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Euro 2016: Tolosa, la città rosa del Fronton e del Rocquefort

La chiamano la città rosa, per i mattoni dei tetti delle case. Famosa per essere il vero paese della cuccagna. E’ la città dell’Airbus, delle violette e del vitigno negrette: il Fronton si abbina al tipico cassoulet. Qui, al Municipal, l’Italia affronterà la Svezia di Ibra.
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“Un artista potrebbe dipingere qui per un anno intero senza ripetersi” scriveva Lawrence d'Arabia. È la meraviglia del sud-ovest, che scorre all'orizzonte al ritmo lento della Garonna. Una Francia dolce, che su illumina a Albi, la “San Gimignano francese”, la città di Toulouse Lautrec col ponte vecchio sul fiume e le stradine medievali che nel Duecento fu il cuore dell'eresia catara. Albi prepara a Tolosa, dove il fiume scarta, lascia la via che porta al Mediterraneo e si apre all'Atlantico. Tolosa che guarda lontano ma non dimentica da dove viene, la città romana, quella medievale rinchiusa nelle mura, quella ottocentesca. Città giovane, che non dorme mai, di passioni autentiche, capitale del vino dei midi-Pirenei e del Rocquefort, che all'occhio si squaderna in una infinita tavolozza di colori.

Stadio Municipal – È qui, al Municipal, dove nel 1986 il Tolosa fermò ai rigori il Napoli di Maradona in Coppa Uefa, che l'Italia si giocherà un bel pezzo di Europeo nel secondo match del girone contro la Svezia di Ibra. Lo chiamano il piccolo Wembley il fascino un po' ricorda l'atmosfera della cattedrale inglese. Il comune ha deciso di mantenere la struttura dell'impianto pensato dall'architetto Jean Montariol per i Mondiali del 1938, quando Étienne Billières sedeva sul parco di sindaco, nel complesso del Parc municipal des Sports con la piscine Nakache. Rinnovato già nel 1949 e nel 1997, recuperato per sei mesi dopo l'esplosione della vicina fabbrica chimica AZF nel 2001, è stato ammodernato al ribasso prima di Euro 2016. Il progetto originario prevedeva un'espansione di 8 mila posti per 60 milioni di euro. Il risultato finale limita i costi a 41,5 milioni, di cui uno per il manto in erba ibrida AirFibr, e la capienza a 33 mila posti, con tanto di tribuna d'onore dedicata alla leggenda di Tolosa e del calcio francese, Just Fontaine. Anche per questo, lo stadio sull’isolotto Grand Ranier appre il più vicino alla versione originale, il meno rivoluzionato dei dieci impianti di Euro 2016.

La città rosa – È uno stadio che rispecchia lo spirito di quella che chiamano la città rosa, e non solo perché culla del socialismo francese. È questione di mattoni, che colpiscono l'occhio dai tetti e dalle facciate delle case. Mattoni che scandiscono la facciata del Convento dei giacobini, una perla dell'architettura monastica, capolavoro dell'arte gotica meridionale, che all'interno nasconde la “palma”, prodezza costituita da volte a ogiva e ventidue nervature. Il rosa trionfa nella Place de Capitole, nelle otto colonne di marmo della facciata del Municipio, con la sua Sala degli Illustri ispirata alla Galleria Farnese di Roma. È città rosa e di rossi, nel senso di vini. In una terra con sedici “appellazioni d’origine”, Tolosa si schiude al profumo del Gaillac, raffinato, sottile, anche bianco, del Cahors, cru dal bouquet denso e complesso, e del Fronton, principale vigneto autoctono, da cui nasce un rosso fine, morbido, esaltazione di un vitigno che si coltiva solo qui, “la Négrette”.

E il colore diventa associazione, sinestesia, profumo e sapore, diventa cultura quando si abbina al rosso delle tipiche salsicce col marchio, e non serve aggiungere di quale colore: magro di maiale, carne di petto, sale e pepe insaccati in budello per tre centimetri di diametro. Salsicce di quelle da arrostire da sole, da provare coi fagioli di Tarbes, o da chiudere in una crosta di pan grattato con “confit” d’anatra, lardo di petto, coppa e petto in un tipico cassoulet, su cui proseguono infinite diatribe: è nato a Castelnaudary, Carcassona o Tolosa? Si può far risalire al ragù di montone alle fave degli antichi Romani a Narbona?

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Blu pastello – Ma Tolosa, la città rosa, ha fatto fortuna col blu. Il blu dipinto di blu. Solo qui, per tutto il Rinascimento, si coltivava il pastel, una pianta che dava fiori gialli, come la colza. Dalle foglie si estraeva la cocagne, una pallina organica venduta a peso d'oro. Non esistevano, infatti, altre fonti naturali di questo prodotto che permetteva di ottenere un impareggiabile pigmento blu per dipingere i tessuti. Il triangolo fra Tolosa e Carcassonne si riempie di palazzi sfarzosi con le torrette che ancora si intravedono nei cortili interni e diventa per tutti il Paese della Cuccagna. E quel blu si vede ancora, un orlo di ringhiere sui muri e sui balconi delle case che risplendono su tutti i piani deòlla città.

Airbus – E al blu Tolosa guarda ancora, al blu insondabile delle profondità del cielo. È insieme capitale del vino e dell'aeronautica, la sede dell'Airbus: il 380, l'aereo più tecnologico del mondo, nasce qui, a due passi dalla "Cité de l'espace", il parco a tema dedicato alle conquiste spaziali con la cupola da cui guardare sole e pianeti anche in pieno giorno. Qui due anni fa si è celebrato l'atterraggio di Rosetta, la sonda europea lanciata dieci anni prima.

Gemme nascoste – Città di chiaroscuri e di gemme nascoste, Tolosa. Di tesori da cercare dall'altro lato dell'arcobaleno, su tutti il convento dei Carmelitani con le magnifiche raffigurazioni seicentesche di Jean-Pierre Rivalz, pittore, caricaturista ispirato dal barocco romano, amico di Poussin e architetto di Tolosa con lo studio al Capitole. O quello che pare proprio un Giuditta e Oloferne di Caravaggio, un capolavoro da 120 milioni ritrovato praticamente per caso nell'intercapedine della soffitta di una casa di campagna abbandonata, grazie a una mai tanto provvidenziale perdita d'acqua.

Saint-Sernin – Quarta area urbana di Francia, votata più volte “miglior luogo dove vivere”, antico avamposto commerciale strategico fra Spagna, Italia e il resto della Gallia, non ha affatto cancellato “cardo romano”, ossia l’asse che divide la città da nord e sud e che offre molte delle bellezze di Tolosa su tutta la sua lunghezza pedonalizzata. È lungo questa strada che, nel 250, venne trascinato da un toro il vescovo Saturnino, primo martire di Tolosa ricordato nel più vasto complesso romanico di Francia, la basilica di Saint-Sernin, tappa imperdibile di pellegrinaggio sulla via di Santiago de Compostela.

Griffe violetta – Pezzi di cuori, pezzi di fedi. Pezzi di vita che diventano viaggio. Passioni solide, riferimenti primari come la tavolozza che si squaderna nella terza città universitaria di Francia. Primare come i tetti di mattoni rossi e le ringhiere blu pastello. E rosso più blù, lo sanno tutti, fa viola. Viola come il profumo di violetta, altro brand di Tolosa, che riempie le strade e le case, buona per le saponette profumate, per le confetture e per riempire i confetti. Viola come le maglie del Téfécé che si è salvato solo all'ultima giornata. Il tecnico Dupraz, prima della partita decisiva poi vinta 3-2 sull'Angers, ha caricato la squadra con un video commovente, un discorso degno dell'Al Pacino di Ogni maledetta domenica, di quelli per cui vivere e morire per un solo centimetro. Poi, per festeggiare, ha fatto arrivare allo stadio una pizza salvo poi annullare l'ordine davanti all'interdetto ragazzo lasciato fuori ad aspettare. Perché? Perché Domino's Pizza, vittima inconsapevole dello scherzo, l'anno prossimo sarà il main sponsor della Ligue 2. E Tolosa è ancora al centro della geografia calcistica francese. Con la sua storia, i suoi profumi e i suoi colori.

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