E’ Maurizio Sarri il tecnico rivelazione della Serie A
Maurizio Sarri, ex impiegato di banca, oggi è tra i migliori allenatori dell'ultima Serie A, alla guida del suo Empoli che non solo si è guadagnato una tranquilla salvezza ma ha anche presentato una squadra dal bel gioco e capace di togliersi soddisfazioni importanti fermando le big e dando una propria fisonomia ad un club provinciale e neo promosso. Che gli son valsi prima il rinnovo fino al 2017 poi i complimenti e la stima degli addetti ai lavori e ad un mercato prossimo venturo che potrebbe vederlo tra i protagonisti nel giro di panchine di Serie A.
I top in panchina
La sorpresa di Sarri – Dopo Spalletti, Baldini e Cagni ora ad Empoli ecco l'esplosione di Maurizio Sarri, ex bancario del Monte dei Paschi, oggi gran maestro che ha saputo valorizzare il patrimonio tecnico dei toscani, facendo crescere i giovani, dando uno stile di gioco riconosciuto da tutti e soprattutto mostrando come senza o quasi budget plurimilionari si possa gestire una stagione in massima serie senza grandi affanni. Tanto che l'Empoli oggi non vuol farsi sfuggire un valido tecnico che anche in serie A fa giocare le sue squadre a memoria e che sa preservare il vivaio lanciando nel calcio dei grandi giovani talenti: da Regini a Saponara, da Rugani a Pucciarelli, e poi Verdi, Mchedlidze, Tonelli e Laurini.
Il riscatto di Allegri – Dietro all'allenatore dell'Empoli, piazza d'onore a Max Allegri le cui qualità non sono una novità ma che dopo l'addio tra polemiche dal Milan e il suo arrivo alla Juventus con le proteste dei tifosi era chiamato al riscatto. Che è arrivato, con gli interessi. Visto che questa Juventus ha già fatto dimenticare quella di Conte che sembrava inarrivabile: come accadde a Marcello Lippi, al debutto in bianconero, ha vinto Coppa Italia e Scudetto ed è arrivato in finale di Champions League. Cambiando mentalità e approccio non certo il gruppo fondato dall'attuale CT azzurro. Segno che migliorare si può e sempre e che Allegri è di sicuro tecnico di prima fascia che fa parlare più i risultati di tutto il resto.
L'exploit di Pioli – Terzo gradino, Stefano Pioli. Quando Lotito lo scelse pochissimi avrebbero scommesso sull'arrivo indenne del tecnico a fine stagione sulla panchina della Lazio. E invece c'è arrivato e da protagonista. In campionato costruendo un gruppo con le difficoltà dell'inizio e una partenza difficile, corroborata cammin facendo da una presa di coscienza delle proprie qualità che ha portato i biancocelesti a volare in alto. Una finale di Coppa Italia e in campionato una sfida per l'accesso alla Champions League risolta all'ultima giornata. Ma soprattutto una serie di giocatori arrivati in silenzio e oggi stimati professionisti cercati da più parti: De Vrij, Cataldi, Felipe Anderson, Keita, Djordjevic. Qualità, gioventù e prospettive.
I flop in panchina
Stramaccioni – Non solo gioie, ovviamente ma anche amarezze feroci. Flop in panchina che portano ad esempio il nome e il volto di Andrea Stramaccioni, approdato all'Udinese con una voglia di riscatto assoluta. L'ultimo suo ricordo in serie A era stata la stagione pre Mazzarri, scelto prima da Moratti come tecnico rivelazione giusto per il rilancio e poi pian piano abbandonato strada facendo quasi come capro espiatorio. A Udine ha fallito il rilancio: solo la filosofia della famiglia Pozzo lo ha preservato dall'esonero, ma la delusione di vedere l'Udinese nell'anonimato della metà classifica è enorme.
Mancini e Inzaghi – Così come il vortice che ha coinvolto Mancini e Inzaghi, uniti da un atroce destino che li condanna fuori dall'Europa. Per motivi diversi ma con lo stesso finale apocalittico. Il tecnico del pre triplete nerazzurro ha avuto una media peggiore anche del suo predecessore Mazzarri, incapace di dare una continuità di gioco e risultati alla squadra ma guadagnandosi la stima e la riconferma del club. L'ex SuperPippo d'area di rigore ha vissuto il suo debutto nel modo peggiore: mi convincendo, sempre sul filo del burrone e dell'esonero che arriverà puntualmente a fine stagione. Relegando il Milan senza gioco, senza idee e senza un progetto al ruolo di comprimario.
Benitez e Garcia – Flop anche a Roma e a Napoli. Vero, Rafa Benitez il suo trofeo lo ha alzato ed è la Supercoppa contro la Juventus. Ma De Laurentiis lo aveva voluto per il salto internazionale definitivo, per portare il ‘marchio' Napoli in giro per l'Europa e per il Mondo. Fallimento totale con una squadra votata sempre alla rincorsa disperata in campionato, in eterna alternanza tra prestazioni di qualità e scivoloni imbarazzanti. Incapace di arrivare fino in fondo in Europa League, eliminata in semifinale dal Dnipro, ultimo neo che ha definitivamente chiuso il rapporto tra tecnico e società. E così anche per Garcia che non rischia l'esonero ma ha traghettato la Roma con affanno. La chiesa si è spostata ripetutamente e quasi mai è rimasta al centro del villaggio. Dal giorno in cui ha declamato di avere una squadra da scudetto, è scivolato nella mischia della qualificazione in Champions lasciando già a gennaio lo scudetto alla Juventus. Troppo poco per dire di aver fatto il salto di qualità.