Euro 2016: Bordeaux, la capitale del Cabernet-Sauvignon
Hic uva, ubique nomen. Qui l'uva, il nome dappertutto. Il motto di Ausonio, prima testimonianza sulla produzione di vino nella zona, racconta ancora oggi lo spirito di Bordeaux. Nel capoluogo dell'Aquitania si imbottigliano 800 milioni di bottiglie l'anno. Un fiume di Merlot e Cabernet-Sauvignon sulle due rive della Garonna che vale 3 miliardi di euro.
Tra storia e futuro – La viticoltura bordolese decolla dal Duecento, quando si affermano le prime zone vinicole (Graves, Bourg, Blaye). L'esportazione fiorisce in Inghilterra, in Olanda, in Germania, in Scandinavia e il secondo matrimonio di Eleonora di Aquitania con il re Enrico II d’Inghilterra regala alla città la prima età dell'oro. Sotto il dominio inglese, il Ducato di Aquitania conosce un periodo florido per tre secoli: è il principale porto francese sull'Atlantico e prospera sfruttando la tratta degli schiavi. Una storia che Bordeaux non dimentica, scolpita in uno dei centri storici meglio conservata d'Europa. La “Bella Addormentata”, come viene affettuosamente chiamata, votata due anni fa la miglior città francese in cui vivere dopo Parigi, si è risvegliata. Ha guardato al futuro grazie al meglio dell'intelligenza e della scienza, alla Aerospace Valley, eredità di una tradizione che risale all'epoca di Montaigne sindaco o dell'operato di Montesquieu. Ma non ha dimenticato un passato nutrito d'arte, delle opere di Delacroix cedute per testamento al Museo di Belle Arti, nei capolavori di Mauriac, Nobel per la letteratura 1952. “Il pensiero è ribelle”, scriveva, “impossibile impedirgli di correr dove vuole”.
Il Matmut Atlantique – E il pensiero non può che andare al Matmut Atlantique, stadio dell'anno 2015, con la sua architettura luminosa e le sue ombre finanziarie. Dal 1938 il Bordeaux ha giocato al Parc Lescure, dal 2001 edicato all'ex sindaco e primo ministro Chaban-Delmas, il primo stadio del mondo dotato di spalti interamente coperti e privo di piloni strutturali a disturbare la vista degli spettatori. Ma lo studio Herzog & Meuron ha progettato un nuovo impianto, costruito in tre anni e costato 168 milioni, che potrebbe anche trovarsi a ospitare un confronto fra Italia e Germania dopo la fase a gironi. La compagnia di assicurazioni Matmut Atlantique, già sponsor della squadra di rugby dell'Union Bordeaux-Bègles, si è assicurato per dieci anni i naming rights dello stadio a 3,9 milioni di euro l'anno. Tuttavia i problemi per l'impianto, votato il migliore stadio del 2016 per “la leggerezza dell'architettura, la leggerezza e il carattere fortemente geometrico della costruzione” restano. Tre settimane fa, il Consiglio di Stato ha annullato la partnership pubblico-privata tra il comune e la società incaricata dei lavori di costruzione dello stadio, la SBA (Stade Bordeaux Atlantique) che, secondo la città di Bordeaux avrebbe praticamente raddoppiato i costi, che secondo l'accordo avrebbero dovuto ammontare a 3,5 milioni all'anno per 30 anni, fino a quasi 9.
Turismo – Bordeaux rimane una città di commistioni, fusioni, sospesa fra la Porte Cailhau che apre sulla cinta di mura medievali, e la Aerospace Valley. Presa fra Place de la Bourse, progettata dal grande architetto francese Jacques Ange Gabriel per Luigi XV, e Rue Sainte-Catherine, la più lunga via pedonale di Francia. Una città che si incanta e si specchia nel monumento ai Girondini, in una modernità che tanto deve agli ideali della Rivoluzione francese, e nel Miroir d'Eau, la vista preferita sul lungofiume della Garonna.
Un fiume di rosso – Lungofiume che unisce le due anime di Bordeaux. Perché lungo la Garonna scorrono le due anime di Bordeaux: Cabernet Sauvignon sulla rive gauche, Merlot sulla rive droite. La divisione è chiara, la moltiplicazione delle denominazioni del vino di Bordeaux, della regione degli château, dei cru e dei terroir, ai limiti dell'infinito. Ogni area, infatti, ha la sua classificazione, e nemmeno tutte: non esistono sistemi di definizione, per esempio, nel Pomerol. L'area più famosa dei rossi dell'area è certamente la zona del Médoc, a nord, dove si producono gli châteaux più rinomati di Bordeaux: qui si coltivano Cabernet Sauvignon, Merlot, e Cabernet Franc, che aggiunge complessità aromatica ai vini, tutti robusti e parecchio strutturati. A sud del Médoc c'è le Grave, cui appartiene l'area di Pessac-Léognan che ha ottenuto nel 1987 il riconoscimento di AOC (Appellation d'Origine Contrôlée), interessante perché qui si concentra una buona produzione di bianchi grazie a vitigni come il Sémillon e il Sauvignon Blanc. Scendendo a sud lungo la Garonna, troviamo Sauternes e Barsac, i due comuni più celebri di Bordeaux per la produzione dei vini dolci, muffati: vini eleganti, equilibrati, incredibilmente longevi, di quelli che come da proverbio col tempo migliorano. Più a est, a Saint-Emilion, il terreno collinare fa aumentare la coltivazione di Merlot e rende i vini di quest'area più morbidi, un po' come quelli della piccola area di Pomerol. E i primi assaggi promettono un 2014, e ancor più un 2015, di livello altissimo.
Città del vino – Dopo sette anni, lo scorso 31 maggio, Alain Juppé ha finalmente tagliato il nastro alla Città del Vino. “Sarà il mio Guggenheim” ha detto il sindaco, avversario di Hollande alle presidenziali del 2017, di fronte alla monumentale e sinuosa struttura da 55 metri, un po' totem e un po' decanter, che nasce con l'obiettivo di far staccare 450 mila biglietti l'anno. Finanziata per l'80% da capitali pubblici, costata 81 milioni, la Città del vino vuole mantenere “un'essenza culturale” spiega il direttore Philippe Massol. “Si parla di civilizzazione del vino, di arte. L'idea è che l'ospite esca di qui con un profondo rispetto per il nostro prodotto”. La tecnologia domina ovunque, gli schermi sono dappertutto. Sono state ricostruite le terre del vino (anche la zona del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene), mentre scorrono video, suoni, immagini che arricchiscono di notazioni storico-enologiche. Andreas Larsson, miglior sommelier del mondo 2007, e il celebre enologo Michel Rolland hanno scelto le 14 mila bottiglie che si troveranno all’ultimo piano, sugli scaffali di Latitude20, in rappresentanza di 80 nazioni, Italia compresa. L'esperienza sarà comunque sinestetica. E la volontà diventa dichiarazione nell'auditorium da 250 posti per performance, concerti, conferenze e dibattiti, che sarà aperto per assistere le partite degli Europei con degustazioni delle etichette delle nazioni che si stanno affrontando in campo. “Il vino rappresenta la Francia agli occhi del mondo” ha detto Hollande” la libertà, la cultura e il nostro stile di vita che ci viene invidiato. La Cité du vin è il nostro orgoglio perché promuoverà questa immagine”. Cin.