Eder serve il biscotto alla Svezia. Vince l’Italia, ottavi in tasca
La vendetta è un piatto che va consumato freddo. E così è stato. All'ultimo assalto, quando ormai la partita sembrava incanalata verso uno 0-0 deludente. Ci ha pensato Eder, con un tiro d'interno collo dal limite dell'area, sfruttando l'unico corridoio concesso dai difensori avversari, a fiaccare la resistenza della Svezia e a regalare all'Italia 3 punti pesantissimi in chiave qualificazione. La vetta del Girone E è al sicuro, il passaggio agli ottavi è in tasca ma che sofferenza. E che rabbia per una formazione che s'è svegliata troppo tardi. Però, si vince. E andiamo avanti.
Impacciata, lenta, spuntata e con poca qualità. Così si presenta la Nazionale alla sfida contro la Svezia mostrando di subire il dinamismo di un avversario che – furore agonistico a parte – sa che può bloccare gli Azzurri con grande intensità. Ed è questo a fare la differenza per buona parte del match, con l'Italia che – preoccupata da Ibrahimovic – lo francobolla, lo tiene in gabbia, fa sì che Bonucci e Chiellini lo prendano in consegna, ma resta risucchiata nel gorgo di centrocampo. Gira al largo ma non trova profondità. Pochi spunti sulle corsie laterali, con Florenzi e Candreva che non trovano spazi necessari. In mezzo al campo si fa fatica a disegnare geometrie. La frenesia è nemica numero uno, più ancora del pressing della Svezia: troppi i passaggi sbagliati, incapacità di dare una svolta all'incontro e ribaltare la sfida. E' un'Italia in brutta copia rispetto a quella ammirata contro il Belgio.
Italia stile Belgio, con Antonio Conte che conferma le scelte della vigilia trovando 10 undicesimi pronti a voler ripetersi anche contro la Svezia. Unico default, Darmian, l'esterno basso del Manchester United che contro i belgi aveva deluso e che oggi partirà dalla panchina a favore di De Sciglio. Per la Svezia, all-in su Ibrahimovic, unico vero totem della nazionale scandinava su cui gira tutto il gioco della squadra. Arginato il gigante svedese, all'interno del quadrato difensivo azzurro, per l'Italia il compito di portare a termine in modo positivo anche questo secondo confronto europeo. Il filo conduttore di Italia-Svezia è semplicemente questo: Ibra contro tutti, tutti contro Ibra.
Svezia, filtro a centrocampo – La Svezia prova subito ad impensierire l'Italia con gioco veloce sulle fasce per i cross a Ibra ben controllato dalla difesa azzurra che amministra bene davanti a Buffon. Lo schema tattico scandinavo è ben definito subito con Guidetti e Ibrahimovic a fare il duo offensivo e una nutrita linea a quattro in mediana nel momento in cui la Svezia gioca alto.
Italia, contropiede e difesa alta – La risposta tattica dell'Italia è quella classica voluta da Antonio Conte, chiusura in difesa e ripartenze veloci spingendo sulle ali. Gli azzurri mostrano di conoscere alla perfezione il meccanismo di gioco del Ct e alla prima occasione l'Italia si presenta subito pericolosa sulla trequarti svedese con un contropiede largo, alla ricerca della boa centrale Pellè che viene sempre supportato da un compagno di squadra che resta largo in attesa di un passaggio o di un recupero palla.
La partita è avara di emozioni nel primo quarto d'ora con una analisi meticolosa tattica da parte dei due ct che non lasciano nulla al caso. Se la Svezia deve guardarsi dal collettivo azzurro, l'Italia è molto attenta sull'avversario più pericoloso, Ibrahimovic con un lavoro della difesa continuo nel mettere in fuorigioco il gigante scandinavo. La linea a quattro azzurra resta altissima, lontana dalla propria area di rigore e preservando Buffon da eventuali pericoli.
Pressing azzurro, Ibra costretto a centrocampo – Isaksson e Buffon non sono mai chiamati in causa, Italia e Svezia giocano a bassi ritmi con due squadre molto corte. Entramvbe le linee difensive sono altissime, gli svedesi provano ad aggirare l'ostacolo azzurro con una rete fitta di passaggi orizzontali, gli azzurri preferiscono le verticalizzazioni soprattutto sulle fasce per i cross al centro. Nessuna delle due soluzioni nella prima mezzora di gioco ha prodotto qualcosa di concreto. La scelta di Conte però paga perché costringe Ibrahimovic a giocare spesso fuori dall'area di rigore per cercarsi i palloni e invece di fungere da terminale offensivo, è obbligato a fare il regista.
Lo svedese non è mai pericoloso, la Svezia cerca sempre la sua sponda per portarsi avanti ma con scarsissimi risultati. Davanti alla propria area di rigore gli azzurri fanno ottimo filtro con De Rossi difensore aggiunto. Anche senza palla, Ibrahimovic è costretto ad allontanarsi dalla propria area di rigore per cercarsi gli spazi utili. Ma l'Italia non soffre mai e il primo tempo si chiude con un pareggio a reti inviolate che conferma l'equilibrio espresso nei primi 45 minuti di gioco.
Le difficoltà dell'Italia nel trovare la via della rete sono tutte nella statistica della Opta che fotografa l'incapacità dei nostri attaccanti di proporsi in zona gol. In particolare, è poco incoraggiante il dato relativo a Eder, che non effettua alcun tiro nello specchio della porta e gira sempre al largo dall'area di rigore della Svezia.
Conte è una furia, nell'intervallo scuote gli Azzurri e chiede loro maggiore dinamismo rispetto al timore reverenziale, alle difficoltà palesate nella prima parte della gara. Candreva e Florenzi spingono di più lungo le corsie esterne, la Nazionale prova ad avere il baricentro più alto. Il ct, però, non è contento e dice a Zaza di scaldarsi: cambio obbligato per assicurare maggiore profondità e pericolosità alla prima linea. Minuto numero 60, fuori Pellè e dentro la punta della Juventus alla quale chiede una mezz'ora di grande intensità. La scossa c'è stata, l'Italia non subisce più solo l'iniziativa degli scandinavi ma fa gioco. Almeno, ci prova ma non riesce mai a trovare il guizzo vincente. Anzi, il ct se la prende spesso con Zaza che sembra un pesce fuor d'acqua rispetto alle consegne tattiche dell'allenatore.
‘Particolare' che concede alla Svezia, aggrappata al furore agonistico di Guidetti e ai (possibili) numeri di ibrahimovic, la possibilità di rimettere il muso nella metà campo azzurra trovando qualche varco affondando i colpi sulla corsia di sinistra. Le note liete? Poche, però c'è un atteggiamento tattico differente. Ma non basta perché al 72′ – anche se in posizione di fuorigioco millimetrico – Zlatan divora un gol che sembra già fatto: da sotto misura ‘ciabatta' la palla e la spedisce alta sulla traversa.
Forcing finale. L'orgoglio tiene l'Italia in partita e fa sì che, in una delle poche incursioni nell'area di rigore della Svezia, maturi l'occasione più clamorosa di tutta la partita. Parolo è pronto alla deviazione vincente ma la fortuna non lo aiuta e la palla va a sbattere sulla traversa. Si soffre maledettamente perché gli scandinavi non mollano la presa e, alla loro maniera, replicano colpo su colpo e si riportano in avanti. Conte tira fuori Florenzi, sposta Giaccherini sulla corsia di sinistra e piazza nel cuore della mediana un combattente alla Sturaro perché la diga regga. Poi Eder piazza il guizzo vincente. Finisce 1-0, qualificazione archiviata.