Come e dove vedremo il calcio in Tv. E quanto ci costerà? Cosa cambia con MediaPro
La rivoluzione non si farà. Almeno per ora. La Serie A ha ceduto i diritti di trasmissione per il triennio 2018-2021 agli spagnoli di Mediapro, che produce e trasmette le partite della Liga spagnola attraverso i canali BeIn Liga e GolTV e la Champions League con BeIn Sports España, partecipata al 50% con i qatarioti proprietari della holding. Il progetto di creare un canale tematico, con le gare di A e B e un palinsesto attivo 7 giorni su 7, da cedere alle varie piattaforme (quel che oggi accade con Eurosport), per cui Sky aveva già minacciato diffide, non partirà.
Niente canale della Lega
"C’è stata confusione: loro hanno partecipato al bando da intermediari, che li autorizza solo a fare pezzi di palinsesto e confezionare prodotti da rivendere", ha spiegato a Repubblica l’ad di Infront Italy, Luigi De Siervo. L'Antitrust ha ora 45 giorni di tempo per dare il proprio parere sull’esito della gara. In caso di approvazione Mediapro, che ha aperto una sede a Milano, avrà due settimane di tempo per presentare le garanzie bancarie. Se per qualche ragione, sottolinea De Siervo, l'assegnazione fosse bloccata, i diritti tornerebbero in possesso alla Lega e all'advisor Infront che a quel punto potrebbero anche decidere di dare continuità al progetto del canale della Serie A. Un esperimento già tentato senza troppo successo nel 2003-2004 con Gioco Calcio, che aveva acquisito i diritti delle partite in casa di Atalanta, Brescia, Chievo, Empoli Modena, Perugia. Costava all'utente 30 euro al mese, durò pochi mesi.
Sky e Mediaset che faranno?
Con questo bando, la Lega sottolinea il valore della concorrenza fra le diverse piattaforme anche se in Italia chi ha cercato di entrare nel mercato dei diritti tv della Serie A senza avere le spalle larghe, come Gioco Calcio o Dahlia Tv, hanno finito per chiudere. Anche Mediaset e Sky non se la passano troppo bene. La pay tv di Murdoch rimane sotto i 5 milioni di abbonati, Mediaset ha accumulato perdite per oltre 200 milioni fra il 2011 e il 2015, zavorrata dalla pay tv e dall'acquisto dei diritti soprattutto della Champions League che non hanno portato a un aumento di abbonati sufficiente per il pareggio di bilancio.
Sembra impossibile, comunque, pensare che soprattutto Sky rinunci alla Serie A, a un contenuto "core" che caratterizza l'identità della pay-tv e soprattutto la leva principale che muove gli abbonamenti. Mediaset in un primo momento sembrava intenzionata ad abbandonare il calcio per alleggerire i bilanci, ma l'acquisto dei diritti in chiaro dei Mondiali e la possibilità di trattare con un intermediario, con un presumibile abbattimento dei costi, lasciano pensare a un cambio di rotta.
La Serie A su Internet? Il futuro è adesso
Mediapro ha acquisito i diritti come intermediario indipendente. Quindi ha la facoltà di trattare con i canali attivi sulle varie piattaforme e fornire l'accesso ai contenuti in base a un tariffario, dettagliato nel bando, ma non di fissare i prezzi dei pacchetti per l'utente finale.
"Per noi la cosa più importante è il tifoso e l’abbonato. Noi vogliano dare tutte le possibilità a chi si abbona di vedere tutta la serie A. Si vedrà su tutte le piattaforme possibili, in tutte le forme di distribuzione possibili" spiega Mediapro. Quindi non è affatto escluso che la Serie A dall'anno prossimo si possa vedere anche in streaming, attraverso Perform o Amazon, che si sta lanciando con Prime Video nel settore dei contenuti multimediali con la trasmissione di film e serie Tv ed è in corsa per i diritti della Liga.
Facebook, dopo il successo dell'esperimento della trasmissione in diretta di un match di Lega Pro il 22 dicembre, potrebbe proseguire sulla strada già avviata in America dove trasmette da quest'anno in partnership con Fox due partite di ogni turno dei gironi, quattro ottavi e quattro quarti di Champions League. Twitter negli Usa è entrata nel ricchissimo mercato dei diritti del football NFL, che valgono 7,5 miliardi di dollari, quatro volte più della Champions League, ma la crisi della società e la chiusura della sede italiana fanno pensare che difficilmente vedremo la Serie A su Twitter.
Il calcio costerà di meno
"Questo è un unico prodotto, vogliamo venderlo con la miglior qualità possibile al prezzo giusto" ha spiegato il presidente Jaume Roures. Agli spagnoli interessa che il prodotto Serie A sia veicolato su più piattaforme possibili. Resta da capire se si manterrà il modello attuale, che non si è rivelato profittevole, o si seguirà l'esempio che ha fatto elevare il prestigio anche economico della Premier League, della Liga, della Bundesliga. All’estero ogni partita è trasmessa da un solo editore. In Italia, invece, solo il 34% dei match è in esclusiva, e di queste molte non vedono in campo le grandi squadre. E questo, spiegava Augusto Preta, direttore di It Media Consulting, a Business Insider, è “un fattore che dal lato dell’acquirente riduce gli incentivi ad offrire cifre più consistenti". Per cui oggi l'utente paga molto, ma i broadcaster ottengono ritorni inferiori alle attese.
La moltiplicazione delle piattaforme, comunque, dal punto di vista dell'utente è sempre un elemento positivo. L'aumento della concorrenza, infatti, è destinato a far scendere i prezzi degli abbonamenti e a permettere allo spettatore più possibilità di scelta. Il costo medio, dunque, sarà tendenzialmente più basso , a vantaggio del prodotto calcio e di tutti i soggetti coinvolti.