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Euro 2016: Slovacchia, dove il calcio è più di un gioco

Breve storia del calcio in Slovacchia. Dalla parentesi indipendentista in epoca nazista alla riunificazione della Cecoslovacchia sotto il blocco sovietico. Il trionfo dello Slovan Bratislava in Coppa delle Coppe e la rivalità con lo Spartak Trnava. Oggi la nuova frontiera è a Trenčín.
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“Gli slovacchi amano il calcio, perché il calcio è più di un gioco”. Così parlava nel 1995 Josef Venglos, primo ct della nazionale slovacca dopo l'indipendenza. Già secondo di Václav Ježek a Euro 1976, in una selezione con otto calciatori slovacchi nell'undici titolare (Panenka però non era tra questi), già allenatore del Fenerbahce e dell'Aston Villa, Venglos ha accettato una scommessa che va oltre lo sport. “Il calcio permette di dare un'immagine positiva di una squadra o di una nazione, è un fenomeno economico e sociale che naturalmente interessa anche le forze economiche del nostro giovane Paese. E poi, come si dice da noi, di tutte le cose senza importanza, il calcio è la più importante”. Vedere per credere le reazioni dopo la magia di Hamsik alla Germania nell'amichevole pre-Europeo di domenica.

Le origini – Già dalla creazione del primo club, l'Eperjesi Torna és Vívó Egylet (ETVE) a Prešov, il calcio in Slovacchia scandisce le divisioni fra i gruppi e le minoranze. La spaccatura, soprattutto con la minoranza magiara, si fa ancora più netta con la dissoluzione dell'Impero Austro-Ungarico, anche se il Trattato di Saint-Germain garantisce l'autonomia nell'ambito della cultura e dell'istruzione e la norma diventerà parte della costituzione cecoslovacca del 29 febbraio 1920. Un anno prima, intanto, a Bratislava era nata la Pozsonyi Sportegyesületek Szövetsége (Unione dei Club Sportivi di Bratislava), che evolverà nella Szlovák Labdarúgó Szövetséget (Associazione Calcio Slovacca): ne faranno parte 86 club che organizzeranno un campionato rivolto solo a squadre slovacche, perché la federazione della Cecoslovaccia non ne accettava lo statuto. Sono, infatti, solo club cechi, ebrei e tedeschi a riunirsi nella federazione cecoslovacca (Československá asociace fotbalová, ČSAF), accettata all'interno della FIFA nel 1923.

La Seconda guerra mondiale – Lo scenario è destinato a cambiare ancora. La visione hitleriana dello spazio vitale da cercare a Est, l'appeasement di Francia e Gran Bretagna che facilitano l'annessione dei Sudeti, sfaldano la Cecoslovacchia. L'accordo di Monaco, che fa cadere i Sudeti e Petržalka in mano tedesca, accelera la dichiarazione di autonomia della Slovacchia, che diventa nulla più di uno stato fantoccio del Reich. Vengono sospese tutte le organizzazioni semi-militari e di educazione fisica, ma allo stesso tempo si creano nuove associazioni sportive. Il 26 novembre 1938 nasce la Slovak Football Association (SFS) e nel marzo successivo il Central Slovak Sport Council (SÚŠR). La nascita ufficiale della Repubblica Slovacca convince l'SK Bratislava ad abbandonare il campionato cecoslovacco e iscriversi alla Slovak league che continua a esistere fino al 1944. È in questo periodo che la nazionale gioca la sua prima partita ufficiale: è il 27 agosto 1939, a Bratislava la Repre batte la Germania 2-0.

Blocco URSS – La Repubblica, però, dura solo fino alla liberazione da parte dell'Armata Rossa. La Cecoslovacchia riunificata entra nella sfera d'influenza del blocco sovietico, che riorganizza e ispira il campionato di calcio per 40 anni. Per la prima volta le squadre slovacche diventano una forza nazionale di prim'ordine. Lo Slovan Bratislava vince il campionato per sette edizioni, lo Spartak Trnava per cinque anni. Sarà questa la rivalità principale anche nei primi anni dopo l'indipendenza, e c'è chi non ritiene una semplice coincidenza che l'omicidio mai risolto di Jan Ducky, presidente della compagnia del gas e dello Slovan Bratislava ucciso nel 1999 a Bratislava, sia arrivato dopo suoi commenti anti-Trnava.

Impresa Slovan – La storia dello Slovan Bratislava, però, è soprattutto il ricordo della più grande impresa di sempre per il calcio slovacco: il trionfo in Coppa delle Coppe nel 1969, un anno glorioso per tutta la nazione, impreziosito dalla semifinale in Coppa dei Campioni dello Spartak Trnava, capace comunque di battere il grande Ajax. È la squadra di Vencel, dei fratelli Zlochovci e dei gemelli Čapkovičovci, di Hrivnák, che segna il gol del secondo vantaggio nel 3-2 in finale contro il Barcellona. “Non conosco i difensori del Barcellona” diceva coach Vican prima di scendere in campo, “ma so che non dovete avere paura di loro. Potete costruire una carriera da questa partita”. Chiedere per credere a Ondrus, uno degli otto slovacchi nella nazionale campione d'Europa nel 1976, che proprio quell'anno è arrivato allo Slovan e ci resterà fino al 1981.

Indipendenza – È proprio nello stadio dello Slovan, il Tehelné pole, inaugurato nell'ottobre del 1940 con l'amichevole contro l'Hertha Berlino (2-2), che ospita le partite della nazionale dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia. Ricostruito due volte, prima nel 1961 e poi nel 1990, con una capienza ridotta a 30 mila posto tutti a sedere, è lo stadio più grande della nazione ancora in uso (la Všešportový areál a Košice, che pure poteva ospitare oltre 30 mila spettatori, è stato demolito nel 2004). La Repre inizia la sua nuova storia a Dubai, il 2 febbraio 1994 (1-0 agli Emirati Arabi Uniti). Va peggio la prima in casa: a Bratislava, il 20 aprile, la Croazia vince 4-1.

Kosice e Artmedia in Europa– Il calcio slovacco, con la nazionale che intanto partecipa a tutte le campagne di qualificazioni europee e mondiali, cresce in Europa e nel 1997 festeggia la prima partecipazione in Champions League, anche se il 1.FC Košice rimane nelle curiosità della coppa dalle grandi orecchie come la prima a chiudere il girone con zero punti. La strada, però, è segnata. Il percorso si compie nel 2005. L'Artmedia, che ha la sede a Petržalka ma gioca in Europa al Tehelné pole perché il suo stadio è troppo piccolo, come il Liverpool l'anno prima riesce a raggiungere la fase a gironi partendo dal primo turno di qualificazione. Memorabile soprattutto il 5-0 al Celtic nel secondo turno preliminare. Ma il largo successo svapora di fronte alla rimonta da 0-2 a 3-2 all'Estádio do Dragão. Il Porto, che festeggia il 112mo anniversario della fondazione, allunga grazie a Lucho González e Diego. Peter Petráš avvia, prima dell'intervallo, la rimonta che Ján Kozák in contropiede e Balázs Borbély, da distanza ravvicinata, completano: è la prima vittoria di una squadra slovacca nella storia della Champions League. “L'Artmedia ha riscritto la storia” titola il giorno dopo il quotidiano Nový Èas. A guidare quella squadra, che chiuderà terza in un girone con Inter e Rangers, c'era Vladimir Weiss, il ct che porterà la Slovacchia per la prima volta in Coppa del Mondo e al 3-2 sull'Italia di Lippi che rimane uno dei momenti più alti nella storia della Repre.

Potenza Trenčín – Il successo europeo dell'Artmedia ha avviato un cambiamento significativo nella geografia del calcio slovacco. La perdita di potere e centralità dello Slovan e delle squadre di Bratislava si accompagna ai titoli dello Zilina, del Ruzomberok e all'ultimo biennio d'oro del Trenčín, la nuova grande fucina di talenti del calcio nazionale. Merito di Tschen La Ling, olandese di origini cinesi, ex ala dell'Ajax, che ha acquistato la società nel 2007 come… ripiego: avrebbe voluto acquistare un albergo, ma si è tirato indietro di fronte all'ampiezza dei lavori di ristrutturazione richiesti. “Voglio dominare il calcio slovacco e portare la squadra stabilmente in Champions” promette, ma al primo anno il Trenčín scende in seconda divisione. La profezia comunque si avvera. La Ling e il direttore generale Robert Rybníček, fratello del sindaco della città, trasformano il Trenčín nella risposta slovacca al Porto. Con un budget annuale di 2 milioni di dollari, la squadra non può che puntare alla valorizzazione del vivaio e sulle plusvalenze: negli ultimi sei anni, i trasferimenti hanno fruttato 4,5 milioni di euro. “Volevo creare un qualcosa di nuovo” ha spiegato La Ling, “che mettesse insieme la giovinezza degli olandesi e la solidità fidica e mentale degli slovacchi, e generare così una dimensione sociale coerente, un legame forte fra gli abitanti e la regione”. Cambiano i tempi, ma in fondo il calcio in Slovacchia rimane sempre più di un gioco.

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