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E’ un calciomercato di debiti, ma l’Italia non si preoccupa

Pochi soldi e tanti nomi per il mercato d’agosto dei club nostrani. Eppure l’Italia è leader nella speciale classifica dei ‘saldi negativi’, ma tutti fanno finta di non accorgersi.
A cura di Alessio Pediglieri
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calciomercato e debiti

Tutto è cambiato, niente è cambiato. L'Italia del pallone si diverte – o prova a farlo – e sotto il caldo dell'estate sogna. Sogna acquisti faraonici per la propria squadra, fenomeni in arrivo e una formazione da scudetto e vincente in Champions League. Il calciomercato ribolle e fa sognare milioni di tifosi malgrado il futuro delle squadre di Serie A sia tutt'altro che roseo, alle prese con una cassa che piange e che non permette, tranne rarissimi casi, di inseguire giocatori di prima fascia. Eppure nessuno sembra badare che di soldi ce ne sono sempre meno: lo dicono i numeri, nella speciale classifica che mette in fila i campionati di vertice del calcio europeo – che ha ripreso i battenti in Francia, in Inghilterra e in Germania – l'Italia è attualmente al primo posto nel rapporto tra entrate ed uscite. Sotto la voce "saldo negativo", si intende, che oggi è stimato in circa 84 milioni di euro secondo il portale web tedesco Transfermarkt.it.
Seguono la Premier League inglese che ‘vanta' un passivo di circa 82 milioni di euro, la Primera Division spagnola (negativa per 51 milioni e con i giocatori ad un passo dallo sciopero per la crisi della Liga) e la Bundesliga tedesca (sotto di 46 milioni). In Francia, invece, sembra essere tutto diverso: nella Ligue 1 il saldo infatti è positivo, le entrate superano per il momento le uscite di circa 22 milioni di euro e si applaude al modello transalpino. Ma il calcio francese non è mai passato agli onori delle cronache sportive per acquisti mirabolanti, c'è una ‘tradizione‘ fatta di buoni giocatori, ma nessuna follia per nessun fenomeno: oltralpre spesso si allevano campioni che poi vengono girati ai club che vanno per la maggiore nel continente facendo registrare forti entrate e uscite quasi nulle. Non come in Italia dove chi non spende e spande non sembra contare nulla in un calcio che conta sempre meno a livello internazionale.

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I NUMERI DEL COLLASSO – A proposito di Serie A, ad esempio, pesano sul bilancio complessivo alcuni investimenti che hanno portato scompiglio nei conti correnti delle società più blasonate. Ad inizio di luglio 2010, le venti squadre di serie A avevano speso tra nuovi acquisti, riscatti e compartecipazioni "appena" 117,7 milioni di euro. Quest'anno, invece, i conti ad inizi di luglio 2011 parlavano già di oltre 151 milioni. Ben 33 milioni e passa in più di dodici mesi fa e nessuno sembra battere ciglio mentre tutti ‘piangono' di non avere finanze a sufficienza e guardano con disprezzo al fair play finanziario. Qualche esempio e qualche cifra possono spiegare meglio la situazione tutt'altro che idilliaca: è il caso di Zlatan Ibrahimovic, costato al Milan (con i ringraziamenti del Barcellona) circa 24 milioni di euro che, ancor oggi, sono un mezzo mistero su quanti siano ancora da versare nelle casse azulgrana e le modalità. Oppure l'acquisto a titolo definitivo dell'ex Udinese Inler al Napoli di de Laurentiis per la somma di 17,5 milioni di euro. Anche il riscatto, sempre del Napoli, della punta Edinson Cavani per 16 milioni da versare al patron del Palermo Zamparini, ha il suo peso. E in Capitale non lavorano certo peggio: l'acquisto di Lamela e il riscatto di Borriello, rispettivamente, 12 e 10 milioni di euro, sono stati i primi onerosi colpi della nuova Roma del presidente DiBenedetto. Nella Torino bianconera i riscatti di Matri (dati al Cagliari 15,5 milioni) e Quagliarella (10,5 milioni) hanno il loro peso come i quasi 12 milioni spesi dall'Inter per portare a Milano l'argentino Ricardo ‘maravilla' Alvarez.

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VECCHI ‘VIZI' MAI PERSI – Non che per l'anno scorso il discorso non valga: spulciando tra le cifre, notiamo che se si trascurano gli acquisti di Bonucci e Martinez (prelevati dalla Juve in casa Bari e Catania, ma quest'anno già in via di cessione), la spesa più alta fu fatta dalla Lazio per Sergio Floccari, arrivato a gennaio 2010 dal Genoa e poi pagato 8,5 milioni nel giugno successivo e oggi tra gli esuberi di prestigio. Mentre i casi di Criscito (6 milioni per riscattare la seconda metà dalla Juve, e oggi allo Zenit) e Bonucci (8 milioni spesi dal Bari per strappare il 50% del cartellino di proprietà del Genoa, prima di girarlo proprio alla Juve) rientrano nelle cosiddette risoluzioni delle comproprietà. Un fenomeno tutto italiano. Una curiosità: i pugliesi, poi arrivati ultimi in classifica, furono il secondo club più spendaccione nelle prime settimane di calciomercato, alle spalle della Juve (34,7 milioni bruciati da Marotta e soci in un mese). Quindici i milioni sborsati invece dal presidente Matarrese per il sopracitato riscatto di Bonucci e l'acquisizione in compartecipazione di Barreto (4,5) e Almiron (2,5). Tutti giocatori che ora, complice anche la retrocessione, non fanno più parte della rosa dei galletti.

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L'ECCEZIONE FA LA REGOLA – In mezzo a tanto denaro, ci sono anche le eccezioni e fanno ben pensare come, ad esempio, i 500 euro con i quali il Napoli e la Roma hanno fatto loro due ex giocatori della Sampdoria, scivolata in serie B: Daniele Mannini e Gianluca Curci. Mosche bianche in un contesto completamente differente. Tanto che il vero fenomeno di questa prima parte di calciomercato sono stati i numerosi trasferimenti cosiddetti a "tasso zero", vale a dire gratis, di alcuni calciatori importanti che hanno deciso di non accettare le condizioni proposte dalla società in cui giocavano per spostarsi altrove. Il Napoli ha accolto in questo modo Santana e Donadel della Fiorentina, la Juventus ha fatto lo stesso per Pirlo del Milan, Ziegler della Sampdoria e Pazienza del Napoli. La Lazio del presidente Lotito ha pescato all'estero con Klose del Bayern Monaco; il Cesena ha guardato poco lontano, con Mutu e Comotto della Fiorentina, mentre il Palermo ha ingaggiato con la stessa formula Lanzafame della Juventus, mentre il Milan si era già cautelato con Mexes (svincolato dalla Roma) e Taiwo (stesso discorso con il Marsiglia).

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I PAPERONI D'EUROPA – Se guardiamo all'estero, il discorso cambia poco con molti club protagonisti nella spesa. In Bundesliga, ad esempio, il mercato è finora dominato dal Bayern Monaco, come spesso accade in Germania, con acquisti di punta come Manuel Neuer dallo Schalke 04 (per 22 milioni) e Jerome Boateng dal Manchester City (per 13,5 milioni). Più equilibrata la situazione in Premier League, dove oltre alle solite note Manchester United, Liverpool, Chelsea e Manchester City, si è distinto il ‘piccolo' Sunderland, che finora ha firmato assegni per un valore di circa 26 milioni di euro, in buona parte compensati dalla cessione di Henderson al Liverpool per 18 milioni. La vera sorpresa, però, arriva dalla Spagna, perchè nella classifica delle società che ad oggi hanno speso di più c'è il solito Real Madrid (55 milioni di euro), seguito in seconda posizione, però, dal nuovo Malaga degli sceicchi: 37 milioni nel mercato attuale, con la volontà di ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nella prossima Liga. Il Barcellona è fermo ai 40 milioni di euro o giù di lì spesi per l'uomo più ricercato del mercato 2011, Alexis Sanchez, ufficializzato a fine luglio dopo una soap di mercato quasi infinita, ma è pronto a rifarsi con l'ingaggio principesco di Fabregas.

Al 31 agosto 2010 il volume di acquisti (311,75) e cessioni (261,23) superò i 570 milioni. Mica male. Ma quest'anno si può fare anche di meglio. In fondo mancano ancora all'appello i colpi da novanta e dell'ultimo momento: dal nuovo attaccante della Juve al Mister X del Milan, aspettandoci sorprese pure dall'Inter orfana di Eto'o e dai colpi di coda di Roma e Napoli.

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