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Empoli-Milan 2-2, Honda salva i rossoneri dall’incubo toscano

Dopo la sconfitta di San Siro, i rossoneri hanno colto faticosamente un pareggio ad Empoli. Sotto di due gol, il Diavolo ha ritrovato il sorriso grazie a primo gol di Torres e alla terza rete del giapponese.
A cura di Alberto Pucci
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L'obiettivo di Pippo Inzaghi era quello di far dimenticare le barricate viste a San Siro, contro la Juventus, e riportare il Milan alla vittoria su un campo (ipoteticamente) facile per i colori rossoneri. Il pareggio raccolto in Toscana, dopo una rimonte e una battaglia durissima, non può però rallegrare la truppa milanista che, archiviate le prime due vittorie, era forse già convinta di aver trovato la pozione magica per diventare una grande squadra. Schiaffeggiato dai terribili ragazzi empolesi, per larghi tratti del match, il Diavolo ci ha messo quasi un'ora per ritrovare un minimo di dignità calcistica e di "verve" agonistica. Il pareggio del "Castellani", farà discutere quanto la brutta serata contro i campioni d'Italia e, paradossalmente, rischia di aprire altre crepe nel muro che Inzaghi ha saputo costruire davanti a Silvio Berlusconi.

Primo tempo da mal di pancia presidenziale – Dopo la sconfitta di San Siro, e la prima "sgridata" del boss milanista, ci si aspettava un Milan diverso e capace di far tornare il sorriso ai suoi seguaci. I tifosi hanno, però, rivisto vecchi errori e vecchi fantasmi del recente passato. Sceso in campo con buone intenzioni, l'undici milanista ha subito sofferto il ritmo di un Empoli in versione Real Madrid. Nella prima mezz'ora, in campo c'è stato un Milan talmente brutto da non essere vero e un avversario fin troppo superiore. Complice la grande aggressività dell'Empoli (perfetto in ogni parte del campo), il Diavolo si è accartocciato su se stesso. Lenta, leziosa e irritante, la squadra rossonera è rimasta a guardare, incassando due gol (al 13esimo e al 21esimo, entrambi da palla inattiva) e rischiando di subirne altrettanti sulle folate della squadra di Sarri. L'innesto di Bonaventura, al posto di un fragile e acerbo Van Ginkel, ha progressivamente rianimato l'undici di Pippo Inzaghi, bravo a modificare il modulo in corsa, accentrando Menez e alzando i due laterali De Sciglio e Abate. L'ultimo quarto d'ora, del primo tempo, ha fatto vedere flebili segnali di risveglio milanisti, capitalizzati da Fernando Torres che, al 41esimo, siglava il suo primo gol italiano.

Sarri in tribuna – Il secondo tempo, cominciato senza il tecnico dell'Empoli, espulso al rientro negli spogliatoi, ha seguito inizialmente lo stesso "canovaccio" della prima frazione di gioco: Empoli aggressivo, Milan impreciso, nervoso e fragile in difesa. Dopo il terzo gol sfiorato da Tavano, è bastata però un'azione decente dei rossoneri per rimettere in piedi la partita con Honda (al terzo gol in quattro partite), bravo a concludere con il sinistro. Complice l'inevitabile calo dei padroni di casa, il Milan è riuscito pian piano a venir fuori e, dopo una traversa di Menez al 17esimo, ha rischiato di raccogliere i tre punti grazie ad un finale tutto cuore e grinta: un forcing tardivo che, nell'ultima parte di match, ha prodotto qualche buona occasione e riacceso (inutilmente) i cuori dei tifosi giunti sino ad Empoli.

Esame romagnolo – Domenica prossima il Milan è atteso dalla seconda trasferta consecutiva. Da Empoli, la squadra di Inzaghi si trasferirà sul campo dell'altra neopromossa: il Cesena. Nello stesso stadio dove, nel settembre 2010, Nagatomo e compagni asfaltarono la banda di Massimiliano Allegri (con Ibrahimovic capace di sbagliare un calcio di rigore), la squadra di Inzaghi dovrà cercare di rialzare la testa dopo due partite da cestinare. L'ottimo Empoli, visto stasera, sarà invece di scena a Verona, contro il Chievo di Eugenio Corini: un esame di maturità, contro una diretta avversaria per la lotta salvezza, che la squadra toscana non dovrà sbagliare. Se riuscirà a "copiare ed incollare" quanto di buono ha fatto contro il Milan, l'Empoli potrà dire la sua anche al "Bentegodi" e rilanciarsi in classifica, dopo un inizio difficile.

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