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Dov’è finito il “vero” Brasile?

Il Brasile esce in malo modo dalla Copa America del Centenario: le scelte sbagliate nelle convocazioni e la poca qualità degli interpreti hanno portato la Seleçao a toccare uno dei punti più bassi della sua storia. È possibile che questa ultima generazione sia davvero così avara di talenti?
A cura di Vito Lamorte
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Quella di stasera è un'altra pagina triste della storia del calcio brasiliano. L'eliminazione dalla Copa America per mano (nel vero senso della parola) del Perù è solo l'ultima disfatta di quella che una volta era considerata la patria del calcio. Una decadenza che si sta consumando dal Mondiale del 2010 in Sudafrica quando proprio lo stesso Dunga sedeva in panchina: dall'eliminazione con l'Olanda all'esclusione ai gironi nella Copa America del Centenario il Brasile ha perso tutto il fascino e quell'alone di grandezza che lo ha sempre accompagnato nella sua storia. Il ‘futbol bailado' delle nazionali meravigliose che si sono succedute fino al 2002 è totalmente cancellato. Questa nazionale è stata eliminata in successione da tutti i tornei a cui ha partecipato con interpreti e allenatori diversi. Le scelte nelle convocazioni hanno sempre fatto discutere ma per questa edizione della Copa America probabilmente è stato toccato il fondo.

Nel 2010 la nazionale carioca esce dal Mondiale sudafricano per mano dell'Olanda ai quarti di finale con una squadra mediocre e Dunga si dimette subito dopo l'eliminazione. Nel 2011 arriva l'esclusione in Copa America per mano dell'Uruguay ai rigori. Il commissario tecnico è Mano Menezes. Nel 2014 c'è il Mondiale di casa e il Brasile è super favorito ma il Mineirazo è ancora nelle menti di tutti i tifosi verdeoro e non: una sonora lezione di calcio da parte dei tedeschi che è ormai una pagina della storia del calcio. Infine arriva l'eliminazione di stasera: una squadra motivata ma priva di qualità e di punti di riferimento. Le scelte effettuate in vista delle Olimpiadi si sono rivelate un vero e proprio boomerang.

L'episodio che ha deciso la gara contro il Perù è sotto gli occhi di tutti, come dice lo stesso Dunga, ma bisogna anche dire che a questa nazionale è mancato un vero leader in grado di trascinarla, è apparsa evidente la mancanza di qualità, soprattutto nella linea mediana, e di un attaccante capace di trovare la porta con facilità.

Il gol di mano di Ruidiaz che ha condannato il Brasile
Il gol di mano di Ruidiaz che ha condannato il Brasile

Quando si pensa alla nazionale brasiliana si pensa a due undici che vanno letti tutti d'un fiato e che facevano venire i brividi solo a leggere i nomi: Felix, Carlos Alberto, Everaldo, Clodoaldo, Piazza, Brito, Jairzinho, Gerson, Tostão, Pelé, Rivelino oppure Valdir Peres, Leandro, Junior, Cerezo, Oscar, Luisinho, Socrates, Falcao, Serginho, Zico e Eder. Non di certo il pensiero va a Renato Augusto, Elias, Lucas Lima, Alisson, Gil & Co. Siamo su due mondi diversi. Questi ragazzi di oggi non si possono avvicinare nemmeno a gente che ha portato a casa la quinta Coppa del Mondo come Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho, Cafù e Roberto Carlos. È una questione di qualità.

Siamo sicuri che il Brasile sia davvero questo? Io non ci credo o forse non ci voglio credere. Una selezione senza uno straccio di idea di gioco e con poca, pochissima qualità. Potrebbe esser il momento per dare un'inversione a questa tendenza iniziata nel 2010 che ha portato a questo punto. Dunga era arrivato per correggere gli errori di Scolari che doveva farlo a sua volta con quelli di Mano Menezes che avrebbe dovuto fare lo stesso con il suo predecessore, ovvero Dunga. Basterebbe ripartire dal futbol, quello  ha portato i brasiliani ad essere "Pentacampeão". Una volta si diceva Brasile e si pensava al calcio. È ancora così? È possibile che quest'ultima generazione sia davvero così avara di talenti?

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