continuità. Il marchio dell'Italia dei gattopardismi, delle rivoluzioni sempre sognate. L'Italia che non ha paura. L'Italia che non muore. L'Italia tutta intera, e mai così intera come quando parte l'inno di Mameli con gli azzurri sul campo. Viva l'Italia. L'Italia di Gigi Buffon.

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