Dybala: “A Palermo Gattuso mi picchiava così capivo come saltare un avversario”

Fenomeno Dybala. La ‘Joya', che ha capitalizzato e trasformato in oro la pesante eredità lasciata da Tevez, è il volto della Juventus bella e vincente, proiettata verso il futuro. In calce al quinto scudetto c'è anche la firma dell'italo-argentino svezzato a Palermo e poi ‘divenuto uomo' a Torino: dalla Serie A alla Champions, il sogno del bravo ragazzo è appena iniziato. Ventitre gol (di cui 19 in campionato) alla prima stagione in bianconero, prodezze balistiche, disciplina tattica e capacità di adattarsi subito alla mentalità da top club hanno scandito l'annata straordinaria dell'attaccante. Se n'è accordo anche il ct della Selecciòn, ‘Tata' Martino, che lo ha voluto in Nazionale: "Quando mi chiamò – ha ammesso in un'intervista al El Pais – mi sudavano le mani".
Una ‘testa da vecchio su un corpo giovane'. Alla prova del rettangolo verde Dybala ha mostrato un'esperienza superiore alla sua carriera. Ha avuto buoni maestri, a cominciare da Gattuso che ai tempi dei rosanero per mostrargli il modo giusto di saltare un avversario usava metodi molto espliciti…
Mi ha insegnato come posizionarmi e in allenamento ricordo che ogni volta mi colpiva duro per farmi capire dove dovevo mettermi, qual era il modo giusto per saltare l'avversario diretto. Ma ho imparato molto anche da Vazquez, osservando campioni come Riquelme, Ronaldinho e Messi.
La vita non è stata tutta una Joya. La morte del padre fa parte del bagaglio di calciatore che ha imparato a reggere agli urti della vita.
Il calcio mi ha aiutato tanto – ha aggiunto l'ex rosanero -, sono diventato un giocatore anche perché si avverasse il suo sogno di vedermi su un campo di calcio. Papà mi ha insegnato a lottare e non arrendermi mai.
