Dzeko e i rigori alle stelle. Cinque penalty da dimenticare nella storia del calcio
Francesco De Gregori, in uno dei suoi tanti capolavori “La leva calcistica del ‘68”, cantava: “Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia”. Eppure, nonostante queste parole restino brillantemente lucide, magiche e per certi versi affascinanti, molti calciatori hanno interiorizzato un po’ troppo questa canzone considerati i tanti, tantissimi rigori malamente sbagliati negli ultimi anni. Basti, senza andare troppo in là col tempo, pensare al tiro dal dischetto di ieri di Dzeko che, forse per troppa irruenza o per convinzione, è finito in curva. In questo contemporaneo “penalty horror show”, parliamo dei cinque tiri dagli 11 metri più brutti della storia del calcio.
Euro Beckham, penalty alle stelle
24 giugno 2004, allo stadio Da Luz di Lisbona si affrontano per il match valevole per i Quarti di finale del campionato europeo Portogallo e Inghilterra. La partita è sentitissima, combattuta, sporca, in equilibrio, bella e piacevole. I 120 minuti precedenti nonostante le reti di Owen, Postiga, Rui Costa e Lampard, non bastano per decidere la semifinalista, servono i rigori. Così, dagli 11 metri, l’Inghilterra pensa di dormire sonni tranquilli col suo golden boy David Beckham che, con la sua maestria sui calci piazzati, si prende il primo rigore della serie.
Il capitano numero 7 dei britannici però calcia di potenza, di collo esterno (così come accaduto nelle qualificazioni con la Turchia) ma la sfera invece di morire in fondo al sacco termina in curva fra la gioia e l’ilarità dei portoghesi che, al termine lotteria dei rigori, si prenderanno il pass per le semifinali.
Costacurta e la “zappata” Intercontinentale
Finale di Coppa Intercontinentale 2003, di fronte a Yokohama si sfidano due delle compagini più forti e famose di tutti i tempi: Milan e Boca Juniors. Dopo i tempi regolamentari terminati 1-1 con reti di Donnet prima e Tomasson poi ed i supplementari, all’International Stadium vanno in scena i rigori.
Pirlo sbaglia il primo, Seedorf il secondo e, quando le sorti dei rossoneri sono affidati ai piedi del leggendario difensore italiano Costacurta, il fiato resta sospeso. Il calciatore prende la rincorsa, parte ma, prima di colpire la sfera, “zappa” (come si dice in gergo) il terreno facendo scoccare un tiro debole e centrale, Abbondanzieri ringrazia, Cascini sentenzia: coppa al Boca di Carlos Bianchi.
Una Champions sulla coscienza, il fardello di John Terry
John Terry ha 28 anni ed il suo Chelsea, dopo 5 anni di presidenza Abramovich, è pronto ad alzare un trofeo internazionale. Il palcoscenico nel quale trovare questa “prima” assoluta sono i calci di rigore della finale di Mosca edizione 2007/08 della Champions League, a contendersi il trofeo, Manchester United ed i Blues di Avraham Grant (subentrato allo Special One Mourinho).
Cristiano Ronaldo sbaglia, il Chelsea è impeccabile, Terry calcia per il titolo, la gloria, la storia: parte scivola, sfiora il palo esterno e regala, anche dal punto di vista psicologico, il trofeo ai Red Devils che, con Nani, Anderson e Giggs porteranno a Old Trafford la "Coppa dalle grandi orecchie".
Lo speciale “triplete” di Martin Palermo
Ad entrare in questa tutt’altro che invidiabile rassegna è anche l’ex attaccante del Boca Juniors Martin Palermo. Il miglior marcatore di tutti i tempi con la maglia Xeneize però, non appartiene a questa graduatoria tanto o solo per la bruttezza di un penalty calciato ma, addirittura, per la quantità di rigori sbagliati nella stessa partita.
Nel girone C della Copa America 1999, infatti, durante un Argentina-Colombia terminata 0-3 per la selezione Cafetera, il numero 9 albiceleste diede il peggio di sé dal dischetto con una prima conclusione sulla traversa, una seconda alta ed una terza parata dal portiere Calero. Insomma, un autentico nonché poco invidiabile record.
“Alto, il Mondiale lo vince il Brasile”. L’errore fatale di Baggio
Il mondiale è quello del 1994 e l’Italia di Sacchi che non doveva proprio esserci quel 17 luglio a Pasadena, se la gioca con i campionissimi del Brasile. Trasportata in finale proprio dal “Divin Codino”, la Nazionale allo stremo delle forze, falcidiata dagli infortuni a Baresi, Albertini, Dino e Roberto Baggio trascina la Seleçao ai rigori.
Dopo l’errore di Massaro proprio il Pallone d’Oro ha la palla per far proseguire la contesa ma, “la mano di Ayrton Senna” (spiegazione soprannaturale data all’errore del talento italiano), alza la sfera sopra la trasversale difesa da Taffarel, rigore fallito, Baggio in ginocchio e Brasile campione del mondo.