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Elliott, altri 35 milioni: l’era di Li al Milan è finita, senza gloria e molto imbarazzo

C’è stato l’aumento di capitale da 35 milioni di euro, garantito dal Fondo americano che di fatto ha preso il potere e sfiduciato Li. Che è sotto nuova inchiesta della Procura per il closing e sta affrontando il fallimento di una sua società in Cina. Confermando l’instabilità economica da sempre imputatagli.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'era di Yonghong Li è già al tramonto. Senza gloria e con qualche imbarazzo di troppo. Un'epopea che è fallita ancor prima di concretizzarsi, con voci, illazioni, dati di fatto che stanno dimostrando purtroppo che il neo proprietario del Milan non ha le condizioni economiche per sostenere l'impegno preso nei confronti della società rossonera.

Nessuna gloria, tanto imbarazzo

E sono i dati e le date a dirlo, non semplice pessimismo o disfattismo. Mister Li non solo non ha mantenuto gli impegni di garanzia e stabilità ma è coinvolto ultimamente in indagini sui suoi patrimoni in Cina – dove sembrerebbe sia fallito uno dei suoi principali asset – e in ritardo sui pagamenti richiesti dall'UEFA e dalla Figc tra iscrizione per le Coppe della prossima stagione e del campionato.

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Il doppio colpo del definitivo ko

Jie Ande e fondo Elliott

L'ultimo colpo di piccone è arrivato tra la Cina e l'America. All'indomani delle notizie di fallimento dell'azienda Jie Ande sulla quale pendeva una richiesta di liquidazione per bancarotta da parte della Banca di Canton, che è arrivata dall'Asia si è sovrapposta la decisione del Fondo statunitense Elliott di saldare i 35 milioni di euro per l'aumento di capitale che permetterà al Milan di chiudere la stagione.

Una prima fetta di 10 milioni dovrebbe esser versata entro venerdì sera. Nel caso Li non procedesse al pagamento allora ci sarebbe l'intervento ufficiale di Elliott con il sociddetto prestito-ponte da 35 milioni sì da gestire il club fino al termine della stagione ma con un aumento dell’indebitamento della Rossoneri Sport Investment Luxembourg. Cosa significa? Che progressivamente il ruolo centrale sarà del Fondo americano che reggerà le fila per il futuro compreso i colloqui con la Uefa, che il 19-20 aprile vedrà il Milan discutere il settlement agreement.

Li ufficialmente (quasi) messo da parte

Un doppio colpo da ko tecnico per il magnate cinese che tecnicamente resta in piedi per il possesso delle quote rilevate da Berlusconi ma che ufficialmente è destituito e sfiduciato, aprendo nuovi scenari oggi più concreti che mai. E se da un lato non mancano nuove cordate di investitori che si affacciano fiutando l'affare di prelevare la società rossonera a due euro, dall'altro è sempre più credibile l'inserimento finale dello stesso Fondo Eliott che ha aumentato il proprio potere sul Milan.

Le tre vergogne di mister Li

Elliott prende sempre più potere

L'UEFA – e di rimando anche la Figc – non sono per nulla soddisfatte della situazione attuale e nemmeno del panorama futuro: l'organizzazione guidata da Infantino ha da sempre osteggiato l'influenza che hanno i Fondi di investimento nel calcio, sia per ciò che riguarda la gestione di eventuali cartellini dei giocatori sia per quel che riguarda la partecipazione nelle società. Pensare che il Milan potrebbe diventare di proprietà di Elliott non darebbe al club – al di là di una garanzia economica reale – un'immagine positiva.

Maggiore rigidità dell'Uefa

In questo senso, l'Uefa aumenterebbe i controlli e stringerebbe ancor di più i cordoni degli accordi, senza permettere al club di dilazionare o patteggiare alcunchè perché non potrebbe scendere a compromessi con un Fondo. Eppure lo scenario è quello e nei prossimi tre mesi il destino del Milan non è solo nelle mani di Gattuso (che potrebbe lenire parte del problema con una qualificazione in Champions League) ma anche e soprattutto nella gestione economica finanziaria del club.

Il fascicolo della Procura

Oltretutto sembra che ci sia un fascicolo riaperto attorno al famoso passaggio di consegne tra Berlusconi e lo stesso Li, il ‘closing' su cui già si indagò sulla provenienza e i movimenti dei soldi che passarono dall'Asia all'Italia. Oggi, senza indagati né ascrivendo alcun reato, il fascicolo è stato ripreso in mano per capire alcuni passaggi comunque ritenuti ‘sospetti' e degni di nuovi approfondimenti.

Tutte le date di un fallimento annunciato

Agosto 2016: Li diventa l'uomo di riferimento della cordata Cinese

Il 5 agosto 2016 Li Yonghong estromette la cordata formata da Gancikoff e Galatioto, diventando il riferimento del nuovo gruppo cinese pronto a rilevare il pacchetto di maggioranza del Milan.

Aprile 2017: il Milan è cinese, Elliott presta 300 milioni

Il 13 aprile 2017 il Milan diventa ufficialmente proprietà cinese: per l'acquisizione del club, dopo una serie di rinvii quasi interminabili, per Li è però necessario un prestito da oltre 300 milioni da parte del fondo americano Elliott.

Novembre/Dicembre 2017: voluntary agreement bocciato dall'Uefa

Il 9 novembre dello stesso anno, Fassone parte per Nyon per fare la richiesta all'Uefa del voluntary agreement, presentando numeri e conti che dovrebbero dimostrare la correttezza della posizione della società. Il 15 dicembre l'Uefa dice no e rifiuta la richiesta in modo ufficiale. Si passa al settlement sotto la minaccia di multe e limitazioni sul mercato.

Febbraio 2018: la bancarotta di Jie Ande

Già a inizio del 2018 si diffondo nuove voci su una inchiesta cinese per bancarotta della holding Jie Ande unita ad un'altra causa in patria per la mancata restituzione di un grosso prestito. A febbraio, Li smentisce tutto con un video in cui appare dalla Cina e assicura della solidità del proprio patrimonio. "Nelle ultime ore go visto riportate dai media alcune notizie irresponsabili che hanno danneggiato il Club, le mie società, la mia famiglia e me".

Marzo 2018: il ‘modello 45', nuovo fascicolo sul closing

In questi giorni, viene anticipato il fallimento di Jie Ande. già insolvente ad aprile 2017, mentre la Procura di Milano apre un fascicolo d'inchiesta sulla vendita del Milan a ‘modello 45'. Ciò significa che al momento non c'è alcuna ipotesi di reato né indagati ma il rapporto della Guardia di Finanza parla comunque di "segnalazioni di operazioni sospette" risalenti a fine 2017.

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