Euro 2016, Italia-Spagna: De Rossi-Iniesta e Chiellini-Morata i duelli chiave
Il confronto perfetto. L'Italia difensiva e compatta, che ha fatto quel che serviva per vincere, contro la Spagna più offensiva di Del Bosque, che più somiglia al Barcellona di Guardiola: per far bene, bisognerà farli giocare male. L'Italia del 3-5-2 come paradigma, che per la prima volta non ha concesso tiri in porta in un intero match all'Europeo, e la Spagna dal 4-3-3 strutturato che ha trasformato il possesso palla in visione grazie all'ultima trasformazione del visionario Iniesta. L'Italia dei 14 palloni intercettati e dei 12 tackle di media a partita contro la Spagna che ha concluso, in media, 17 volte ogni 90 minuti (ed è curioso che davanti, in questa classifica, abbia squadre dai risultati anche peggiori: Portogallo, Inghilterra, Germania, Belgio). Una partita che si vince e si perde a centrocampo.
La partita – Il 3-5-2 azzurro (anche se giocheremo in bianco come a Usa '94), che spesso diventa 5-3-2 in fase di non possesso, ha la tendenza fisiologica ad abbassare un po' la squadra. Sarà questa la sfida principale per Conte: riuscire a non snaturare l'impianto, e insieme a farlo funzionare in maniera leggermente diversa. Mantenere i presupposti che hanno portato alle vittorie su Svezia e Belgio, ovvero evitare l'occupazione del centro del campo, costringerli a virare verso le fasce, in un quadro però più mutevole e soprattutto alzare il punto di recupero del pallone, per quanto possibile.
Serve il meglio di quanto visto nelle prime due partite, con qualche lezione da prendere dal secondo tempo della Croazia contro le Furie Rosse: chiusure precise fra le linee, pressing alto su Iniesta e soprattutto Busquets per spezzare la catena regina nella costruzione della manovra. Sarà, con ogni probabilità, il confronto, diretto e a distanza, fra Il Cavaliere Pallido e De Rossi a decidere la sfida.
De Rossi vs Iniesta – Iniesta, votato man of the match per la nona volta in carriera fra Europei e Mondiali, ha sconfitto anche gli algoritmi. Per la matematica alla base della selezione, non è nella top-11 della prima fase di Euro 2016. Ma ha dipinto l'assist perfetto contro la Repubblica Ceca e soprattutto, dopo l'addio di Xavi, è diventato il centro di gravità permanente della Spagna. Iniesta è il giocatore che tocca più palloni in media in tutto l'Europeo, 95.3 a partita (solo Kroos e Xhaka, anche loro in campo per tutti i 270 minuti, hanno effettuato più passaggi nella fase a gironi). Iniesta è l'evoluzione paradigmatica della mezzala di possesso: crea superiorità numerica, mantiene palla e apre il campo.
È il centro del sistema, che si muove intorno a lui e grazie a lui sfruttando a sinistra la catena Jordi Alba-Nolito e a destra uno scudiero come Fabregas accompagnato dai tagli di David Silva. De Rossi, limitato a 35 passaggi e 0.5 palloni intercettati di media nelle due partite del girone cui ha preso parte, avrà di fronte una partita di sacrificio, che però dovrà essere il meno passivo possibile, orientata a deviare i flussi di gioco avversario e consentire il recupero del pallone in una zona che possa consentire l'avvio rapido del contropiede.
Darmian vs Nolito – Considerazioni che ancor di più valgono per Darmian, logico sostituto dell'infortunato Candreva. Il terzino del Manchester United, rimasto un po' troppo bloccato nella prima mezz'ora contro il Belgio, ha di fronte un duello chiave. Nolito è il grimaldello tattico che ha spaccato le prime due partite delle Furie Rosse. I tagli dalla sinistra verso il centro hanno aperto le difese della Repubblica Ceca e della Turchia, ma è proprio da quella parte che la Croazia ha cambiato il match contro gli spagnoli.
Con il giusto supporto delle mezze-ali e delle punte in fase di non possesso, si può spezzare la catena di sinistra con Jordi Alba e togliere continuità all'azione iberica. Una delle chiavi azzurre, non solo in fase di avvio dell'azione offensiva per creare superiorità fra le linee, potrebbe risultare Giaccherini. A lui Conte potrebbe chiedere di rimanere più alto per pressare Busquets, in modo da togliere un appoggio facile a Iniesta e allungare la distanza fra il centromediano e quella che diventa la linea offensiva alle spalle di Morata.
Florenzi vs Silva – A destra, alle spalle di Silva e Fabregas, la Spagna non è certo apparsa perfetta. Ed è qui che Florenzi, con i suoi 1.5 dribbling di media a partita, potrebbe creare il terreno per un cambio di gioco rapido o per un'apertura dalla difesa, per una transizione rapida comunque tra fase difensiva e offensiva sfruttando la vulnerabilità dell'associazione Silva-Fabregas. Il Blues dal DNA blaugrana, cui non è mai riuscita la trasformazione in mezzala di possesso, si mantiene nel solco e nell'ombra di Iniesta con l'idea di gioco wengeriana di avere sempre davanti la porta. Ma non bilancia del tutto, nella copertura degli spazi, la presenza al suo fianco del giocatore più libero dagli schemi delle Furie Rosse.
Silva l'anarchico scombina gli equilibri del 4-3-3, i suoi 1.7 dribbling a partita non rendono se non ha una sponda, un compagno con cui dialogare. E i suoi tagli verso il centro hanno in più di un'occasione complicato lo scenario difensivo di Juanfran, che alle sue spalle rimane piuttosto bloccato, supporta meno di Jordi Alba la fase offensiva, e può soffrire se viene puntato in velocità quando la distanza con la linea dei trequartisti aumenta. Un gap in cui Florenzi può inserirsi come sa.
Chiellini vs Morata – Italia-Spagna sarà un po' come Atletico Madrid-Barcellona. E Morata è già stato avvisato: gli ormai ex compagni di squadra non saranno certo teneri. Chiellini, che ha intercettato 1,5 palloni di media a partita finora, è anche il giocatore azzurro che ha effettuato più passaggi in media, 53 a partita, anche se contro la Svezia ne ha sbagliati 14. Solo Barzagli e Bonucci, nella squadra di Conte, superano i 50: segno che la difesa costituisce il primo motore della manovra azzurra. A Chiellini, come a Bonucci, che ha completato 27 passaggi su 34 contro il Belgio e 62 su 75 contro la Svezia (anche se in maggioranza si trattava di un appoggio al compagno più vicino), Conte chiede un doppio impegno, di marcatura e di visione.
Sarà probabilmente Chiellini a rimanere sulle tracce di Morata, principale riferimento offensivo che però ha sofferto sia contro la Repubblica Ceca sia contro la Croazia nelle fasi in cui la circolazione di palla risultava troppo lenta o perimetrale: solo 3 i duelli aerei al debutto e 2 contro i croati, partita che ha concluso senza contrasti vinti e senza ripiegamenti nei 67 minuti in cui è rimasto in campo. Il lavoro di occupazione degli spazi a centrocampo, dunque, servirà evidentemente anche a facilitare i compiti di marcatura del trio BBC.
Pellè-Eder vs Ramos-Piqué – In questo modo, poi, si crea uno spazio maggiore fra difesa e centrocampo che consente anche a Eder, dialogando magari con Florenzi, di sfruttare il contropiede o a Pellé di venire incontro e trovare il modo, attraverso le sponde, di garantire profondità all'attacco azzurro. Una difesa troppo passiva, al contrario, porta Ramos e Piqué, come si è visto spesso nelle gare del girone, a salire fin quasi alla trequarti e aumentare quella sensazione di padronanza del campo che prima derivava dal palleggio stretto e insistito e oggi passa per un'occupazione più aggressiva degli spazi. Il confronto perfetto è servito.