E’ un calcio con i nervi scoperti: e se crolla anche Zeman…

Un vecchio adagio afferma che "lavorare stanca".
Ma anche giocare troppo, aggiungiamo noi, visto che non siamo arrivati nemmeno a fine settembre e si disputa già la quinta giornata di campionato con gli incontri iniziali dei giorni di Champions e Europa League disputati una settimana fa. E non solo per coloro che ogni volta devono scendere in campo e, chi più chi meno, devono darsi da fare correndo su e giù per 90 minuti. Stiamo parlando della stanchezza ‘psicologica' che è aumentata di pari passo con quella fisioligica, dell'impegno fisico. In un calcio che non conosce pause e vive sempre con il piede schiacciato sull'acceleratore, è infatti sempre più determinante valutare anche la tenuta mentale delle squadre, dei giocatori, dei dirigenti e degli allenatori.
Chi mantiene i nervi saldi ha più possibilità di ottenere risultati positivi, chi cede rischia di venir sommerso dalle onde.
E sempre più spesso si sta assistendo ad un ‘cedimento' strutturale molto ramificato, dove tutti i protagonisti del pallone mostrano ad ogni giornata di campionato o coppa, di rischiare il tracrollo psicologico ed emotivo. Ne sono vicini i giocatori, chiamati a scendere in campo ogni 48 ore; lo sono i tecnici, già posti sulle graticole dell'esonero anticipato; lo sono i dirigenti che, laddove possono, cambiano aria e società; lo sono i presidenti che mal sopportano da sempre i risultati negativi.

A nervi scoperti 1: Mexes e Snejider – Restando ai giocatori, la tensione è palese e si è manifestata in tutto il suo essere in due occasioni in particolare, a Milano. Nel Milan affaticato di questo inizio di campionato, il clou si è raggiunto nel match di Coppa della scorsa settimana. I rossoneri erano chiamati all'esordio stagionale in Champions League, nel match interno con il modesto Anderlecht: ne è scaturito un polemico 0-0, un San Siro praticamente vuoto e sonori fischi dagli spalti al 90′ minuto. Con Philippe Mexes che, uscendo dal campo, ‘salutava' i tifosi con il dito medio alzato.
Altro giorno, altri colori, stessa scena e stesso stadio. Domenica pomeriggio, sempre a San Siro, sempre al 90′, l'Inter esce sconfitta e umiliata per il 2-0 subito col Siena. Ancora fischi, ancora gesti provocatori da parte dei giocatori, in particolare di un nervosissimo Sneijder, che esce applaudendo ironicamente la tribuna.
Nulla di grave, intendiamo, ma tutto a dimostrazione che le pressioni sono molte. E a volte pesanti.

A nervi scoperti 2: Cellino, Stramaccioni e Allegri – Come le liti e i battibecchi che si stanno sprecando in questi giorni tra presidenti ed allenatori. L'uscita strampalata di Massimo Cellino e l'istigazione a delinquere davanti ad una decisione del Prefetto, è sintomatica di come si stia andando verso un pericoloso ‘fuori giri'. Oltre ogni limite: i tifosi del Cagliari hanno subito un immeritato 3-0 a tavolino e oltrettutto restano senza uno stadio; il loro presidente dovrà rispondere di una inchiesta federale e penale e, malgrado si sia dimesso dalla carica, non eviterà conseguenze particolarmente pesanti (malgrado si sia rivolto in appello per la decisione del giudice sportivo).
Ma se Cellino combatte da solo contro i suoi mulini a vento, c'è chi si pizzica costantemente e cede alla facile polemica ogni volta ci sia l'occasione. Andrea Stramaccioni esplode davanti ad un giudizio che non condivide nel dopo partita Torino-Inter, tra l'altro vinto, con uno stizzito "sciacquatevi la bocca quando parlate dell'Inter" che per risposta ha avuto un sonoro 0-2 a san Siro con il Siena. Dall'altra parte di Milano, Massimiliano Allegri litiga con Filippo Inzaghi, davanti ai ragazzi del Milan, insultandosi pubblicamente per poi andare a stringere le mani e a rilasciare dichiarazioni al miele alla testata dell'azienda, obbligati dal paciere Galliani, in un imbarazzante fiction da libro ‘Cuore'.
Ma c'è chi fa di peggio.

A nervi scoperti 3: Vialli, Ferrara e Zeman – Il ritorno di Zeman, ad esempio, non dev'essere piaciuto a molti. Al di là delle frasi di circostanza che il boemo sia uno dei tecnici che fa più divertire il pubblico, che "Zemanlandia" serviva a questa serie A un po' dimessa, che Zeman sia un ‘maestro' di calcio con principi e teorie che vengono discusse anche a Coverciano, c'è chi proprio Zeman non lo sopporta e non manca a dirlo.
Famose le litigate con Gianluca Vialli che vertono ancora sul tema del doping della Juventus di Agricola, con le sentenze di Guariniello silenziate dalla prescrizione.
Ma anche le ultime frasi di un altro grande ex dei bianconeri di quel tempo, Ciro Ferrara oggi leader della bella Sampdoria di Serie A, evidenziano come manchi serenità all'interno dell'ambiente. Trasformando Roma-Sampdoria nell'ennesimo, inutile e non richiesto, confronto diretto a titolo personale. Un po' com'era capitato per Fiorentina-Juventus con le accuse di Della Valle alla Fiat e alla società bianconera nei giorni di vigilia, il rifiuto di dare un box isolato allo squalificato Conte, le immagini di un Franchi circondato dalle forze dell'ordine e un Andrea Agnelli scortato come dovesse subire qualche attentato. Grazie alla maturità e al giudizio del pubblico fiorentino non è poi accaduto nulla e ci si è fermati ai soliti (a volte anche divertenti) sfottò da stadio.
Roma-Samp, dicevamo, si presenta con le stesse problematiche e con un Ciro Ferrara che attacca Zeman:
In passato alcune dichiarazioni hanno leso l'immagine non solo del sottoscritto ma di una società importante. Non posso accettare niente del genere per me nè per la Juve
Con queste parole, il tecnico blucerchiato ha presentato la ‘sua' partita, ritornando alla ‘farmacia' Juve del 1998 e alle dichiarazioni di Zeman di quel periodo. La risposta del tecnico boemo? Ecola puntuale:
Ferrara? Non devo chiudere niente, i tribunali per 10 anni si sono interessati a quei problemi. Non sono fatti miei. Basta? Avanza…
Tutto finito li? Purtroppo lo sapremo solamente dopo il 90′ sperando che si ripeta lo spettacolo sportivo di Fiorentina-Juventus e nulla più, anche perchè lo stesso Zeman aveva perso il suo tradizionale aplombe porprio qualche giorno prima, sparandola grossa (per poi malamente rettificare) sul presidente FIGC Giancarlo Abete, sulle società quotate in borsa e su qualche presidente in particolare (come Moratti). Eccole le esternazioni del boemo:
Abete non è nemico mio. E' nemico del calcio. Dopo tutti gli scandali c'è stato qualche miglioramento, ma temo che sia più per paura di essere scoperti che per convinzione. Servono più esempi positivi. Le società? Non dovrebbero essere quotate in Borsa. I risultati mi danno ragione. Il calcio deve stare fuori dalla finanza e dalla politica. E poi c'è chi su di me [il prwsidente Moratti, ndr] ha speso molte parole. Ma poi bisogna vedere se ci sono le condizioni per lavorare bene. E non parlo di giocatori da acquistare…"
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- Mourinho e Mancini sorridenti, ma già fortemente con i nervi tesi in questo scorcio di stagione
A nervi scoperti 4: Mourinho e Mancini – Uno Zeman polemico e fuori controllo non si era mai visto fino ad ora ed è il prodotto attuale di un calcio oramai sull'orlo di una crisi di nervi. Non solamente in Italia.
A dirla tutta, basta guardare anche nella vicina Spagna, dove davanti al mal di pancia di Cristisano Ronaldo e ai balbettii del Real Madrid, anche Jose Mourinho è esploso attaccando tutto e tutti, dai propri giocatori ad un sistema che non gli permette di gestire le potenzialità della squadra madridista, alla stampa. E oltremanica? Un'altra vecchia nostra conoscenza ha proprio in queste ore fatto vedere i nervi scoperti: Roberto Mancini. Il tecnico jesino è sempre stata una persona senza troppi peli sulla lingua e ultimamente sta portando una polemica sterile con il suo collega Arsene wenger, anch'egli reo di istigare inutili diatribe su temi altrettanto insignificanti.
Questa volta è stato il momento del tecnico del Manchester City a criticare il collega, reo di lamentarsi con troppa frequenza per la disparità economica fra il suo Arsenal ed i Citizens: "Tante squadre, così anche l'Arsenal in passato, hanno speso tanti soldi per grandi giocatori, questo è normale. È una situazione che si ripete sempre, tutti gli allenatori vogliono parlare di soldi, ma è chiaro che anche noi abbiamo solo 11 giocatori sul campo, come tutti gli altri.
Ogni squadra contro cui giochiamo ha ottimi giocatori, che sia l'Arsenal o il Chelsea, quindi non capisco perché Wenger debba parlare sempre e solo di soldi".
Dichiarazioni che lasciano spazio ad una replica che non mancherà ad arrivare.
E intanto si gioca, ogni tre giorni, tra coppe e campionati. C'è chi vince e c'è chi perde, ma questo non sembra interessare più di tanto a nessuno. Se non ai veri tifosi.