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El Paròn Nereo Rocco entra nel Dizionario Treccani

“Ruvido e epicureo” così viene definito il leggendario allenatore del Milan, inserito nel celebre Dizionario Biografico degli Italiani.
A cura di Marco Beltrami
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Il suo nome è legato a pagine indelebili del calcio italiano. Nereo Rocco ha rappresentato e rappresenta una figura chiave per lo sport italiano non solo per i suoi successi da calciatore e da allenatore ma anche per il suo indimenticato modo di essere. A 38 anni dalla sua scomparsa, il celebre triestino ricordato per sempre come “El paròn” (il padrone), ottiene l’ennesimo riconoscimento. Il suo nome infatti è stato inserito nell'88mo volume del Dizionario Biografico degli Italiani edito dalla Treccani.

Il riconoscimento della Treccani

Alla voce Nereo Rocco, redatta da Gabriele Moroni viene ripercorsa tutta la carriera del classe 1912 del mondo del calcio, a partire da quel soprannome nato per riassumerne “le caratteristiche fisiche e soprattutto caratteriali: parlata triestina, fisico massiccio, tratto ruvido ma indole generosa, severo, esigentissimo con i giocatori, molto attento pero' ai rapporti umani". Un nome particolare, rimasto nella leggenda dello sport, ma nato a causa di un errore: il vero cognome era Rock, austriaco, cambiato dal padre Giusto nel 1925 in Rocchi, e appunto poi diventato alla fine Rocco per uno sbaglio dell'anagrafe con un’italianizzazione in linea con i dettami delle autorità fasciste.

La carriera da calciatore

La sua avventura da calciatore in Serie A, iniziò con la maglia della sua città, la Triestina nel 1929. Dopo 231 partite e 70 gol, e una convocazione del ct Pozzo per il ritiro della Nazionale nel 1934, Rocco si trasferì al Napoli dove rimase per 3 stagioni fino al 1940 collezionando 47 partite e 7 reti. La sua carriera da calciatore professionista si concluse nel 1942 al Padova.

I successi da allenatore con il Milan

I principali successi sono legati però alla carriera da allenatore nata nei Dilettanti, e cresciuta sui campi della Serie C, alla Libertas Trieste dove inventò il “battitore libero”. Dopo una parentesi al Treviso, approdò al Padova dove con un capolavoro riuscì in Serie A a portare la squadra al terzo posto dietro Juve e Fiorentina. In Veneto, nacque il dibattito sull’atteggiamento difensivo della sua squadra, improntato all’ormai diventato famoso “catenaccio”. Con il Milan El Paròn riscrisse la storia del calcio vincendo tutto in due periodi: 2 scudetti (1962 e 1968), 2 Coppe dei Campioni (1963 e 1969), 1 Coppa Intercontinentale (1969), 2 Coppe delle Coppe (1968 e 1973), 1 Coppa Italia (1977)

Rocco "ruvido e epicureo"

Un campione a tutto tondo, e un uomo d’altri tempi, che la Treccani definisce così: "legatissimo alle sue radici, disinvolto nell'esprimersi solo in triestino, epicureo, nottambulo, ruvido nel tratto ma umano, a cominciare dal "tu" ai giocatori, aperto al dialogo, al punto da formare una commissione interna con cui consultarsi prima delle partite".

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